La recensione di Ganryu 2: un titolo classico ma spigoloso

Durante le scorse settimane abbiamo avuto modo di provare a lungo Ganryu 2, un sequel che arriva in leggero ritardo, visto che il titolo originale risale al 1999. Il protagonista, come nel gioco originale, è il personaggio storico di Miyamoto Musashi, ma andiamo a scoprire quali sono le frecce all’arco di questo videogioco nella nostra recensione di Ganryu 2.

Ganryu 2: la nostra recensione

Prima di tutto, che tipo di gioco è Ganryu 2? Si tratta a conti fatti di un action 2D, che strizza l’occhio al genere hack ‘n slash inteso nel senso più puro del termine, dato che è proprio l’azione che la fa da padrona dall’inizio alla fine dell’avventura del buon Miyamoto per il Giappone. La nostra arma principale sarà, come c’era da aspettarsi una katana, ma non solo.

Potremo infatti anche lanciare dei kunai e usare una vasta gamma di abilità speciali non appena i relativi requisiti verranno soddisfatti. Tutta l’offerta ludica del gioco è focalizzata sul suo combat system, che risulta essere anche il punto di forza del gioco, dopo aver capito come funzionano le logiche del combattimento.

Appena dopo qualche minuto di gioco tuttavia ci si rende conto immediatamente di un fattore molto importante e che accompagnerà l’esperienza di Ganryu 2 dall’inizio alla fine: si tratta di un gioco estremamente difficile e poco permissivo per quanto concerne gli errori da parte del giocatore. Il modello è chiaramente quello arcade, cosa che si porta con sé pregi e limiti specifici.

Se da una parte infatti la soddisfazione nel portare a termine una certa parte di livello o nel riuscire finalmente a sconfiggere un dato nemico è tanta, d’altra l’equilibro di gioco è tale da causare spesso e volentieri frustrazione nell’utente; con passaggi che richiedono una precisione millimetrica per poter avanzare nella storia principale.

Un’esperienza altalenante

Ganryu 2 scandisce la sua esperienza di gioco lungo cinque livelli principali, in la progressione avviene in modo lineare con l’unica richiesta di farci strada, nemico dopo nemico, fino al boss finale della zona. Gli avversari che ci troveremo ad affrontare prendono a piene mani dall’immaginario folkloristico giapponese, dai semplici ninja, fino ad arrivare agli Yokai, che ci sono sembrati stilisticamente piuttosto ispirati, anche se semplici nella realizzazione grafica.

Sebbene in generale il level design sia più che sufficiente, abbiamo riscontrato diversi momenti in cui la pixel art calava nettamente di qualità, andando a contrastare nettamente con diversi elementi a schermo realizzati invece fin nei minimi dettagli. Elemento molto poco elegante e che va a minare l’immersione del giocatore nel contesto di gioco.

Un altro difetto è la totale impossibilità di spostare la telecamera per esaminare i dintorni, cosa che crea non pochi problemi quando, per esempio, ci si deve buttare da una sporgenza, dato che spesso e volentieri siamo finiti in testa a dei nemici, prendendo danno senza possibilità d’appello. A questo si va ad aggiungere il fatto che occasionalmente il gioco non registra i nostri input, il che, non stiamo a specificarlo, non è esattamente il top in un titolo così poco permissivo.

Il titolo nel complesso rimane godibile, e come esperienza classica fa il suo dovere senza osare in nessuna direzione specifica. Peccato per questi difetti che vanno a compromettere sensibilmente l’esperienza di gioco in più punti, dato che altrimenti sarebbe stato senz’altro un videogioco molto più divertente e completo.

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