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Innalzamento del livello del mare: ecco cosa rischia di scomparire

Cosa succederà nel futuro prossimo alle spiagge (ma anche ad aeroporti, metropolitane e altro) per via del cambiamento climatico?

Diversi studi pubblicati in questi giorni mostrano gli impietosi effetti che il climate change, e di conseguenza l’innalzamento del livello del mare, avranno sul nostro pianeta nel futuro prossimo.

Nel senso che lo ridisegneranno, cancellando spiagge ma anche aeroporti. E le nostre abitudini di vita saranno inevitabilmente modificate.

Scopriamo più nel dettaglio i risultati dei due principali studi.

L’innalzamento del livello del mare: spiagge a rischio

La prima conseguenza dell’innalzamento del livello del mare, dovuto soprattutto al progressivo scioglimento dei ghiacciai, sarà la cancellazione di alcuni tratti di costa.

Il progetto Soclimpact, finanziato dal programma Horizon 2020 della Commissione europea, si prefigge di studiare gli effetti del cambiamento climatico sulle isole europee.

Le ripercussioni sono state valutate su quattro settori fondamentali per la blue economy: acquacultura, energia, trasporti marittimi e turismo.

Tra le dodici isole e arcipelaghi europei presi in esame, ci sono anche Sicilia e Sardegna. E le simulazioni effettuate sulle due nostre isole maggiori sono impietose.

C’è infatti il concreto rischio, se le situazioni climatiche non dovessero migliorare, di dover rinunciare a splendidi tratti di litorale, come il Poetto in Sardegna e la Spiaggia dei Conigli e di Mondello in Sicilia. Quando? Entro il 2100.

metropolitana new york allagata

Le dichiarazioni

Il dato è confermato da Paolo Figni del Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bologna. Che ha dichiarato: “La perdita di spiaggia riguarda la Sardegna per il 58% e la Sicilia per il 61% al 2100, ma attenzione: questo è lo scenario peggiore, nel quale non vengono presi provvedimenti per la riduzione delle emissioni. La forchetta va dal 25% al 58% in Sardegna e dal 24% al 61% in Sicilia. Importante è anche la perdita di biodiversità marina, del 14% per la Sardegna e 28% per la Sicilia”.

E tutto questo avrà naturalmente anche un forte impatto economico. Così prosegue Figni: “Sempre nello scenario peggiore, al 2100 la Sardegna perderà circa il 60% della spesa turistica balneare complessiva. Ciò significa una perdita di Pil che può andare dal 4% all’8%. Il settore più colpito sarebbe quello alberghiero, con una perdita del 20% del valore aggiunto.

La Sicilia invece perderebbe il 38% di spesa turistica, tra il 2 e il 4% di Pil. Una differenza spiegabile col fatto che ha un maggiore turismo culturale legato alle città”.

L’innalzamento del livello del mare: minacciati anche gli aeroporti

Una ricerca dell’Università di Newcastle ha invece analizzato le conseguenze dell’innalzamento del livello del mare sugli aeroporti.

Più nel dettaglio, parliamo dello studio Global analysis of sea level rise risk to airports, pubblicato dalla rivista Climate Risk Management. Lo studio ha preso in esame 14.000 strutture in tutto il mondo, e ancora una volta è stata scelta come data discriminante il 2100.

Il gruppo di ricerca britannico guidato da Richard Dawson e Aaron Yesudian è giunto alla conclusione che ben 100 scali aeroportuali, entro il fatidico 2100, si troverebbero sotto il livello del mare. E altri 364 sarebbero esposti a periodiche mareggiate.

Perché ciò avvenga, sarà sufficiente un aumento di due gradi centigradi nei prossimi settantanove anni. Se poi l’aumento della temperatura dovesse essere superiore, l’innalzamento del livello del mare rischierebbe di cancellare addirittura 572 aeroporti.

innalzamento livello mare aeroporti

Le conseguenze economiche

Proprio come per le spiagge, anzi in modo ancora più massiccio, la perdita di questi scali avrebbe un enorme impatto economico.

“Sono scali rilevanti per la rete aerea globale”, ha detto Richard Dawson. “Ne subiranno le conseguenze dirette fra il 10 e il 20% di tutte le rotte. L’innalzamento del livello del mare rappresenta quindi una vera minaccia per il movimento di passeggeri e merci”.

Tra gli aeroporti italiani, Venezia e Pisa fanno parte della poco confortante classifica dei primi venti scali più esposti a inondazioni.

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Il caso di New York

Intanto, New York si sta preparando a far fronte al costante innalzamento del livello del mare, uno dei fenomeni più inquietanti del cosiddetto Antropocene.

La città, che ospita oltre 8 milioni di abitanti, si sviluppa su 836 chilometri di costa.

In tutta la metropoli si stanno costruendo barriere per limitare l’impatto di alluvioni, uragani e altri eventi calamitosi. L’MTA (Metropolitan Transportation Authority) ha impegnato 7,7 miliardi di dollari per rafforzare il suo sistema, oltre ad aver creato una Climate Adaptation Task Force per analizzare i pericoli di inondazioni.

Anche la divisione New York City Transit, che gestisce le reti della metropolitana e le linee degli autobus, sta valutando la possibilità di elevare tutta la rete di un metro rispetto al livello raccomandato per affrontare gli uragani di seconda categoria.

Tuttavia, le previsioni non sono rosee. Queste le parole di Klaus Jacob, geofisico dell’Earth Institute della Columbia University: “New York diventerà una città a quote superiori. Con l’aumento del livello delle acque, ai residenti di decine di quartieri sulla costa non resterà altro da fare che trasferirsi in zone ubicate più in alto. Questo trasferimento costerà come minimo centinaia di miliardi di dollari, perché il progetto non riguarderà soltanto le abitazioni”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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