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John Wick 4: com’è il film con Keanu Reeves

John Wick 4 è in programmazione nelle sale italiane dal 23 marzo.

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Dopo quattro anni di attesa dal terzo capitolo, dovuti anche alla pandemia, arriva finalmente nelle sale italiane John Wick 4, nuova avventura del temibile Baba Yaga interpretato da Keanu Reeves. Una saga che ha indubbiamente rivoluzionato il panorama dell’action cinematografico odierno, grazie soprattutto alla notevole fisicità del suo protagonista e all’esperienza in materia di Chad Stahelski, ex stunt-man passato con successo alla regia proprio con John Wick. Un roboante e inaspettato successo di pubblico destinato a continuare nel tempo, visto che nel momento in cui scriviamo sono già in arrivo la serie prequel The Continental e lo spin-off cinematografico Ballerina, con protagonista Ana de Armas.

A seguito degli eventi del terzo episodio, John Wick è con le spalle al muro. Poche le persone su cui contare, come il Bowery King di Laurence Fishburne; sempre di più i nemici dentro e fuori dalla Gran Tavola e dal Continental, fra cui il Marchese Vincent De Gramont, interpretato da Bill Skarsgård, e il sicario cieco Caine (vecchia conoscenza di John), impersonato invece da Donnie Yen. Fra New York e il Giappone, fra Berlino e Parigi, passando anche per il Marocco, si snoda il solito concentrato di azione e violenza, in preparazione a un epico duello finale fra killer micidiali ma con una propria precisa idea di onore e rispetto reciproco.

John Wick 4: il debordante ritorno di Baba Yaga, fra azione e citazionismo

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Photo Credit: Murray Close

John Wick 4 non è solo il capitolo più lungo della saga (ben 169 minuti), ma anche quello più lontano dalle atmosfere e dalle dinamiche del capostipite. L’action thriller con cui il personaggio di Keanu Reeves si è presentato agli spettatori, pregevole sfoggio di ben coreografate arti marziali nato da un desiderio di vendetta privata, si è trasformato con il passare degli anni e dei film in un mondo sempre più ampio e torbido, dominato da lotte di potere fra inquietanti personaggi, parte di associazioni progressivamente più sinistre e minacciose. Un vero e proprio franchise, disposto a confrontarsi a testa alta con l’universo pop e con la storia del cinema.

Con John Wick 4, Chad Stahelski non si pone più limiti in questo senso: richiama esplicitamente Lawrence d’Arabia con l’incipit nel deserto, omaggia sfacciatamente la voce radiofonica de I guerrieri della notte e strizza l’occhio a Takeshi Kitano e al suo Zatōichi attraverso il personaggio di Donnie Yen. Tutto questo avviene con dinamiche da videogioco, con “livelli” progressivamente più difficili in termini di impegno e quantità di nemici da affrontare, e con un approccio alla James Bond, rintracciabile non solamente nel continuo girovagare ai quattro angoli del mondo del protagonista, ma anche e soprattutto nella ricerca estetica dei costumi e della scenografia.

John Wick 4 procede per accumulo

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Photo Credit: Murray Close

L’intento di John Wick 4 è chiaramente quello di fare le cose sempre più in grande, anche a costo di accantonare definitivamente le già scarse pretese di realismo. Accade così che, in nome dello spettacolo e dell’intrattenimento, un palazzo collassi su se stesso nel pieno centro di Manhattan senza particolari reazioni, o che lo stesso John Wick venga colpito più volte da auto in corsa senza riportare evidenti conseguenze. A completare il tutto ci sono poi le immancabili sequenze d’azione, marchio di fabbrica del franchise che grazie all’apporto di Donnie Yen, Marko Zaror e Scott Adkins non viene a mancare neanche in questo caso.

Nonostante le buone premesse, si ha però la sensazione che questo franchise stia mostrando la corda, e che l’ipertrofia narrativa (il minutaggio è davvero eccessivo) non aiuti a celare limiti sempre più evidenti. Problemi a cui si cerca di rimediare disseminando all’interno del racconto indizi e spunti per eventuali ulteriori spin-off, come quelli contenuti nella scena dopo i titoli di coda (rimanete in sala fino alla fine). Ma è davvero possibile procedere sempre per accumulo, inserendo di volta in volta nemici sempre più loquaci e spregevoli in contrapposizione alla fiera ed elegante fissità di John Wick e non apportando mai un reale cambiamento alla struttura del racconto? Una domanda a cui solo l’incerto futuro di questo franchise potrà dare risposta.

Il guerriero della notte

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In questo cinema che ripete continuamente se stesso, ibridandosi con altri media e con il sempre più complesso panorama dell’intrattenimento attuale, ci sono però anche spunti notevoli, che è doveroso segnalare. Uno di questi è sicuramente la fotografia di Dan Laustsen, mai così forte e personale nella saga. Con le dinamiche degli scontri che tendono a ripetersi e la stilizzazione della violenza che per forza di cose non può essere impattante come nei precedenti capitoli, il lavoro di Laustsen diventa un fondamentale sostegno nella caratterizzazione di John Wick, trasformandolo in un guerriero della notte che si muove in maniera spettrale nelle cupe metropoli da lui esplorate, animato dal mero istinto di sopravvivenza e lasciando dietro di sé solo una lunga scia di sangue.

La ricerca estetica di John Wick 4 porta inoltre a un continuo intreccio con l’arte e i suoi luoghi, già evidente nei precedenti capitoli ma in questo caso vero e proprio leitmotiv narrativo, soprattutto nella lunga parentesi parigina. Ancora più cristallina è la volontà di Chad Stahelski di giocare con gli stilemi del cinema action orientale, accompagnando il racconto verso il più classico scontro fra personaggi uguali e contrari, facce della stessa medaglia separate solo dal destino e da opposti interessi. Non è un caso che questo binario conduca poi a un duello dalle chiare sfumature western, ennesima incursione dell’immaginario pop all’interno di una saga capace di trarre nuova linfa esclusivamente dalle sue contaminazioni con altri generi e altri universi.

Il lascito di John Wick

Photo Credit: Murray Close

Fra citazioni (di cui una all’Inferno di Dante), passaggi a vuoto (come un incipit eccessivamente dilatato) e picchi di abbagliante bellezza (una splendida alba, in perfetto equilibrio fra vita e morte), John Wick 4 garantisce un altro distillato di azione e intrattenimento, senza mai prendersi sul serio ma evitando al tempo stesso di abbracciare una chiara deriva comica e autoparodistica. Fra personaggi che ci salutano e altri che rivedremo nelle varie emanazioni del franchise, c’è spazio anche per l’apparizione del compianto Lance Reddick, scomparso prematuramente pochi giorni prima dell’arrivo in sala del film. Uno dei tanti volti che ricorderemo di questo franchise, che nel bene e nel male è stato capace di scuotere dalle fondamenta il cinema action commerciale, portando ad altri validi epigoni come Atomica bionda, Io sono nessuno e Bullet Train. E tutto lascia pensare che non sia davvero finita qui.

John Wick 4 è in programmazione nelle sale italiane dal 23 marzo, distribuito da 01 Distribution.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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