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LIBERATO ha smesso di stupirci ma continua a sorprenderci (tra Eduardo e le Pussycat Dolls) – La recensione

Neomelodico e urban, cuozzi e underground, gente dei Quartieri e figli di papà del Vomero. LIBERATO è riuscito a fondere tutti quei diversi sottomondi che abitano la complessità sociale di Napoli, fondendo i Daft Punk con Pino Daniele, le Pussycat Dolls con Maria Nazionale.

Pensavamo di stare andando avanti, e invece ci siamo ritrovati indietro, come in quella canzone bellissima dei Tame Impala. Era appena passata la mezzanotte del primo gennaio 2025 e, ancora con i bicchieri di spumante pronti per il brindisi, LIBERATO ci aveva riportato alla mezzanotte del 9 maggio 2019, quando a sorpresa pubblicò il suo primo omonimo album. Ci siamo cascati di nuovo, canterebbe qualcuno. LIBERATO III è arrivato online tra un bicchiere di spumante e un cotechino (a seconda delle vostre tradizioni capodanniche). In questa nostra recensione andremo ad analizzare e raccontare LIBERATO III, cercando di slaloomeggiare tra tutte le citazioni presenti nei 9 brani che compongono il terzo album del misterioso artista partenopeo.

La rivoluzione di LIBERATO

Per la musica di Napoli c’è stato un prima e un dopo Nino D’Angelo. In maniera analoga, nel nuovo millennio, c’è stato un prima e un dopo LIBERATO. Da quel 9 maggio 2017 tutto è stato diverso, come se certi confini fossero stati definitivamente abbattuti. Neomelodico e urban, cuozzi e underground, gente dei Quartieri e figli di papà del Vomero.

LIBERATO era riuscito a fondere tutti quei sottomondi profondamente diversi che abitano la complessità del tessuto sociale di Napoli. In che modo? Cantando Napoli, cantando come Napoli, e cantando l’universalità dei sentimenti (a Napoli, ovviamente). Il tutto con una cifra stilistica (estetica e musicale) assolutamente inconfondibile: sui social non si scrive più venerdì, ma VIENNARÌ. È il buterfly effect, ma in versione rosa rossa.

Fatta questa dovuta premessa, imprescindibile per potervi raccontare LIBERATO III: possiamo cominciare la nostra recensione.

La nostra recensione di LIBERATO III

Napoli come centro del mondo, dicevamo. E LIBERATO III si apre proprio con l’ennesima lettera d’amore alla città. TURNÁ non omaggia solo chi vive fuori (e che sente il bisogno di ritornare a casa, magari proprio per le feste natalizie), ma l’intera cultura napoletana. Come? Con una serie di citazioni e easter egg tra il sacro e il profano. Il tema melodico riprende e campiona Voglia ‘e turnà di Teresa De Sio, una delle voci più rappresentative della musica folk napoletana. E poi, come se fossero vicine di casa, un salto anche a Los Angeles dalle Pussycat Dolls di cui si riprende la melodia (e parte del testo di Don’t Cha): “don’t you wish your girlfriend was from NAPOLI?” .

All’inizio del brano LIBERATO dà i numeri (letteralmente): 1 9 2 6, data di fondazione del calcio Napoli, e poi cita il neomelodico Ciro Rigione, Salvator Rosa (a cui è dedicata una stazione della metropolitana di Napoli) e la Sposa (nota piazza di spaccio dei Quartieri Spagnoli). Ancora una volta: sacro e profano, cuozzi e borghesi, Rione Sanità e Vomero. 

E dal punto di vista musicale? Bhe, sui riferimenti artistici di LIBERATO ci si potrebbe scrivere un libro. La musica di Napoli non girerà il mondo, ma tutto il mondo della musica passa da Napoli. TURNÁ si apre con un sottile omaggio a One More Time dei Daft Punk (che LIBERATO non manca mai di citare), e prosegue con una ritmica che ricorda la stessa Giorgio by Moroder del duo francese. Francia, Italia, America. Si perchè il passo è breve, e il nuovo album di LIBERATO trasforma il 2025 in un enorme club all’ombra del Vesuvio.

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Le irresistibili citazioni proseguono in ‘A FOTOGRAFIA: “nun m’arricordo si l’uocchie tuoje belle so’ verde o so’ blu” (Your Song di Elton John), “Diasillo diasillo signore, pigliatillo” (direttamente dall’opera Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo), “carte e cartuscelle” (omonima canzone di Pino Daniele), “e parole so’ curtielle” (Addò So’ Nato Io di Enzo Avitabile con Lello Arena). E c’è anche l’auto(nove)maggio, dato che nella scena citata della versione televisiva di Napoli Milionaria è presente anche l’immancabile sirena di LIBERATO. Insomma, una tale mole di riferimenti che è facile (e bellissimo) perdersi.

Altri due brani degni di nota sono ESSA (insieme a Maria Nazionale, altra iconica voce di Napoli) e TRE. Nel primo LIBERATO ci propone una versione dal punto di vista maschile di Penzo Sempe A Isso di Maria Nazionale, con una produzione che ci riporta alle origini del cantante incappucciato, con tutto l’armamentario che ben conosciamo: claps, voci pitchatissime, casse dritte, bassoni sintetici e sirene.

E se pensavate che TRE fosse un qualche omaggio al terzo scudetto del Napoli, vi sbagliate di grosso. Sarà un riferimento al terzo disco di LIBERATO? Neanche. Il brano è una sorta di versione liberatiana de Il Triangolo di Renato Zero, e sembra uscire direttamente da una specifica scena del film Il Segreto di Liberato (per il quale è stata probabilmente composta). Del resto la tracklist di LIBERATO III comprende anche LUCIA (STAY WITH ME), che aveva accompagnato l’uscita proprio del film-documentario di LIBERATO. 

Ci sono ancora tanti Daft Punk in DIARIO, che chiude definitivamente questo terzo lavoro di LIBERATO. La narrazione, ancora una volta, è fortemente cinematografica. DIARIO smette di essere una canzone in senso stretto, e diventa una versione napoletana degli Offlaga Disco Pax. La musica diventa quindi una seduta di psicanalisi. Il linguaggio è quello che conosciamo, e abbiamo quasi l’impressione che non ci interessi davvero quello che LIBERATO ci sta dicendo. Anzi: ci interessa come lo dice. Si, è vero, ci racconta dei tre anni di pausa discografica, dell’ennesima delusione sentimentale. Ma tutto ciò che ci rimane impresso nella testa è l’immagine: “pecché m’ero miso ‘ncapa ‘e fà Lana Del Rey, ‘e caí? Ev”a fà la vita vissuta”.

Tirando le somme: la recensione di LIBERATO III in breve

Perchè in sostanza LIBERATO III è questo: un emozionarsi ed entusiasmarsi di un linguaggio. Dal punto di vista musicale LIBERATO non ci dice nulla di nuovo (e forse ha smesso anche di sorprenderci). Ma per gli appassionati di musica è come trovarsi al cospetto di un mastodontico ovetto Kinder: una volta ci trovi Pino Daniele e quella dopo i Daft Punk.

In una canzone ti scervelli per capire in che disco avevi già sentito quella frase di Enzo Avitabile, in un’altra ti ritrovi le Pussycat Dolls sparate in faccia. Elton John e Eduardo De Filippo. Calcio Napoli e Lana Del Rey. LIBERATO, ancora una volta, ha accorciato le distanze tra mondi che sembravano non potessero convivere.

È questa la cosa più interessante di LIBERATO, ormai anche più della sua musica.

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Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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