Sulle riviste specializzate di alta fedeltà, leggiamo di impianti da mille e una notte composti da elettroniche costose e, alle volte, difficili da mettere a punto. Con le JBL A-130, il Rotel A11 Tribute ed il Pro-Ject T1 vi dimostreremo che iniziare con l’Hi-Fi è semplice ed economico.
Non è la prima volta che vi proponiamo setup belli e pronti, ma stavolta abbiamo voluto fare di più: testarli a lungo in un contesto domestico esaminandone da vicino pregi e difetti.
JBL A-130: la sorpresa che non ti aspetti
L’idea iniziale era quella di puntare su un altro modello di diffusore del brand americano ma alla fine, per una serie di motivi, ci sono arrivate queste JBL A-130 Stage. Lo ammetto, dalle foto viste in rete non mi ispiravano molta fiducia ed il timore che fossero sproporzionate rispetto all’amplificatore integrato Rotel A11 Tribute era tanto. Procediamo per ordine però.
JBL è un marchio storico, tra i più antichi e gloriosi del mondo audio. Un marchio che fa parte del gruppo Harman e che nel corso degli anni ha saputo rinnovarsi e stare al passo con i tempi. JBL produce si diffusori Hi-Fi da mille e una notte, ma allo stesso tempo guarda alle esigenze del mercato odierno proponendo soluzioni poco gradite agli audiofili intransigenti ma molto apprezzate dai giovani e da chi cerca praticità. La serie Stage è il modo più conveniente per entrare nel mondo del marchio. La linea Stage comprende sia modelli da pavimento che da scaffale.
Le JBL A-130 sono diffusori a due vie con un woofer da 13 cm ed un tweeter da 1″ con guida d’onda. Il cabinet, di dimensioni estremamente contenute, dal vivo, rende sicuramente molto di più che in fotografia. Gli angoli sono smussati e questo oltre a conferire un aspetto più gradevole, migliora le prestazioni sonore. Comprese nel prezzo avrete due griglie parapolvere ben ancorate al cabinet con degli agganci molto solidi. Sul retro troviamo lo sbocco del bass reflex e la vaschetta con i connettori, questi ultimi forse migliorabili. Tutto questo lo avrete per 249 Euro. Una JBL con alle spalle una distribuzione capillare sul territorio ed una assistenza seria per soli (lo ripetiamo) 249 Euro ci sembra un bel miracolo. Come vanno? lo scopriremo.
Pro-Ject T1 il giradischi per iniziare ma non solo
È fatto ormai assodato che il giradischi è una realtà più che consolidata, tornata in voga sia per moda che per il sound tipico che un vinile può restituire. In commercio troverete tante soluzioni dalle poche decine di Euro fino a cifre stellari. Il Pro-Ject T1 è uno di quei giradischi che strizza un occhio al prezzo senza però dimenticare le prestazioni. Vi garantirà inoltre una facile installazione. Entrando nello specifico il Pro-Ject T1 è un giradischi con trazione a cinghia in grado di leggere dischi a 33 e 45 giri. Dotato di un braccio dritto in allumino da 8,6″ di eccellente fattura ed una testina Ortofon OM 5E anch’essa ottima per la fascia di prezzo del giradischi. Molto bello il piatto in vetro da 8mm di spessore. I piedini infine vi garantiranno un ottimo isolamento dalla superficie su cui verrà adagiato.
Il Pro-Ject T1 è disponibile in tre versioni: con Bluetooth e prephono integrato, con il solo il prephono ed infine la versione “liscia” che è quella per cui noi abbiamo optato avendo il nostro amplificatore Rotel un prephono interno.
“Ok tutto bello, ma quanto è difficile montarlo?”
Tranquilli è più facile di quel che si crede ma per rassicurarvi abbiamo messo giù delle brevi istruzioni per aiutarvi.
