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A tu per tu con l’intelligenza artificiale e Rocco Tanica

Dalle prime esperienze nel 2020 a una passione viva ancora oggi

L’intelligenza artificiale è uno dei mantra del momento. È la tecnologia che è sulla bocca di tutti e che tutti piano piano stiamo sperimentando, toccandola con mano. E le possibilità che offre sono davvero incredibili, come ci ha raccontato Rocco Tanica, musicista, comico, scrittore e molto altro ancora che con l’intelligenza artificiale ha una storia più lunga di quanto si possa pensare.

Cosa c’entra Rocco Tanica con l’intelligenza artificiale?

Dunque, partiamo dall’inizio. Abbiamo incontrato il leggendario tastierista e autore a un recente evento organizzato da Elmec Informatica, una realtà tra le più importanti dedicate all’implementazione di progetti per migliorare i processi IT delle aziende. Insomma, qualcuno che l’intelligenza artificiale la “mastica” a pieno, come si suol dire.

Proprio per questo quindi ha organizzato un evento, intitolato L’AI non è una cosa da alieni. Come le aziende stanno già usando l’intelligenza artificiale, dedicato proprio alla scoperta di questa tecnologia. Un modo per comprendere meglio tutte le possibilità che già oggi offre, a tante realtà differenti. Le aziende, certo, ma anche i privati e anche in campo artistico.

Esattamente in questo senso l’ha approcciata Rocco Tanica, iconico tastierista di Elio e le Storie Tese (ma con un curriculum lunghissimo anche in altri ambiti) che insieme all’intelligenza artificiale ha scritto un libro. Si intitola Non siamo mai stati sulla Terra ed è un volume divertentissimo, in cui l’autore si mette faccia a faccia con un “marchingegno robotico” che gli racconta del mondo che conosce.

Ma il viaggio di Rocco Tanica al fianco dell’intelligenza artificiale è proseguito oltre quella esperienza. Con il tempo ha allargato il suo sguardo, passando dalla scrittura alla generazione di immagini fino ad arrivare anche alla musica, con le piattaforme più recenti. Sempre con la curiosità che spinge a scoprire qualcosa di più, per trovare nuovi mezzi di espressione.

Tutto iniziò nella pandemia del 2020…

intelligenza artificiale rocco tanica intervista 05 copia

Ci siamo quindi fatti raccontare da Rocco Tanica tutto quello che è stato il suo percorso insieme all’intelligenza artificiale. Un’avventura che come potrete leggere è partita durante i primi lockdown del 2020 e con il tempo si è evoluta in qualcosa di più. Con qualche risvolto negativo (meglio evitare il tema “costi dell’abbonamento”…) ma con tante soddisfazioni. Buona lettura!

Io direi di partire dalle basi: come è iniziata la tua avventura con l’intelligenza artificiale?

La mia avventura con l’intelligenza artificiale è iniziata per curiosità. Nel 2020 all’inizio del lockdown quando tutti si interessavano di discipline virtuose: “Imparerò il tango!”, “Dipingo la casa!”, “Ristrutturo il mobile”… Io ho sempre avuto passioni tecnologiche e mi è capitato per caso un reel del TikTok di noi giovani – perché ricordiamoci sempre che io sono un giovane – e quindi guardando il TikTok di noi giovani ho visto uno che recensiva siti tecnologici vari tra cui questo ShortlyAI che era un un GPT primordiale, diciamo.

Ho cominciato a fare esperimenti e la mia incertezza è durata il tempo della prova trial gratuita. Quando dopo venti minuti ha detto “Adesso devi pagare” io volentieri ho detto: “Pago!”. Perché era esattamente il media espressivo che faceva per me.

Poi all’epoca era slegato dalle limitazioni che sono venute dopo. Tutte quelle cose alla “No questo non lo puoi dire perché è lesivo della dignità di qualcuno”… Era come un terreno vergine. Io che ho visto le 60 quasi 61 primavere paragono quel periodo alla fase esplosiva delle emittenti private radiofoniche televisive negli anni ’70. Era magico, era imprevedibile trovarsi di fronte ad un panorama che offriva più del primo e secondo canale TV, della Radio Vaticana e Svizzera per chi la prendeva. Quindi per me si è trattato di una rivoluzione, di attenzione, di cultura, informazione, apprendimento e specialmente creatività.

intelligenza artificiale rocco tanica intervista 01 copia

E uno dei primi progetti su cui hai concretizzato questo interesse è stato un libro, intitolato Non siamo mai stati sulla Terra. L’hai definito “scritto a quattro mani con l’intelligenza artificiale”. Come hai organizzato questa collaborazione?

