Abbiamo detto in più di un articolo pubblicato in queste ultime settimane come la presenza dell’intelligenza artificiale, specie nella produzione di realtà alternative e autonome, sia sempre più pervasiva.
Non dobbiamo dunque stupirci se, con utilizzi più o meno leciti, il deepfake penetrerà nei più disparati ambiti.
È freschissima la notizia (e c’era da aspettarsela) secondo cui anche il mercato del porno è stato preso d’assalto dall’IA. E in effetti, la produzione del verosimile spacciato per vero non è altro che un ponte tra la realtà e l’immaginazione.
Non poteva dunque esimersi un altro agone, nel quale vero e falso, dati oggettivi e menzogne per screditare l’avversario si fondono in modo sempre più disinvolto.
Insomma: l’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso in politica. E lo ha fatto nello stile un po’ pomposo tipico degli Stati Uniti d’America. Vediamo cos’è accaduto.
La candidatura di Biden alle presidenziali
Tutto ha inizio martedì 25 aprile, quando Joe Biden ha ufficializzato attraverso Twitter la sua ricandidatura alle elezioni presidenziali del 2024.
Nel tweet leggiamo: “Ogni generazione ha un momento in cui ha dovuto difendere la democrazia. Difendere le loro libertà fondamentali. Credo che questo sia nostro. Ecco perché mi candido alla rielezione a Presidente degli Stati Uniti. Unisciti a noi. Finiamo il lavoro.”
Qualche perplessità ha riguardato l’età non più verdissima di Biden. Che già oggi, ottantunenne, è il più anziano presidente che gli Stati Uniti abbiano mai avuto.
Inoltre, la sua ricandidatura ha offerto ai Repubblicani la possibilità di rispondere con un video decisamente non minimalista. In cui, dicevamo, l’intelligenza artificiale si pone al servizio della politica. Anzi, di una politica spettacolarizzata che anche noi conosciamo. Ma che negli States è consolidata da tempo, anche per mezzo di Donald Trump. Che, guarda caso, sarà il candidato repubblicano.
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Il video dei Repubblicani
Il video politico creato con l’intelligenza artificiale dura appena 30 secondi ma la sua forza è dirompente. E, dicevamo, crea un pericoloso precedente.
Nei trenta secondi di spot si alternano immagini di Joe Biden festante a una serie di scenari apocalittici che, a detta dei Repubblicani, diventerebbero realtà se Biden vincesse le prossime presidenziali.
E così vediamo folle di immigrati, crimini, scenari di guerra, economia al collasso…
Il video, che in modo eloquente si chiama Beat Biden, ha una didascalia esplicita. Dove si dice, tra l’altro, che se Biden vincerà “l’inflazione continuerà a salire vertiginosamente, il crimine aumenterà, più fentanyl [una potente droga, N.d.R.] attraverserà le nostre frontiere aperte, i bambini resteranno emarginati e le famiglie americane si ritroveranno in condizioni peggiori”.
D’altronde, appena appresa la ricandidatura di Biden, Donald Trump ha reagito in modo ancora meno eufemistico: “Se prendiamo i cinque peggiori presidenti della storia americana e li mettiamo insieme, non avremmo il danno che Joe Biden ha fatto alla nostra nazione in pochi anni. Neanche lontanamente.”
L’IA e la politica: da Trump a Biden
Certo, prima del video Beat Biden, l’intelligenza artificiale applicata alla politica aveva già mostrato un finto Trump in manette.
Ma la differenza non è sottile. Là si è trattato dell’iniziativa di un singolo utente (per quanto fondatore di una piattaforma di giornalismo investigativo). Qua invece il video fake è stato prodotto e diffuso dal GOP (Grand Old Party), ovvero il Partito Repubblicano.
Non solo distopia
È con Beat Biden, dunque, che l’intelligenza artificiale entra in politica, o ancor meglio in una campagna elettorale.
Per ora, certo, disegnando solo una cosiddetta distopia, cioè un futuro immaginato come indesiderabile (è il contrario dell’utopia).
Va da sé che i Repubblicani potrebbero obiettare a chi li accusasse di aver giocato sporco, di aver presentato nient’altro che una loro ipotesi di società nell’eventualità di una vittoria dell’avversario. Ma, anziché esprimerla a parole, lo hanno fatto per immagini (con tutta la forza che le immagini hanno in più rispetto ai testi).
Tuttavia, adesso abbiamo un precedente. E non è affatto detto che presto l’IA non possa essere utilizzata in modo ancora più subdolo e scorretto. L’agone politico potrebbe insomma diventare un altro terreno in cui disinformazione e fake news viaggeranno spedite, anche attraverso foto e video. E dovremmo alfabetizzarci alla svelta, se non vogliamo esserne vittime.
È un ambito nuovo, affascinante ma anche pericoloso, che va normato quanto prima, come si stanno accorgendo sempre più Paesi e istituzioni sovranazionali.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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