Figura 1
Una volta disimballato il tutto prendete la cinghia e posizionatela nella prima scanalatura se vorrete riprodurre dischi a 33 giri (figura1) altrimenti nella seconda scanalatura se vorrete riprodurre dischi a 45 giri (figura2)
Figura 2
Poi posizionate il piatto in vetro (figura 3) ed infine il tappetino (figura 4).
A questo punto non vi resta che collegare il cavo RCA e la terra che escono dal giradischi al vostro amplificatore.
“Se voglio cambiare da 33 a 45 giri o viceversa come faccio?“
Dovrete ogni volta intervenire sulla cinghia e spostarla. Non è solo il Pro-Ject ad essere così ma è una cosa comune a questo tipo di giradischi. Se volete più praticità dovrete rivolgervi ai giradischi con automatismi come ad esempio il Pro-Ject A1 di imminente uscita.
“Perché i giradischi non sono tutti automatici?“
Qui si apre un mondo, limitiamoci a dire che gli automatismi per forza di cose alzano i costi di produzione e potrebbero, se non sono ben progettati, innescare rumori ed interferenze. Siamo onesti però, quanti di voi hanno necessità di cambiare spasmodicamente da 33 a 45 giri?
Il braccio dritto in alluminio è uno dei punti di forza di questo giradischi, ben progettato, vi arriverà a casa già montato e tarato per la testina di serie: la Ortofon OM 5E. Volendo è possibile cambiare la testina ma sappiate che non è una operazione semplicissima se siete alle prime armi e la Ortofon in dotazione è più che decente in relazione al prezzo del giradischi.
Per avviare il Pro-Ject T1 sarà sufficiente premere il tasto laterale di accensione e posizionare il braccio sul disco. Ovviamente dopo aver messo “in bolla” il vostro giradischi. Un consiglio che vi diamo è quello di non mettere il Pro-Ject T1 sullo stesso piano delle JBL A-130 onde evitare possibili disturbi all’ascolto.
Avete voluto il vinile? Un minimo di accortezza dovrete pure averla!
Il prezzo di listino è di 379 Euro.
Amplificatore integrato Rotel A-11 Tribute: il re del setup.
Il Rotel A-11 è l’elettronica più costosa di questo setup tanto che ad alcuni potrebbe sembrare eccessiva, vi spieghiamo brevemente perché non lo è.
Il Rotel A-11 è un amplificatore integrato in grado di erogare 50 watt per canale su 8 Ohm. Avrete visto sul frontale una targhetta con una scritta in Giapponese: è una versione speciale con alcune migliorie apportate da uno dei più grandi ingegneri del mondo audio: Ken Ishiwata. Insomma questa versione Tribute potremmo paragonarla ad una sorta di 500 in versione Abarth. Il Rotel A11 Tribute ha delle modifiche sotto il “cofano” che ne incrementano le prestazioni.
Questo amplificatore è dotato di 4 ingressi linea, un ingresso Bluetooth con aptX e AAC con DAC Texas Instruments (solo per il Bluetooth) ed infine un ingresso Phono MM. Insomma, non avrete che l’imbarazzo della scelta per connettervi. Volendo, per i più smanettoni, c’è anche una uscita preout. A completare il tutto un telecomando di serie abbastanza pratico che è in grado di controllare anche le funzioni di base del lettore CD della stessa serie. Il display grafico sul pannello frontale offre tutte le informazioni necessarie e vi consentirà di intervenire anche sui toni regolandoli a vostro piacimento oppure bypassandoli. Sempre sul pannello frontale troverete un attacco per le cuffie.
Il Rotel A11 Tribute è un ottimo compagno per le JBL A-130 che necessitano di un amplificatore che tenga a bada la loro esuberanza ma di questo ne parleremo più avanti.
Il prezzo di listino è di 699 Euro.
Ascolti delle JBL A-130, Pro-Ject T1 e Rotel A11 Tribute.
Pronti via, si parte con gli ascolti. Dopo aver posizionato le JBL A-130 a tre metri tra di loro e 30 cm dalle pareti laterali e quella di fondo, iniziamo con gli ascolti vinilici.
