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MAME: l’emulatore per retro-gaming nato in Italia

Il trend del retro-gaming, per quanto certamente ravvivato dall’uscita di console nostalgiche come Nintendo Classic Mini PlayStation Classic, non è certo nuovo: da sempre gamer e appassionati riscoprono e tengono in vita i giochi del passato utilizzando l’hardware dell’epoca o tramite l’uso di emulatori. Uno di questi ultimi è MAME, probabilmente il più celebre emulatore open-source in circolazione. Il nome è nato come un acronimo per Multiple Arcade Machine Emulator, ma ormai il software, in continuo sviluppo tutt’oggi, è in grado di emulare ben più dei cabinati.

Una breve storia di MAME

Nonostante la sua fama mondiale, MAME è un software italiano, nato grazie allo sviluppatore Nicola Salmoria. Basato su un emulatore per Pac-Man, chiamato Multi-Pac, l’idea dietro al progetto era quella di unire più emulatori insieme per creare un unico programma in grado di simulare un gran numero di sistemi. Lo sviluppo è cominciato nel 1996, e il 5 febbraio 1997 fu rilasciata la sua prima versione, MAME 0.1. Attualmente il software ha raggiunto la versione 0.206.

All’inizio il software fu sviluppato esclusivamente per MS-DOS, il sistema operativo di Microsoft precedente a Windows, ma fu poi adattato anche per sistemi basati su Unix (X/MAME), Mac (MacMAME e MAME OS X) e lo stesso Windows (MAME32).

Nel 2015 ha integrato al suo interno il progetto MESS, un emulatore di computer e console, espandendo ulteriormente il numero di sistemi integrati. Attualmente il programma supporta settemila giochi unici diecimila ROM, anche se non tutte giocabili. MAME continua a pubblicare aggiornamenti una volta al mese, aggiungendo di volta in volta nuovi sistemi e migliorando il supporto e le performance per quelli esistenti.

Ma cos’è un emulatore?

Come forse avrà sperimentato chi ha provato ad installare un gioco destinato per Windows 2000Windows XP su una macchina con Windows 10, non è banale utilizzare un software pensato per un sistema operativo su un altra versione dello stesso. Questo è ancora più vero se si vuole fare girare un gioco o un software su sistemi operativi o informatici completamente diversi tra loro. In questi casi è necessario un programma, chiamato emulatore, in grado di far comunicare il gioco con il sistema operativo del computer utilizzato.

Ci si potrebbe quasi chiedere se non sia più conveniente aspettare una riedizione del gioco, pratica ormai in voga per molti titoli popolari di qualche generazione fa, o addirittura recuperare direttamente l’hardware originale. Queste soluzioni sono certamente praticabili per console e macchine relativamente recenti e diffuse, ma non per vecchi computer e i cabinati delle sale giochi. Infatti spesso questi sistemi erano costruiti in maniera specifica per un gioco o una famiglia di giochi, con componenti e connessioni non documentati.

Per utilizzare quindi questi sistemi l’unica soluzione è quella di studiarne l’hardware, risalendo all’architettura della CPU, dei chip grafici e sonori e soprattutto delle ROM (Read Only Memory, la memoria di sola lettura dove è contenuto il software). Una volta acquisite queste informazioni si può poi programmare un emulatore per imitare più o meno fedelmente il sistema.

MAME: un documento interattivo

In questo contesto MAME si presenta come uno strumento per preservare decenni di storia tecnologica. Studiando e ricostruendo i sistemi del passato, e rendendoli utilizzabili anche sulle macchine moderne, si trasforma il codice dell’emulatore in una documentazione completa di essi.

Sotto questo punto di vista, è più importante la fedeltà e l’accuratezza della riproduzione, piuttosto che l’efficienza e le performance. Le macchine sono emulate in ogni loro componente, con le CPU virtuali che eseguono un’istruzione alla volta. Lo scopo principale è quindi quello di creare una copia digitale del sistema elettronico, capace di far girare i giochi ed il software pensati per esso, ma quasi come un “effetto collaterale”, piuttosto che come fine primario.

Questa filosofia rende MAME un programma non proprio leggerissimo da utilizzare. Se la maggior parte dei processori con una frequenza di clock sopra i 2GHz riesce a far girare qualsiasi gioco 2D, l’emulazione dei sistemi più recenti e soprattutto dei giochi 3D risulta spessa lenta e ingiocabile, anche per i computer più veloci. Questo è anche dovuto al fatto che MAME, per garantire un’emulazione quanto più fedele possibile, non si avvale della scheda grafica, e usa solamente il processore per girare.

Utilizzare MAME nel 2019

Nonostante il progetto sia nato più di venti anni fa, il software continua ad essere aggiornato mensilmente, ed è disponibile gratuitamente dal sito ufficiale. Se volete giocare a dei giochi particolari o se siete interessati al massimo livello di fedeltà, MAME è ancora la scelta giusta.

Non è però necessariamente l’opzione più accessibile o più efficiente per tutti gli altri utenti, data l’interfaccia grafica abbastanza rudimentale e gli alti requisiti di sistema. Spesso è più facile cercare direttamente un emulatore per il sistema a cui si è interessati a giocare o, se si è dotati di una console, acquistare a poco i vecchi titoli messi a disposizione dai produttori (vedi i rumors per la Switch o lo store Retrò di Playstation).

Qualunque sia l’opzione scelta, è sempre bello scoprire (o riscoprire) i giochi del passato, sia per conoscere un pezzo di storia videoludica che per apprezzare meglio i titoli attuali. Quindi buon retro-gaming a tutti!

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