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Dopo la sconfitta con Epic, Google patteggia $700 milioni con l’antitrust USA

Dopo la sconfitta nella causa con Epic Games, Google ha subito un altro colpo: ha patteggiato con le organizzazioni antitrust di tutti e 50 gli Stati Uniti d’America un risarcimento da 700 milioni di dollari e richiesto cambiamenti a Google Play, l’app store di Android. Se già il sistema operativo mobile permette app store alternativi, dovrà semplificarne l’accesso e aggiungere metodi di pagamento alternativi per abbonamenti e app. Ma quale impatto avrà questa decisione sul mondo smartphone?

Google Play, risarcimento da $700 milioni e cambiamenti imposti dal tribunale

Lo scorso 11 dicembre una giuria ha deliberato che Google detiene un monopolio illegale attraverso il suo app store, Google Play, conferendo una vittoria significativa a Epic Games. Tuttavia, Epic Games non è stata l’unica a battersi contro la gigantesca azienda di Mountain View in un caso antitrust.

Nel mese di settembre, i procuratori generali di tutti e 50 gli Stati federati degli Stati Uniti hanno patteggiato con Google, sempre le pratiche riguardo il Google Play store. L’accordo, che si traduce in una somma considerevole di 700 milioni di dollari: una cifra tanto alta che persino a Mountain View fa effetto. Ma comprende anche una serie di modifiche sostanziali riguardo al funzionamento del negozio di applicazioni. Che Google dovrà applicare, tuttavia, solo nel territorio statunitense: non è detto che riguarderanno anche il nostro Paese.

Il fulcro di questa trasformazione risiede nel fatto che Google dovrà ora permettere agli sviluppatori di indirizzare i consumatori al di fuori del Google Play Store per un periodo di diversi anni.

Una multa enorme e cambiamenti in arrivo per Google Play

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Secondo il patteggiamento, Google dovrà versare un totale di 700 milioni di dollari, corrispondenti a circa 21 giorni di profitto dal suo app store, Google Play, come sottolinea The Verge. Di questa somma, 629 milioni di dollari andranno ai consumatori che potrebbero aver pagato prezzi eccessivi per applicazioni o acquisti in-app tramite Google Play, al netto di tasse e spese legali. Invece, 70 milioni di dollari andranno agli Stati federati per l’utilizzo a loro discrezione, mentre un ulteriore milione di dollari sarà dedicato all’amministrazione della liquidazione.

Le modifiche imposte a Google

Oltre al risarcimento, Google ha accettato diversi cambiamenti per Google Play. Un cambiamento fondamentale riguarda l’obbligo imposto a Google di consentire agli sviluppatori di indirizzare i consumatori al di fuori del Google Play Store per un periodo di diversi anni. Nel dettaglio:

  • Google dovrà permettere tecnicamente ad Android di installare app di terze parti su dispositivi mobili tramite metodi diversi da Google Play per 7 anni.
  • Gli sviluppatori avranno la possibilità di offrire un sistema di fatturazione in-app alternativo a Google Play (User Choice Billing) per un periodo di 5 anni.
  • Per 5 anni, Google non potrà costringere gli sviluppatori a offrire tariffe migliori esclusivamente attraverso Google Play e la sua piattaforma di fatturazione.
  • L’azienda non potrà imporre alle società di includere esclusivamente Google Play su telefoni o sulla schermata iniziale per 5 anni.

I cambiamenti riguardano anche l’utilizzo degli avvisi in Android quando si cercano di installare applicazioni al di fuori di Google Play. Come riporta Sean Hollister su The Verge, invece di:

Il tuo telefono e i tuoi dati personali sono più vulnerabili agli attacchi da parte di app sconosciute. Installando app da questa fonte, accetti di essere responsabile per eventuali danni al tuo telefono o perdita di dati che potrebbero derivare dal loro utilizzo“.

Gli utenti Android negli Stati Uniti che cercano di installare applicazioni con store alternativi o tramite file .apk, troveranno un più semplice:

“Il tuo telefono attualmente non è configurato per installare app da questa fonte. Concedere a questa fonte l’autorizzazione per installare app potrebbe mettere a rischio il telefono e i dati”.

Dopo questa multa e il caso Epic, Google Play dovrà cambiare in tutto il mondo?

Un risarcimento da 700 milioni di dollari fa male a qualsiasi società, anche quelle che come Google hanno fatturato 279,8 miliardi di dollari l’anno scorso. Ma resta poco più di un quarto di punto percentuale, Google riuscirà a pagarlo senza correre rischi. Il punto è: che impatto avranno questi cambiamenti al Google Play Store?

Google Anthropic

Gli utenti Android possono già installare app di terze parti nei propri dispositivi attraverso vari metodi. Inoltre, molti degli accordi di Google con sviluppatori, produttori di dispositivi e operatori non richiedevano espressamente l’esclusiva di Google Play su un dispositivo o sulla schermata iniziale. Infatti, molti produttori propongono anche un app store proprietario accanto a Google Play.

Un aspetto cruciale riguarda il programma di User Choice Billing di Google. Ma le informazioni emerse nel caso Epic vs. Google ne ridimensionano la portata. Gli aderenti al programma di User Choice Billing ricevono uno sconto del 4% sulla tariffa di Google quando gli utenti scelgono un sistema di pagamento alternativo. Inoltre, Google potrà continuare a non permettere a servizi come Netflix di indirizzare i propri utenti ai loro siti web per offrire tariffe scontate.

Google ha pubblicato i cambiamenti al Google Play Store sul suo blog ufficiale l’espansione della “Fatturazione scelta dall’utente” dopo il patteggiamento. Gli sviluppatori di giochi negli Stati Uniti potranno partecipare al programma per la prima volta, mentre era già possibile in Corea del Sud e arriverà nel prossimo anno nello Spazio economico europeo.

I cambiamenti quindi non sembrano intaccare il modello di business di Google. Ma forse qualcosa potrebbe cambiare l’8 febbraio, quando arriveranno sia la ratifica di quest’accordo che la decisione del giudice sull’accordo Epic vs Google, che determinerà quali sanzioni subirà il gigante del tech. Vi terremo informati.

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Autore

  • Stefano Regazzi

    Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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