Alcuni degli espedienti sono frutto di esperienza personale, altri sono frutto di consigli ben assestati e ricevuti da Damiano Scaramella, che era il mio caporedattore dell’epoca al Saggiatore. Lui è stato quello che mi ha consigliato di organizzare il libro in due filoni.

Dato che il libro è eterogeneo, cioè si passa dalle barzellette alle illustrazioni, alla cronaca sportiva e tutto quanto fa spettacolo, lui mi ha consigliato di diversificare l’approccio tenendo dei macro-capitoli sullo sport, quello sulle fiabe, quello sulle notizie inventate, quello sulle canzoni… Mantenere capitoli di fatto composti da racconti della stessa natura e farli precedere da un capitolo introduttivo che avesse però un taglio diverso rispetto a tutto il resto.

Per fare questo mi ha consigliato – come sempre “Quando copi, copia da quelli bravi” – di copiare da Italo Calvino ne Le città invisibili in cui viene ricostruito questo immaginario dialogo tra Marco Polo e il Kublai Khan. Marco Polo parla solo la sua lingua, il Kublai Khan pure, però è tale la forza espressiva del racconto che entrambi riescono a capirsi.

Per cui così è stato organizzato il libro: nei capitoli introduttivi di ogni argomento era un puro scambio di idee, come se fosse un botta e risposta tra due persone in una stanza. Virgolette alte sono io, virgolette basse sei tu. Non c’erano particolari interazioni, se non dire alla macchina “Tieni conto di cosa è stato detto dal personaggio A e fai rispondere il personaggio B”. A volte si confondevano. A volte B continuava il discorso di A. In molti casi è stato necessario ricominciare, rivalutare e riconsiderare. Non è quasi mai buona la prima. Ma quando è buona la prima in genere è ottima.

Per cui due sono state le vie: la conversazione chiamiamola caotica anche se era comunque organizzata e quella in cui ci scambiamo il posto a metà di una frase. “Ieri sono andato al mercato e…”. Prego, tocca a te. “E mi sono trovato faccia a faccia con me stesso da bambino”. Bello, ma non bellissimo, cancella. “E ho incontrato la zia più ricca che conosco”. Ah interessante, ma non interessantissimo. “E sono scivolato a faccia in giù sulle zucchine”. Bene questo mi fa ridere, partiamo dalle zucchine e andiamo avanti così.

Ciò comporta ovviamente, non essendo la macchina spontanea di per sé, un controllo attentissimo sull’output e un bellissimo gesto di scrivere “redo”, “redo”, “redo”… Fino a quando ciò che esce non è qualcosa di fertile. Ecco, deve essere almeno terreno fertile su cui poi gettare il seme del racconto successivo o dello sviluppo del racconto successivo. 

La tua esplorazione nel mondo dell’intelligenza artificiale poi è andata avanti? E soprattutto hai esplorato altri ambiti oltre quello testuale?

Sì, diciamo che mi manca ancora la parte video, perché siamo in una situazione di “centrifuga digitale” dove esce ogni giorno un sistema diverso lungamente annunciato che dovrebbe sbriciolare la concorrenza… Se non che zitto zitto se ne esce un produttore indipendente che dice “Sì bello, bravi, il mio gratuito ti fa anche l’elaborazione del video”. Allora tu che avevi fatto l’abbonamento al primo servizio lo fai anche al secondo e poi alla fine hai 70 icone che non ti ricordi cosa sono. Io quindi ho preferito dedicarmi a quelli che ho ritenuto essere gli strumenti migliori per me.

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Per il testo, c’è stato appunto ShortlyAI che era un antenato del moderno GPT. Era un GPT 2, meno “competente” però con meno lacci e lazzuoli rispetto ad oggi in cui se dici “Dimmi una bella offesa per una persona con il naso grosso” lui ti risponde “Non si devono prendere in giro le persone con il naso grosso. Al limite un un un complimento scherzoso e carino come nasetto, nasettino, nasettone…”. E allora il mio pensiero – non so se si può scrivere – è stato “Vaffanculo”. Rimpiango un sistema che aveva meno vocabolario e meno rapidità, ma molta più immediatezza e che assomigliava al mio stile letterario.

Con la musica sono rimasto folgorato da un paio di applicazioni che uso costantemente, Suno e Udio. Suno, per chi vuole accostarvici, è appena meno tecnico e dà un po’ più quella che ai miei tempi era chiamata gratificazione istantanea. Comunque ti muovi, ti viene fuori una roba bella. Un po’ come Midjourney: magari non viene fuori la capra in equilibrio su un tronco al tramonto che tu hai pensato, viene una capra in poltrona ma sei felice di aver ottenuto una bella immagine di una capra.

