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Meta ha annunciato oggi il mancato rinnovo dell’accordo di licenza con la Società Italiana Autori ed Editori (SIAE), l’organismo che gestisce e ripartisce i proventi dei diritti di autore per artisti di ogni tipo (dalla musica alle sceneggiature cinematografiche). Il mancato comporta diverse conseguenze, tra cui la più palese è la rimozione dell’intero catalogo musicale SIAE dai social di Mark Zuckerberg. Addio quindi alla musica su Facebook e Instagram, tanto nei Reels quanto nelle Storie.
Questo ovviamente non vuol dire che tutte le canzoni del mondo scompariranno dai social. Troverete ancora tutti i brani di popolari artisti stranieri che non fanno parte del repertorio SIAE. Contraccolpo importante invece per la musica italiana, dato che la stragrande maggioranza degli artisti in Italia (compresi i grandi nomi) sono parte del catalogo SIAE.
Cosa cambia per gli utenti?
Per i creatori di contenuti di Facebook e Instagram cambia molto, dato che gli utenti non potranno più utilizzare le canzoni del repertorio SIAE nei Reels, nei video e nelle Storie. A breve Meta provvederà a bloccare tutti i contenuti che utilizzano musica di cui non dispone i diritti. Nello specifico:
- I video Facebook con musica del repertorio SIAE saranno bloccati. Sarà possibile ricaricarli sostituendo il brano musicale.
- Su Instagram, dove la musica può essere inserita tanto nei post con foto che nei Reels, le canzoni verranno silenziate. Gli utenti potranno tuttavia decidere di sostituire la musica silenziata con una canzone dal catalogo.
- Nelle Storie di entrambi i social la musica del repertorio SIAE sarà silenziata e non sarà più disponibile per i contenuti futuri.
La rimozione del catalogo SIAE dalle piattaforme Meta comincerà già dalle prossime ore di oggi (giovedì 16 marzo 2023).
SIAE: “La decisione di Meta è incomprensibile e unilaterale”
Dura la posizione della SIAE, che definisce la scelta di Meta una “decisione unilaterale di escludere il repertorio SIAE dalla propria library”. In una nota stampa (inviata al Corriere della Sera) la Società Italiana Autori ed Editori afferma che la manovra “lascia sconcertati gli autori ed editori italiani”.
Secondo la SIAE il colosso dei social avrebbe avanzato una proposta economica unilaterale. “Tale posizione – prosegue il comunicato della società – unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti“.
Si tratta, in sostanza, di un danno non indifferente per gli autori italiani, che vedranno la propria musica (e i relativi introiti derivanti da essa) rimossa da due delle principali piattaforme social a livello globale. Una condizione sottolineata ancora da SIAE, che chiude la nota stampa con questa parole:
“Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.
Intanto su TikTok si balla
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“Dove si balla” cantava Dargen D’Amico in un recente Festival di Sanremo. Si balla sicuramente su TikTok, principale competitor di Instagram, dove il catalogo SIAE continua ad esistere e persistere.
Riportiamo, infine, le parole di Mogol, al secolo Giulio Repetti, celebre autore e presidente in carica della SIAE:
“Queste piattaforme digitali guadagnano miliardi e sono restii a pagare qualcosa agli autori, che vivono di diritti. È una battaglia giusta quella che facciamo a tutela degli artisti, è una battaglia sacra. Il copyright è stato approvato alla Camera e al Senato ed è fermo da 7-8 mesi ai decreti attuativi, è tutto fermo e non riusciamo a capire perché, se non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso.”
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Il punto è che in quest’epoca un intermediario come la SIAE non ha proprio senso di esistere. Gli artisti dovrebbero firmare contratti con le piattaforme di distrubizione stesse che possono avere una numerazione reale ed effettiva delle riproduzioni. A questo punto si tratta solo di distribuire questa fetta ad artista e piattaforma (oltre ovviamente alla casa discografica, ma quello è ovvio) ed eliminare un organo vecchio ed inefficiente come la siae
Ciao Gaetano, e grazie per il tuo commento.
È importante ricordare che la SIAE non si occupa di distribuzione né di tenere conto delle riproduzioni. La SIAE si occupa di tutelare gli autori (gestendone la proprietà intellettuale in caso di controversie sul diritto di autore), ripartire gli introiti (i proventi derivati dallo sfruttamento commerciale dei brani) e di garantire che la fruizione dal vivo di musica (sia essa live o tramite una radio nei locali) generi profitto per chi quella musica l’ha creata. Si tratta di compiti che non spettano alle case discografiche, e per fortuna aggiungerei, altrimenti coloro che non hanno un contratto discografico sarebbero facilmente sfruttati. Quindi eliminare un organismo come la SIAE, ad oggi, porterebbe al collasso di un intero settore che sta alla base della musica che amiamo: gli autori.