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Mobileye, il futuro della guida autonoma è nella mappatura

Mobileye, società di Intel, mostra le sfide delle auto autonome al CES 2021

Agli ultimi CES una delle presenze fisse è stata Mobileye, società di Intel presente sul mercato della guida autonoma. Questa società qualche anno apre uno sguardo dietro le quinte della sua strategia futura con l’evento “Under The Hood”, Sotto il Cofano. In questo spazio, quest’anno tenuto dal Presidente e CEO di Mobileye Amnon Shashua, l’azienda ci racconta le sfide e gli obiettivi dell’anno. Argomento di quest’anno? La mappatura delle strade del mondo, gli ADAS e la sicurezza, anche etica.

Cosa si intende per “mappatura”?

La parola “mappatura” per fortuna ha un significato più ampio del corrispettivo inglese “map”. Infatti per tutta la durata del suo intervento il CEO di Mobileye, Amnon Shashua, si è scusato per l’utilizzo del termine “mappa” per spiegare un concetto in verità ben più complicato. La mappatura infatti è un insieme di diversi fattori che vanno a comporre le strade di tutto il mondo.

La mappatura è l’insieme delle strade del mondo riprodotte in alta definizione, come in una normale mappa. A questa però vanno aggiunte tantissime caratteristiche peculiari: i dati stradali, le traiettorie da seguire, le varie precedenze, i semafori, i punti di stop e di ripartenza, nonchè la velocità comune con cui viene trascorso un dato tratto di strada.

Queste mappe servono a tutti i sistemi di guida autonoma del mondo per potersi orientare nel mondo, per garantire un domani la guida completamente autonoma. Per Mobileye infatti la chiave per la mobilità elettrica è avere dei sistemi che siano in grado di guidare da soli non solo in aree circoscritte, ma che siano in grado di portarvi ovunque, come su un’auto tradizionale guidata da un umano. Per fare questo però non bastano le indicazioni stradali per la propria destinazione e basta.

mobileye ford fusion

La rete stradale mondiale infatti è incredibilmente complessa e diversa, e comprende una complessità a livello di segnali stradali, semafori, abitudini e stili di guida diversi da Stato a Stato, figurarsi da continente a continente. Mobileye poi punta l’attenzione su un fatto molto importante. Al momento, nonostante i passi da gigante nella tecnologia dei sistemi di guida autonoma, questi non hanno una potenza nè delle capacità sufficienti per garantire una guida sicura con bassissimi margini di errore, e probabilmente ci vorranno anni per insegnare alle macchine a guidare come un umano.

Il modo più veloce e sicuro per insegnare ad una macchina a guidare nel traffico mondiale è quello di mappare più strade possibili. In questo modo, l’auto sa cosa l’aspetta davanti a sé prima di eventuali punti critici, in modo da poter prendere la decisione giusta. Proprio come un umano.

Come creare una mappatura del mondo? Per Mobileye la chiave è il crowdsourcing

Come afferma Shashua infattiIl fatto che noi umani sappiamo guidare non significa che guidare sia una cosa semplice. Anzi, guidare è una delle cose più complesse che ci siano. L’Intelligenza Artificiale che utilizziamo adesso non sarà per molto tempo in grado di replicare in tempo reale la nostra guida. Il modo per garantire una guida autonoma sicura è la mappatura di più strade possibili, insieme allo sviluppo di ADAS sempre più sofisticati.”

Come fare allora a mappare le strade del mondo? Molti competitor mandano in giro per le strade del mondo auto con enormi LiDAR sul tetto per mappare le strade con precisione millimetrica. Per Shashua però non è la strada giusta. “Durante la guida autonoma l’auto è in grado di vedere perfettamente in un raggio di 200 m intorno a sè. Le scansioni millimetriche quindi non sono utili, ma neanche la misurazione a lunghissimo raggio serve. Bisogna dare alle auto autonome l’indicazione di cosa stiano per incontrare, senza una precisione al centimetro. A controllare i dintorni ci pensa poi l’auto: all’auto non interessa sapere cosa succeda a 2 km da lei.”

La risposta di Mobileye è quella del Crowdsourcing. Cosa significa? In pratica Mobileye ha avuto un colpo di genio. Per mappare centinaia di migliaia di km di strade ogni giorno sarebbe servito un numero di auto “radar” immenso, impossibile da mettere in campo. Così Mobileye nel 2015 ha raggiunto un accordo con alcune Case come Volkswagen, Nissan e BMW: queste a partire dal 2018 hanno inserito all’interno dei loro sistemi di guida assistita la possibilità di inviare a Mobileye dei piccoli dati della strada.

