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Le auto elettriche inquinerebbero 1850 volte di più. La bufala della settimana

Uno studio travisato ad arte

La varietà di fake news e complottismi che riempie la rete è ormai incalcolabile. Tra le bufale più curiose, e tutto sommato non troppo frequenti, ci sono quelle che prendono di mira i veicoli elettrici. Che evidentemente saranno il futuro della viabilità, e su cui in effetti ci possono anche essere (almeno per ora) alcuni legittimi dubbi.

Ma contro i quali, immaginiamo a opera di chi è più o meno direttamente coinvolto nell’industria dei veicoli tradizionali, di tanto in tanto circolano notizie del tutto infondate.

Ve ne avevamo riportato una, in questa rubrica, nell’aprile del 2022. Quando si era diffusa la diceria secondo cui i veicoli elettrici sarebbero molto più propensi a prendere fuoco rispetto a quelli a benzina. Bufala sconfessata da diversi report.

Nei giorni scorsi è stata divulgata un’altra ipotetica notizia, secondo cui le auto elettriche inquinano (o meglio inquinerebbero) 1850 volte di più di quelle a benzina. Ma davvero?

uomo in t-shirt bianca legge giornale dal titolo "Fake news" e mostra il pollice verso

Le auto elettriche inquinano 1850 volte di più di quelle a benzina

Il web è in allarme. Sui vari social è stata condivisa la notizia secondo cui le auto elettriche inquinerebbero 1850 volte di più di quelle a benzina.

E per dimostrare che non si tratta di una tesi campata in aria, è stato addirittura fornito il link a uno studio che dimostrerebbe quanto riportato e diffuso. Studio di cui parla, in lingua italiana, il sito Attività solare.

Un account con la stessa denominazione, peraltro, è solertissimo nell’intervenire tra i commenti dei vari post con frasi apocalittiche. Ecco un esempio, in risposta a chi si rammaricava di dover “buttare”, entro il 2035, la propria auto a benzina. “Purtroppo siamo soggetti tutti i giorni a imposizioni a cui non abbiamo mai partecipato e peggio, non siamo d’accordo. Purtroppo temo che la tua richiesta non sarà possibile metterla in atto con un sistema totalitario come quello attuale”.

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L’articolo pubblicato su Attività solare è stato tradotto di sana pianta da uno pubblicato in lingua inglese lo scorso 12 marzo. E nelle prime righe contiene, anzi conterrebbe, il link allo studio citato. Quindi?

Lo studio sbagliato. E travisato

Primo problema. Il link riportato da Attività solare punta a un contenuto inesistente (o rimosso).

Tuttavia non è difficile risalire al report citato, e pubblicato su Emission Analytics. A questo punto, ci si attende uno studio che mostri in modo impietoso gli inquietanti consumi dei veicoli elettrici.

Peccato che lo studio in questione (peraltro non sottoposto a revisione paritaria) parli di altro. E cioè del fatto che una considerevole percentuale delle polveri sottili prodotte dai veicoli non proviene dalla combustione del carburante ma dalla progressiva usura degli pneumatici. A differenza delle emissioni di CO2, di altri gas serra, di ossido di azoto e di monossido di carbonio, prodotti dallo scarico dell’automobile.

E da dove spunta il numero 1850? Secondo la ricerca, la quantità di particolato prodotta dall’usura degli pneumatici è appunto 1850 volte superiore a quella emessa con i gas di scarico.

Le auto elettriche non inquinano di più

Nessun dito puntato, dunque, contro le auto elettriche. Lo studio accenna solo al fatto che mediamente un veicolo elettrico pesa di più, e quindi il consumo degli pneumatici potrebbe essere di poco superiore a quello delle auto a benzina.

Ma nella ricerca leggiamo anche: “Tuttavia è importante dire che un guidatore attento di un veicolo elettrico a batteria, con il vantaggio della frenata rigenerativa, può più che annullare le emissioni di usura degli pneumatici derivanti dal peso aggiuntivo del proprio veicolo, ottenendo un’usura degli pneumatici inferiore rispetto a un veicolo con motore a combustione interna guidato male”.

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Il solito espediente

Chissà quante volte lo abbiamo ripetuto. I dispensatori di bufale sono sfacciati nel non badare alla verosimiglianza di ciò che diffondono.

In questo caso, l’espediente psicologico è palese: si gioca sul fatto che, davanti alla citazione di una ricerca, il lettore medio patisca un senso di soggezione e tenda a fidarsi a priori (se lo dice la scienza…), senza verificare.

Occorre invece essere sempre desti, coraggiosi e consapevoli del fatto che oggi tutti noi abbiamo la possibilità – con pochi clic – di appurare il grado di scientificità di una notizia. L’importante è diffidare sempre del principio di autorità.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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