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“Come parlare con chi nega la scienza”: un resoconto del negazionismo scientifico e di come possiamo combatterlo

Abbiamo letto il libro di Lee McIntyre

Non sappiamo voi, cari lettori. Ma noi, che ci occupiamo settimanalmente di proporvi una fake news, avremmo tanta voglia di capire perché.

Non perché le bufale e i complottismi vengono creati: i motivi sono sempre evidenti. Si va dal tentativo di gettare discredito su una fazione politica a quello di destabilizzare le certezze degli utenti della rete, eccetera. No: vorremmo capire perché certe idee balzane, spesso illogiche ancor prima che antiscientifiche, facciano presa sulle persone. Sino ad arrivare alla domanda: ma a certe teorie si crede davvero, o l’autentico bisogno è un altro?

Finalmente c’è chi ha provato a rispondere per noi a queste domande. È Lee McIntyre, che ha scritto Come parlare con chi nega la scienza, pubblicato in Italia da FrancoAngeli (ottobre 2023, traduzione e prefazione di Antonio Disi, con una presentazione di Antonio D’Aloia).

come parlare con chi nega la scienza

L’autore

Come sempre, partiamo da una nota sull’autore.

Lee McIntyre svolge attività di ricerca presso il Center for Philosophy and History of Science alla Boston University. Ha pubblicato con MIT Press Dark Ages: The Case for a Science of Human Behavior (2009), The Scientific Attitude: Defending Science from Denial, Fraud and Pseudoscience (2020) e Post-Truth (uscito in Italia col titolo di Post-verità, Utet Università, 2019).

Il libro

Come parlare con chi nega la scienza ha per sottotitolo Conversazioni con terrapiattisti, negazionisti del clima, del Covid e con chiunque sfidi la Ragione.

Anche in questo caso, titolo e sottotitolo dell’opera dicono già molto del suo contenuto. È vero, ci sembra che i vari complottisti neghino la ragione, eppure l’unico atteggiamento possibile per riportarli sul terreno della razionalità è parlare con loro, anzi: trovare il modo giusto per farlo.

Il libro si apre con una tragicomica avventura dell’autore, presente a un raduno di terrapiattisti, la Flat Earth International Conference del 2018.

Tragicomica non solo per le teorie strampalate che Lee McIntyre ha ascoltato. Ma anche perché i suoi tentativi di intaccare le convinzioni dei presenti non hanno dato i frutti sperati. Perché? Perché l’autore non aveva analizzato a fondo le modalità argomentative dei complottisti, né la loro psicologia.

I cinque feticci dei complottisti

In Come parlare con chi nega la scienza l’autore enumera, prendendoli da studi preesistenti, i cinque cardini dei complottisti (chiamiamo così, per semplicità, chiunque assuma posizioni palesemente antiscientifiche).

Il primo cardine è il cherry-picking (ossia l’ignorare le tesi critiche verso la propria teoria e il contemplare solo quelle favorevoli). Poi ci sono la fiducia nelle teorie del complotto, quella nei falsi esperti e il ragionamento illogico. Ultimo cardine, la presunta perfezione della scienza. I complottisti, cioè, attaccano la scienza ogni volta che questa sembrerebbe cadere in contraddizione, ignorando (o fingendo di ignorare) che se la scienza evolve è proprio perché una teoria ne modifica o confuta una precedente.

La psicologia dei complottisti

Il nodo fondamentale del ragionamento non sta però nel conoscere le modalità argomentative dei complottisti, quanto nel comprendere la loro psicologia.

Una volta rincasato dal convegno dei terrapiattisti, l’autore capisce cosa davvero li accomuna. Scrive McIntyre: “Sono arrivato alla conclusione che, probabilmente, la Terra piatta non fosse in realtà una teoria che qualcuno avrebbe potuto accettare o rifiutare sulla base di prove sperimentali ma, al contrario, il fondamento di un’identità in grado di dare uno scopo alle vite dei propri adepti. È riuscita a creare una comunità, fondata sulla persecuzione dei propri membri e, forse, in grado di spiegare alcuni traumi e difficoltà che i suoi seguaci avrebbero sperimentato nella vita per colpa di gruppi di potere corrotti e complottisti” (p. 62).

Il problema dell’identità

I passaggi più acuti di Come parlare con chi nega la scienza sono quelli in cui l’autore spiega che anche i complottismi offrono la possibilità di riconoscersi in qualcosa, di percepire una propria identità.

Perciò, cercare di convincere i complottisti a modificare le proprie idee è un’azione profonda: si sta chiedendo loro di cambiare identità.

“Temo che questo significhi abbandonare una volta per tutte il modello del deficit d’informazione. Non si può convertire un negazionista della scienza semplicemente colmando le conoscenze che gli mancano. Ancora una volta, questo non significa che i fatti non siano importanti o che le prove siano irrilevanti. Ma è fondamentale come queste vengono presentate. E da chi” (p. 111).

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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