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Attualità

Le aziende sanitarie italiane devono combattere la diffidenza dei pazienti

E' quanto emerge da un'indagine di Kaspersky

Le aziende sanitarie italiane? L’89% di loro fornisce servizi di telemedicina, ma ben il 25% deve guardarsi dalla diffidenza dei pazienti. Questo è quanto emerge da un’indagine effettuata da Kaspersky.

Gli eventi che hanno caratterizzato il settore della sanità a livello globale tra il 2019 e il 2020 hanno cambiato la percezione delle persone nei confronti dei servizi sanitari. Le organizzazioni mediche si sono adattate alle nuove condizioni e oggi, il 56% sta pianificando di aumentare i propri investimenti in soluzioni di telemedicina e assistenza virtuale. Kaspersky ha intervistato i decision maker dell’industria sanitaria per comprendere come procede la trasformazione digitale in questo settore e quali sono i problemi che andranno risolti per creare un mondo in cui tutti possano avere accesso a cure economiche, veloci e di qualità.

Secondo quanto emerso dall’indagine, il 40% degli intervistati italiani (71% a livello globale) crede che entro i prossimi 5 anni i servizi di telemedicina porteranno numerosi benefici in campo sanitario. I professionisti del settore ritengono che la medicina a distanza consenta numerosi vantaggi come comunicazioni più veloci, minore trasmissione di malattie
tra pazienti e personale, e la possibilità di aiutare più persone in minor tempo.
Questo dato trova conferma anche nella pratica. Quasi la metà delle organizzazioni (42% a livello globale e 25% in Italia) concorda sul fatto che la maggior parte dei loro pazienti sia più propensa a fare visite a distanza che di persona. Tra le caratteristiche che influiscono
sull’opinione positiva dei pazienti nei confronti della telemedicina emerge la possibilità di risparmiare tempo e denaro grazie alle tecnologie moderne, oltre al fatto che queste consentono di poter scegliere specialisti più esperti da consultare.

Grazie ai benefici evidenziati i servizi di telemedicina sono sempre più richiesti dai pazienti di tutte le fasce d’età. Contrariamente all’idea che gli anziani siano meno inclini ad affidarsi alle tecnologie moderne, solo il 38% dei fornitori di servizi di telemedicina italiani (51% a livello globale) ha dichiarato che la maggior parte dei pazienti che utilizzano format virtuali hanno meno di 50 anni.

I servizi più comuni forniti dalle organizzazioni italiane sono il monitoraggio da remoto del paziente tramite dispositivi wearable (41% a livello globale vs 44% in Italia) e la telemedicina sincrona (51% a livello globale vs 44% in Italia), ovvero la comunicazione in tempo reale con i pazienti, comprese videochiamate o chat. Tra gli altri servizi più utilizzati la tecnologia di telemedicina asincrona (39% a livello globale vs 11% in Italia). Quest’ultima consiste nella raccolta e nell’archiviazione dei dati dei pazienti in una piattaforma sicura basata su cloud per un ulteriore utilizzo da parte di un professionista del trattamento.

Nonostante i vantaggi appena elencati il 75% degli intervistati italiani (74% a livello globale) si è trovato di fronte a pazienti che hanno rifiutato di fare una videochiamata con il personale medico: non si fidano dei servizi di telemedicina (33% a livello globale – 25% in Italia), mancanza di fiducia verso la telemedicina (33% a livello globale – 19% in Italia),
riluttanza ad apparire in video (32% a livello globale – 50% in Italia) e assenza di attrezzature adeguate (30% a livello globale – 25% in Italia).

“La fiducia è sempre stato un fattore fondamentale per il settore sanitario. Tenuto conto che oggi sempre più strutture mediche si affidano alla tecnologia e al digitale per supportare i propri servizi, i pazienti chiedono che la privacy dei loro dati medici venga rispettata. Ciò significa che il livello di fiducia all’interno del settore è intrinsecamente legato alla capacità dei provider di garantire la sicurezza delle informazioni sensibili che raccolgono, condividono e archiviano. Il rapido sviluppo del settore sanitario e la sua crescente complessità lo rendono più redditizio per i malintenzionati, per questo è necessario che le istituzioni sanitarie facciano della sicurezza informatica la loro priorità assoluta. Dovrebbero valutare il loro attuale livello di difesa e adottare sapientemente le soluzioni e gli strumenti più appropriati. In questo modo, potranno costruire un futuro migliore in cui la distanza o i rischi per la sicurezza informatica non costituiranno una barriera e tutti potranno ricevere assistenza medica di alta qualità”, ha commentato Evgeniya Naumova, Executive Vice President Corporate Business di Kaspersky.

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