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Hyundai sta progettando un Cruise Control che imita il tuo stile di guida

La Casa coreana sta sperimentando un nuovo sistema di cruise control adattivo che tramite il machine learning, riproduce il modo di guidare del conducente, diventando meno asettico e più umano

Per molti automobilisti è un fedele amico da svariati anni. Per altri, è ancora un sistema di aiuto alla guida poco noto.
Sta di fatto, però, che il Cruise Control è un sistema ormai radicato nella tradizione automobilistica, partito dall’America e ormai proprio di ogni mercato internazionale.
Con l’introduzione del Cruise Control Adattivo, poi, c’è stato un ulteriore salto in avanti.
Per molti, però, le azioni dell’auto sono un po’ brusche, poco intuitive e naturali.
Una Casa, perciò, sta portando avanti un’innovazione interessante.
Sul suo nuovo Cruise Control, Hyundai infatti punta ad aggiungere una componente di machine learning, per rendere l’auto capace di riprodurre lo stile di guida del proprietario, rendendo l’utilizzo del sistema più intuitivo e “umano“.

Il Cruise Control: cos’è? Dove e quando è nato?

Per chi non lo conoscesse, ecco un breve viaggio nella storia di questo comodissimo sistema di assistenza alla guida.
Di sistemi per limitare e regolare la velocità di un motore senza dover controllare continuamente i comandi ce n’erano anche nei motori industriali, a carbone o a vapore.
L’invenzione del Cruise Control, però, arrivò solo negli anni ’40 del Novecento, inventato da Ralph Teetor.

Sulla sinistra, l’inventore del Cruise Control Ralph Teetor

L’inventore americano aveva, però, una caratteristica piuttosto sorprendente, considerando la sua invenzione: era cieco.
Come ha potuto un uomo che non aveva la possibilità di guidare ad inventare questo sistema?
Proprio per questa sua condizione, doveva avvalersi di un autista, che aveva però un brutto difetto.
Quando parlava con Teetor, l’autista rallentava, mentre quando ascoltava il suo passeggero ricominciava ad accelerare.
Questo stile di guida a scatti era motivo di grande fastidio per Teetor, che però, al posto di licenziarlo, prese l’iniziativa di inventare un sistema che potesse mantenere l’acceleratore premuto (tramite ovviamente l’ok del guidatore) e quindi una velocità costante.

Il meccanismo di funzionamento si basava su un motorino elettrico collegato ad una vitbe attorno alla quale si arrotolava il cavo dell’acceleratore.
Questa vite era bi-direzionale, così da poter accelerare e decelerare, e scollegabile dal motorino elettrico, così da poter utilizzare l’auto anche senza il sistema attivo.
A seconda dell’impostazione scelta dal guidatore, la vite tendeva il cavo dell’acceleratore, riuscendo a mantenere la velocità costante senza che il conducente dovesse fare nulla.

Il primo nome del sistema fu Speedostat, e dopo il primo brevetto del 1948 ci vollero altri 10 anni di studi e affinamenti per vederlo finalmente montato su un’auto.
Nel 1958, infatti, fu la Imperial, il modello del brand di lusso della casa americana Chrysler, a montare per prima l'”Auto-Pilot“, primo nome commerciale del sistema.
Pochi anni dopo, la stessa Chrysler rinominò il sistema, dandogli il nome che tutti noi oggi conosciamo: Cruise Control, in italiano Controllo (della velocità di) Crociera.

Invece quello adattivo? Che cos’è?

Dal 1948 il Cruise Control ha fatto passi da gigante.
Da controllo elettromeccanico come era in origine diventò col tempo parte integrante della centralina di controllo motore, la quale, se inserito, limitava esattamente la quantità di benzina e aria da iniettare per mantenere la velocità desiderata.

Negli anni ’90, però, c’è stata una svolta.
Uno dei problemi del Cruise Control è sempre stato quello che se si fosse incontrata sulla propria strada un’auto più lenta, stava al conducente frenare. In caso di distrazione di quest’ultimo, quindi, si era di fronte ad un proiettile a quattro ruote lanciato a 130 km/h.

Nel 1991, infatti, Mitsubishi fu la prima che, sulla Debonair (modello per il mercato giapponese), introdusse un cicalino che si sarebbe attivato per avvisare il guidatore della presenza di un’auto lenta davanti.
Dopo alcuni tentativi di Mitsubishi e Toyota per affinare questa tecnologia, la vera svolta arrivò nel 1999, con il debutto della Mercedes-Benz Classe S (W220).

