A molti non sarà sfuggito, come anticipato in un precedente articolo, la scelta fatta dall’Italia alla Cop26 di non firmare quanto proposto dal governo del Regno Unito che mira a interrompere la vendita delle auto con motore termico entro il 2035. I motivi che hanno spinto l’Italia, (ed altri Paese e, soprattutto grandi produttori di auto) arrivano della pagine del Corriere della Sera, che ha intervistato a questo proposito il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.
Secondo il Ministro, ci sono diversi motivi per cui è prematuro mettere nero su bianco che la nostra nazione si prenda un impegno così “drastico”. “Dobbiamo affrontare la transizione ecologica con un approccio tecnologicamente neutrale: decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico. Così facciamo diventare ideologico un percorso che invece deve essere razionale”.
Leggendo tra le righe e neanche troppo velatamente, Giorgetti intende promuovere il messaggio che la fine dei motori a combustione fossile, non deve per forza essere vincolato solamente alla produzione (e circolazione) di auto elettriche. Infatti, secondo il Ministro “tutti vogliamo combattere l’inquinamento, vivere in un mondo più sano e compatibile con l’ambiente, e per questo non possiamo bocciare altre strade in modo pregiudiziale. Devono proseguire ricerca e sviluppo su altri combustibili non fossili, sui quali le nostre imprese stanno facendo investimenti importanti”, aggiunge.
Investimenti che molte aziende nostrane non possono veder svanire per la decisone del governo di cancellare con un colpo di spugna tutti i progressi fatti fino ad ora.
Italia, dopo il no al Cop26 c’è un’altra proposta più spinosa su cui decidere
Se il “no” al Cop26 lascia presagire che l’Italia vuole andarci piano sulla possibile transazione verso l’elettrico in tempi brevi, ora deve affrontare una nuova proposta, che arriva direttamente della Commissione Europea. L’UE ha infatti in preventivo di non dare più la possibilità di immatricolare vetture endotermiche nel 2035. Questa proposta fa parte del pacchetto di riforme climatiche Fit for 55 che coinvolge anche altri settori altre a quello dell’automotive. Anche in questo caso il Ministro Giorgetti ci va cauto: “Il Governo italiano deve parlare in modo chiaro e a una sola voce in Europa”.
Il Ministro pone infine l’accento su quanto sta facendo attualmente il Mise per sostenere le imprese nel passaggio alla transizione energetica e gli sforzi fatti per consentire all’industria “di essere trainante e un punto di riferimento in tutto il settore dell’automotive”. Per questo Giorgetti ci tiene a sottolineare che non bisogna cedere alla tentazione di cadere “in trappole ideologiche”, perché “non serve all’ambiente, alle nostre imprese e ai consumatori”. Il percorso da seguire deve invece “essere razionale”.
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