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Meta, multa da 265 milioni di euro per il data scraping in Europa

Il Garante della Privacy irlandese ha multato Meta per oltre un miliardo negli ultimi 18 mesi

Il Garante della Privacy in Irlanda ha commissionato a Meta una multa da 265 milioni di euro per non aver impedito il data scraping: l’accusa è non aver impedito che i numeri di telefono e altri dati utenti fossero presi in massa online. Questa non è la prima sanzione ricevuta da Meta: negli ultimi 18 mesi l’Irish Data Protection Commision (DPC) ha richiesto quasi un miliardo di dollari.

AGGIORNAMENTO: Abbiamo aggiunto le dichiarazioni di Meta riguardo la decisione del DPC.

Meta, multa per il data scraping in Europa: 265 milioni di euro

Solo lo scorso settembre il Garante irlandese aveva multato Meta per 405 milioni di euro, per la gestione dei dati dei minori su Instagram. La società di Mark Zuckerberg era ricorsa in appello: ma in meno di un trimestre arriva una nuova sanzione milionaria, questa volta per 265 milioni di euro.

Il Garante intente tenere Meta responsabile per il leak online di oltre 533 milioni di utenti Facebook, riportato lo scorso aprile. I dati “raschiati” dalla piattaforma e messi online riguardano numeri di telefono, date di nascita, indirizzi email e luoghi visitati. Tutti informazioni facilmente reperibili su alcuni profili, ma che raccolti in massa possono diventare uno strumento per gli hacker che vogliono attuare phishing e truffe online.

Nella nota, il Garante irlandese specifica che fra le informazioni pubblicate c’erano dati personali di giudici in carica, guardie carcerarie, assistenti sociali, giornalisti e non solo.

Questione di responsabilità

meta horizon

All’epoca, svelando l’attacco, Meta aveva riversato la colpa sugli hacker che avevano compiuto il data scraping e venduto le informazioni online. Ma secondo il Garante irlandese, Meta non avrebbe rispettato uno dei punti del GDPR, quello della protezione dei dati per progettazione e di default“.

Nella nota con cui comunica la sazione, il Garante della Privacy irlandese specifica che Meta non ha rispettato l‘Articolo 25 del GDPR che sottolinea proprio questo concetto.

Meta ha confermato al The Wall Street Journal di aver risolto il problema che ha permesso il data scraping già nel 2019 (i dati sono stati pubblicati online lo scorso aprile, ma il furto è avvenuto in precedenza). Ma per il momento non si sbilancia a dare un giudizio della sentenza: vuole prendersi il tempo corretto per valutarla.

facebook amici

Tuttavia, un portavoce della società specifica che: “il data scraping non autorizzato è inaccettabile e contrario alle nostre regole”. Sottolineando che la colpa resta degli hacker, seppur discuterà con il Garante su una propria responsabilità.

Un portavoce di Meta spiega: “Proteggere la privacy e la sicurezza dei dati delle persone è fondamentale per il nostro lavoro. Per questo motivo abbiamo collaborato attivamente con l’Autorità Garante irlandese (DPC – Data protection commission) su questa importante tematica. Nel periodo a cui si fa riferimento, abbiamo apportato modifiche ai nostri sistemi, tra cui l’eliminazione della possibilità di effettuare lo scraping delle nostre funzionalità utilizzando numeri di telefono. Lo scraping non autorizzato di dati è inaccettabile e contrario alle nostre regole; continueremo a collaborare con i nostri partner per affrontare questa sfida di settore. Stiamo esaminando attentamente questa decisione”.

Altro colpo per Meta

Di recente il Garante della Privacy dell’Irlanda, dove Meta ha la sua sede legale in Unione Europea, ha commissionato più di una sanzione e molti richiami al gruppo guidato da Mark Zuckerberg. Oltre alle multe già citate per Facebook e Instagram, lo scorso settembre ha multato WhatsApp per 225 milioni di euro per non aver rivelato all’Unione Europea come condivide i suoi dati con Facebook. E questo marzo Facebook ha dovuto pagare 17 milioni di euro per una dozzina di diversi data breach.

L’Europa sta facendo rispettare a suon di milioni il suo GDPR, con Facebook, Instagram e WhatsApp costrette a pagare quasi un miliardo di euro nell’ultimo anno e mezzo.

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Source
Engadget

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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