Gli scienziati (NASA, SETI e molte università) hanno escogitato un nuovo messaggio da inviare nello spazio, con la possibilità che se esistono degli alieni, possano trovarlo e capirlo. Un modo per dire all’universo che ci siamo, anche se potrebbe essere letto fra milioni di anni.
SETI, un nuovo messaggio per gli alieni con la nostra posizione
Il 16 novembre del 1974 inviammo un messaggio dal radiotelescopio di Arecibo (Porto Rico) verso l’Ammasso di Ercole, il più luminoso gruppo di stelle osservabile dal nostro emisfero. Un messaggio che viaggerà per i prossimi 25 mila anni alla velocità della luce prima di raggiungere quelle stelle lontane.
Ma gli scienziati (dalla NASA alle università di tutto il mondo, oltre che al SETI) coordinati dal dottor Jonathan H. Jiang della CalTech hanno messo a punto messaggio nuovo, chiamato Beacon in the Galaxy.
Anche in questo caso il messaggio sarà trasmesso in codice binario, l’unico possibile linguaggio potenzialmente universale che potrebbero capire degli alieni intelligenti. Utilizzare solo due numero (o due lettere, due concetti di pieno e vuoto) potrebbe essere la chiave per farsi capire anche dagli extra-terrestri. Ma per dire cosa?
Nel messaggio ci saranno alcuni concetti fisici e matematici di base, che una forma aliena capace di captare le onde radio dovrebbe comprendere. Queste faranno da Stele di Rosetta per capire il nostro messaggio. Ma poi ci saranno informazioni su di noi. Sulla composizione biochimica degli organismi terrestri, sulla posizione nel Sistema Solare e nella Via Lattea. Ci saranno immagini stilizzate delle molecole di DNA, di uomini e donne. Del nostro mondo.
Dal 2020 il telescopio di Arecibo non esiste più, distrutto da un terremoto. Quindi potremo utilizzare il FAST in Cina oppure l’Allen Telescope Array del SETI in California. Ma la cosa importante da sottolineare è che questo messaggio, se mai dovesse trovare delle forme di vita aliena, potrebbe raggiungerle fra migliaia o milioni di anni. Quindi più che un messaggio per un appuntamento con gli alieni, potrebbe diventare una prova tangibile della nostra esistenza. Potremmo dire a un’altra specie che, anche se millenni prima e a distanze siderali, non sono soli nell’Universo.
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