Io utilizzo Midjourney per le immagini perché è quello più tecnico ma che mi dà maggiore libertà di espressione e linguaggio. Conosco tutte le liste di comandi “non per tutti”. Perché in genere gli dai le dimensioni, lo stile, eccetera ma c’è tutta un’altra serie di parametri che ti possono cambiare la vita.

Nel testo c’è stato appunto questo Shortly AI, ma ultimamente vado su GPT 4 semplicemente perché nella versione a pagamento ha tantissime derivazioni, ha tantissimi MyGPTs che la gente si è costruita ad hoc. Te ne fai uno anche tu impostando una chat dove “Non voglio interruzioni, non voglio scuse, non voglio introduzioni, non voglio null’altro che non sia il risultato”.

Se no la cosa diventa “Descrivimi i rampicanti”. “Certo, sarò molto contento di descriverti i rampicanti e inizio a farlo subito. Adesso mettiti comodo: i rampicanti…”. Io voglio che parti dai rampicanti, non voglio i complimenti. E alla fine “Spero che questa mia digressione sui rampicanti ti sia stata gradita e se ti serve qualcos’altro non esitare a chiedere…”. È lì che vedo l’intelligenza artificiale stupida. Io voglio il dato non mi interessa nient’altro. 

Invece per le immagini ho cominciato con DALL·E, che era molto promettente all’inizio. Poi come sempre succede in questo flusso torrenziale di tecnologia è stato a sua volta soppiantato da roba più veloce, più rapida, più intuitiva… Mi sono stabilizzato attualmente per le illustrazioni su Midjourney, che è appunto molto tecnico ma anche molto soddisfacente e dà gratificazione istantanea. E poi ultimamente la musica. Credo che l’impatto sulla musica sia paragonabile a quello della elettricità sul buio.

Io ne parlo da utente, cioè da uno che non sa esattamente cosa stia succedendo. Io sono come uno che guida decorosamente la macchina. Taglia bene le curve, non supera i limiti, se lo fa lo fa in sicurezza… Però se esce un filo di fumo dal motore scappo, non è che apro e mi metto a cercare o so dov’è la spia dell’olio, so vedere il livello dell’acqua o simili. Questo è il mio rapporto con l’intelligenza artificiale. Io sono un utente che si è fatto la sua scuola guida da solo e che va a vedere quelli bravi cosa fanno.

Nelle generazioni di immagini come per esempio per Midjourney la gente vuole provare o semplicemente non ha da spendere 60 dollari al mese e quindi tutti fanno generazioni pubbliche. Quindi io ogni tanto vado a vedere in showcase e c’è uno che dice che ha usato la tecnica fresco. Quindi, “Cos’è la tecnica fresco?” e scopro dopo che è l’affresco e se tu gli dici dry fresco ti farà un’immagine con la vernice che si scolla, le crepe…

Allora mi metto lì e faccio anch’io “dry fresco” solo che i miei risultati non li vede nessuno perché io sono in privato e il mio abbonamento costa il massimo di quello che può costare. Cioè ho il privato, il massimo della velocità e priorità sugli altri. Non oso vedere quando mi arriva “your monthly bill”, mi copro gli occhi.

Un’ultima domanda visto che indossi una maglietta di Ritorno al futuro: sali sulla DeLorean magari non viaggi trent’anni più avanti come Marty, facciamo che arrivi al 2030. Che contesto dell’intelligenza artificiale vorresti trovare?

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Guarda, ti rispondo quello che credo dovrebbero rispondere le persone accorte: non possiamo prevederlo. Qualsiasi previsione è farlocca, così come qualsiasi proiezione di crescita è stata superata, qualsiasi ipotesi di sviluppo è stata poi soppiantata dalla realtà. Mi aspetto un futuro integratissimo, ma non del tutto roseo.

Io non sono fra quelli che pensano che l’intelligenza artificiale risolverà tutti i problemi… È una bella fiaba quella che Io Io stesso ripetevo agli inizi. Dicevo: “Cosa è successo dopo che al posto del caminetto è arrivata la luce elettrica? C’è stata una strage di spazzacamini, però in qualche modo le persone sono sopravvissute perché c’è stato un adeguamento…”. Credo che non sia così.

Io temo che ci sarà un accentramento, che non rimarrà free. Per quanto illuminati o democratici possano essere i governi, secondo me la cosa verrà irreggimentata e tutti potranno usare le versioni base, però le redini le trovi seguendo la scia dei soldi, ecco. Un po’ come per il narcotraffico. (risate)

E su questa nota, possiamo ringraziare Rocco Tanica per averci raccontato la sua storia con l’intelligenza artificiale. Voi avete già provato a creare qualcosa con questi strumenti? Raccontatecelo!

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Non siamo mai stati sulla Terra
  • Tanica, Rocco (Autore)

 

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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