Questa berlinona tedesca era infatti dotata di un dispositivo inedito, chiamato “Distronic“, ovvero il primo Cruise Control Adattivo della storia.
Questo sistema permetteva alla Classe S (e alla sorella coupè Classe CL) di mantenere la distanza di sicurezza dall’auto davanti, agendo su freni, acceleratore e cambio.
Se, inoltre, veniva impostata una velocità con il Cruise Control, l’auto, se rilevate auto davanti, avrebbe rallentato da sola e mantenuto la velocità dell’auto di fronte e la distanza di sicurezza, settabile dal guidatore su 3 livelli di distanza.

Questa “magia” era possibile tramite l’uso di un radar, montato dietro la griglia frontale, capace di rilevare la presenza di auto davanti a sè .
In caso si trovino delle auto davanti, il radar comunica alla centralina le informazioni utili per rallentare o accelerare l’auto.

Dopo il lancio nel 1999, il Cruise Control Adattivo (conosciuto anche come ACC, oltre che con gli oltre 20 nomi commerciali con cui è usato) ha visto una importante diffusione, non solo in Germania.
Una delle Case che usò per prima questa nuova tecnologia fu, infatti, la FIAT, che sulla Stilo Abarth 2.4 (2001) e sulla Lancia Thesis (2002) proponeva la sua versione di Cruise Control Adattivo.

L’Adaptive Cruise Control Hyundai: machine learning per renderlo meno “robotico”

Nel corso dei 20 anni di vita di questo sistema, ci sono state diverse innovazioni che lo hanno reso più intelligente e ancora più sicuro.
Ad esempio, con l’avvento della guida autonoma di livello 2, tramite la combinazione tra Cruise Control Adattivo e sistema di mantenimento della corsia attivo l’auto può mantenere la velocità, la corsia e la distanza di sicurezza totalmente in autonomia, rendendo i lunghi viaggi molto meno faticosi e difficili.
Il conducente non deve accelerare, frenare o sterzare, deve solamente mantenere una mano sul volante e l’attenzione sulla strada.

Adesso si tratta di limarne i difetti. Quali? Beh, per molti questi sistemi sono piuttosto bruschi.
Accelerano troppo, o troppo poco, prediligendo il risparmio dei consumi o l’arrivo a destinazione nel minor tempo possibile.
Con il suo Cruise Control, Hyundai vuole tentare di risolvere queste criticità.

La Casa Coreana, infatti, ha da poco dichiarato che per il suo nuovo Adaptive Cruise Control introdurrà l’intelligenza artificiale e il machine learning. In che senso?

In pratica, il prossimo Adaptive Cruise Control Hyundai sarà in grado di memorizzare lo stile di guida del proprietario. Il modo di accelerare, di frenare, di sterzare, la velocità con cui si riempiono i “buchi” nel traffico.
Tutti questi dati verranno poi processati dall’intelligenza artificiale, che riuscirà a fare una “scheda” del guidatore. Il sistema sarà poi in grado di riprodurre tutte le abitudini che ha imparato quando verrà attivato.

Non prenderà in esame le brutte abitudini, sarà “virtuoso”

Hyundai ha anche dichiarato che il nuovo Cruise Control Adattibo, com’è intuibile, non considererà valide le abitudini più pericolose o aggressive.
Questo dispositivo è stato creato, infatti, soprattutto per eliminare quella scattosità e scarsa naturalezza, a volte riscontrabili in questi sistemi.
Il sistema è anche in grado di modificare le proprie impostazioni al cambiare dello stile di guida del conducente nel corso del tempo.

L’idea di Hyundai di rivedere l’utilizzo del Cruise Control tramite l’intelligenza artificiale e l’imitazione di uno stile di guida “umano” è molto interessante e furbo. Molti non usano questo utilissimo sistema perchè impauriti dalle brusche reazioni dell’auto e dalla scarsa sensazione di controllo.
Quest’innovazione della Casa di Seoul, però, potrebbe cambiare le cose.

E voi? Cosa ne pensate? Avete un’auto con il Cruise Control, normale o adattivo? Trovate che questa idea di Hyundai sia buona o superflua?

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Source
engadget.com

Autore

  • Giulio Verdiraimo

    Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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