Torna alla mente una bellissima canzone, di un bellissimo album, di Roger Waters: Amused to Death. L’umanità che si estingue – nel disco dell’ex Pink Floyd davanti al televisore – e gli alieni che studiano i resti dei corpi per comprendere esattamente cos’è successo. La notizia è che un team di ricercatori ha inciso l’intero genoma umano su un cristallo di memoria 5D a lunga durata, garantendo la sopravvivenza di queste informazioni per miliardi di anni.
Una tecnologia che, in caso di estinzione umana, potrebbe un giorno fornire i dati genetici necessari per ricreare l’umanità. Speriamo di non averne mai bisogno.
Un cristallo per conservare il genoma umano
Gli scienziati dell’Università di Southampton, guidati dal professor Peter Kazansky, hanno utilizzato una tecnica innovativa per codificare il DNA umano in un cristallo di memoria.
Questo supporto, realizzato in silice nanostrutturata, offre una capacità di memoria da 360 terabyte e può resistere a temperature estreme e radiazioni cosmiche. Il progetto si ispira ai celebri dischi d’oro inviati nello spazio con le sonde Voyager, ma punta a garantire che i dati genetici dell’umanità possano essere ritrovati (e utilizzati) in futuro.
Il supporto in questione è chiamato cristallo di memoria 5D. Quest’ultimo è stato sviluppato nel 2014 e rappresenta uno dei supporti di archiviazione più resistenti mai creati (si, anche più dell’indistruttibile Nokia 3310).
In condizioni normali, il cristallo 5D potrebbe rimanere integro per 300 quintilioni di anni. Abbiamo provato a convertire i quintilioni in secondi, e ci è esplosa la calcolatrice cosmica. In caso di condizioni estreme – ad esempio se esposto a 190 gradi centigradi (o Celsius) – il cristallo manterrebbe i dati per 13,8 miliardi di anni (un periodo equivalente all’età stessa dell’universo).
Questa incredibile longevità lo rende ideale per conservare informazioni fondamentali come appunto il genoma umano.
Ma non è finita qui: il cristallo contiene anche una chiave visiva che potrebbe aiutare future civiltà o entità intelligenti a interpretare le informazioni. Una sorta di dizionario genetico, insomma. Sono state incluse illustrazioni di esseri umani e degli elementi chimici fondamentali, insieme alla celebre struttura elicoidale del DNA (nel caso in cui gli alieni non avessero studiato biologia alle medie). Queste informazioni potrebbero facilitare la ricreazione sintetica di esseri umani e di altri organismi complessi.
Perchè 5D?
La codifica del genoma umano è stata realizzata utilizzando un laser ultra-rapido. A differenza dei tradizionali supporti bidimensionali (si pensi ad esempio ai nastri magnetici), i ricercatori hanno impiegato un sistema di scrittura in cinque dimensioni. Ecco quindi spiegato perchè il cristallo è chiamato 5D. Due di queste dimensioni sono ottiche, mentre le altre tre sono coordinate spaziali.
Questo metodo innovativo offre una precisione senza precedenti, trasferendo le informazioni all’interno di minuscoli solchi (larghi solo 20 nanometri) in un disco di silice della dimensione di una monetina. Esatto, avete letto bene: l’intero genoma umano in una moneta. Niente battute sul fatto che è una moneta dal valore inestimabile, please.
Ci aspetta un futuro di biologia sintetica? Si, se vogliamo ricreare la specie
Sebbene la tecnologia attuale non sia ancora in grado di ricreare la vita a partire da un supporto come questo, gli scienziati intravedono possibilità future.
Peter Kazansky ha ricordato i progressi nella biologia sintetica, come la creazione di batteri sintetici nel 2010. Questo cristallo potrebbe quindi rappresentare una risorsa fondamentale per future scoperte scientifiche, consentendo, in teoria, di ripristinare organismi complessi partendo dalle informazioni genetiche conservate.
Dai dischi d’oro del Voyager a Memory of Mankind: l’intero genoma umano entra in una tasca (aliena)
Il cristallo 5D contenente il genoma umano è attualmente conservato nell’archivio Memory of Mankind, situato nella miniera di sale di Hallstatt, la miniera di sale più antica del mondo, in Austria. Questo progetto funge da vera e propria capsula del tempo, progettata per preservare la conoscenza umana per il futuro.
Il progetto Memory of Mankind è una sorta di discendente diretto dei già citati dischi d’oro del progetto Voyager. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, il progetto Voyager Golden Record è un’iniziativa lanciata nel 1977 nell’ambito delle missioni spaziali Voyager della NASA. Consiste in due dischi d’oro posti a bordo delle sonde Voyager 1 e Voyager 2, contenenti suoni, immagini e messaggi scelti per rappresentare la diversità della vita e della cultura sulla Terra.
Questi dischi fungono da “capsule del tempo” interstellari, destinate a eventuali civiltà extraterrestri che potrebbero incontrare le sonde durante il loro viaggio al di fuori del sistema solare. I dischi includono saluti in 155 diverse lingue, suoni naturali e musica proveniente da varie culture. Il messaggio in inglese, ad esempio, recita(va) “Hello from the children of planet Earth”.
Interessante era anche l’idea di includere musica! Sui dischi d’oro sono infatti presenti registrazioni provenienti da diversi Paesi, evidenziando anche le diverse culture del Pianeta. La Germania ha scelto Bach mentre gli Stati Uniti hanno optato per Johnny B. Goode di Chuck Berry. Chissà se c’era anche l’introduzione di Marty McFly che dice “questo è un pezzo un po’ vecchio..beh è un po’ vecchio dalle mie parti”.
Ad ogni modo la codifica del genoma umano su un supporto tanto resistente rappresenta un passo importante per la conservazione della nostra specie. Sebbene le tecnologie per ricreare la vita a partire da un archivio del genere siano ancora lontane, le potenzialità offerte da questo cristallo aprono nuove strade per la scienza del futuro. Se un giorno fosse necessario, il cristallo potrebbe essere utilizzato per ripristinare le informazioni genetiche dell’umanità. Speriamo di non averne mai bisogno.
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