Mettiamo su un disco dei Fletwood Mac caratterizzato dalla bellissima voce di Nicky Smith ed un ottima registrazione. La prima cosa che ci stupisce è il silenzio, nel senso buono del termine. Il T1 non emette alcun rumore di fondo e va spedito lungo i solchi del nostro 33 giri. Dopo averle fatte sciogliere per qualche ora, le piccole JBL tirano fuori il loro carattere e ci fanno capire fin da subito che gli amanti del rock saranno ben appagati. Le A-130 non sono sicuramente il diffusore più corretto al mondo ma hanno un sound che emoziona. La gamma alta è trasparente, dettagliata e molto estesa mentre la gamma bassa è leggermente accentuata sulle frequenze medio basse ma è un tipo di caratterizzazione che coinvolge emotivamente e soprattutto a basso volume è in grado di restituire un bel dettaglio anche durante gli orari notturni. Probabilmente gli ingegneri JBL avranno pensato a coloro i quali, per una serie di motivi, non possono alzare più di tanto il volume.
Gli ascolti proseguono con AC/DC, Metallica e Iron Maiden. La stanza utilizzata per i test misura circa 45 metri quadrati non pochi per le JBL A-130 ma loro non impallidiscono e pur ruotando pesantemente sulla manopola del volume non esplodono. Il Rotel A-11 Tribute dona ai diffusori americani la giusta corrente per tenere a bada l’esuberanza dei diffusori e non perde un colpo. Insomma l’accoppiata Rotel-JBL non è affatto male ed il Rotel riesce a dare un pizzico di rigore a questi diffusori Yankee. Ammettiamolo: un pizzico di punch soprattutto per chi abita in un condominio e deve ascoltare a volumi moderati non guasta.
Passiamo al Bluetooth. Pochi secondi ed il nostro telefonino Android Xiaomi si mette in comunicazione con il Rotel. Nessun indugio o problemi di altro tipo: la connessione è stabile e tutto fila liscio come l’olio.
Come suona il Bluetooth rispetto al vinile?
Era la prima domanda che mi sono posto anche io mentre ero intento a montare cavi. Posso rispondervi che il parametro su cui il Bluetooth è indietro rispetto al Pro-Ject T1 è la ricostruzione del palcoscenico sonoro e la gamma media è più compressa. Detto ciò, rispetto ad altri competitor, anche molto più costosi, il Bluetooth del Rotel ha sfoderato un’ottima perfomance caratterizzata da buona dinamica e pulizia del messaggio sonoro. Non dimentichiamoci infine che tramite il Bluetooth potremo sfruttare le nostre sorgenti dotate di trasmettitore Bluetooth( ad esempio il telefonino) senza spendere un centesimo.
Pro e Contro
Photo by Kelly Sikkema on Unsplash
Cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto
Le cose che ho amato di questo setup sono sicuramente l’eccellente rapporto qualità prezzo dei tre componenti e la qualità sonora che abbiamo raggiunto a cui si unisce una cosa fondamentale per questo segmento di prezzo: la facilità di montaggio ed utilizzo. Quello che più di tutti solitamente preoccupa è il giradischi. Questo Pro-Ject invece è molto facile. La qualità generale degli oggetti è molto elevata. In nessuno dei tre oggetti ci sono plastiche scadenti o assemblaggi che lasciano a desiderare. Arrivando a cosa non ci è piaciuto, andando a cercare il pelo nell’uovo, avremmo preferito un cavo RCA del T1 più lungo di qualche CM e magari dei connettori migliori sulle JBL. Sul Rotel A-11 possiamo solo dire che è un ottimo amplificatore, costruito con criterio e probabilmente in grado di erogare una potenza maggiore di quella dichiarata, nulla da recriminare.
I prodotti testati in questo articolo sono distribuiti sul territorio italiano da Audiogamma che potete contattare per maggiori informazioni.
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