Tranquilli: la vostra auto non ha mandato registrazioni o nomi di strade percorse. Il concetto del crowdsourcing è che i sistemi di assistenza rilevano dettagli sulla strada che state percorrendo come traiettoria seguita, precedenze, semafori, corsie preferenziali o punti di “attesa” per vedere la strada in corrispondenza di un incrocio. Questi sono i dettagli chiave per la mappatura delle strade. Con questi dati, l’auto autonoma è in grado di sapere diverse cose sulla strada che percorre senza doverli calcolare al momento. Geniale.

Con il crowdsourcing le auto inviano pochissimi dati, circa 10 KB per km, al cloud di Mobileye. Il punto è proprio che non è la quantità di dati e la loro qualità, ma il numero dei dati. Ad oggi, la società di proprietà di Intel riceve dati riguardanti 8 milioni di km di strade mondiali. Nel 2024, con il diffondersi di questi sistemi, si arriverà a un miliardo di km “mappati”. Questo è l’unico modo per mappare in fretta il mondo intero. E sembra funzionare bene.

L’approccio agli ADAS di Mobileye: la rindondanza di sistemi simili

La guida autonoma però non vive di sole mappature. Mobileye infatti punta tantissimo sugli assistenti alla guida, producendo sistemi ADAS con telecamere, radar e LiDAR, ed occupandosi anche della progettazioni di interi sistemi ADAS completi di centraline, processori e computer, oltre che di un sistema unico, il SuperVision. Questo sistema entrerà in produzione alla fine del 2021 sulle nuove auto Geely, Lynk&Co e su altri marchi della galassia Geely.

Mobileye geely

Ma in cosa si differenzia l’approccio di Mobileye al mondo degli ADAS? Nella ridondanza. Mobileye infatti ha un occhio molto attento alla sicurezza, e ritiene che il modo più sicuro per consentire la guida autonoma è affidarsi non solo ad un singolo sistema per mansione, ma “sovrapporre” sistemi simili che possono migliorarsi l’un l’altro.

Ad esempio per quanto riguarda la visione anteriore Mobileye punta su una ridondanza a 3 vie. Sul frontale delle auto dotate di SuperVision infatti c’è un sistema di monitoraggio tramite camere, uno tramite radar ed uno tramite LiDAR. Tutti e tre questi sistemi si occupano di vedere cosa si trova davanti all’auto, riconoscere utenti della strada, pedoni, segnaletica ed eventuali pericoli e così “comandare” l’auto in autonomia. Ma svolgono questo compito con qualche differenza: questo rende il sistema migliore, dotato di una risposta immediata e anche al riparo da eventuali guasti ad uno dei tre sistemi.

Il futuro delle auto autonome: radar per abbattere i costi

Se però tutti puntano su camere e LiDAR come futuro della guida autonoma, secondo Mobileye lo sviluppo si deve concentrare sui radar. Il motivo? I costi. “Noi a Mobileye” racconta Shashua “abbiamo un obiettivo per il 2025: vogliamo essere in grado di raggiungere la guida autonoma di livello 5 ma anche di abbattere i costi di produzione. Vogliamo essere quindi migliori, ma anche più economici. Come? Andando avanti sul nostro tema della ridondanza, ma anche puntando sulla presenza del LiDAR solo davanti, delegando il resto dell’auto ai radar. Questo è l’unico modo per contenere i costi. Diffidate infatti dalle notizie false che spesso si riportano: i LiDAR costano 10 volte più dei radar. Se vogliamo abbbattere i costi, dobbiamo migliorare tantissimo il livello dei radar”.

Mobileye modifiche

E la sfida non è facile: i radar al contrario di camere e LiDAR infatti non indicano un punto nello spazio come un punto, bensì lo rappresentano un po’ dappertutto. Per riuscire a rappresentare gli oggetti in modo preciso e non dispersivo come adesso accade con i radar c’è bisogno di aumentare tantissimo la risoluzione dei radar stessi, ma anche la probabilità di rilevazione di un oggetto. L’obiettivo è quello di passare dagli attuali 192 canali virtuali dei radar ad oltre 2300 canali, così come si vuole aumentare il range dinamico laterale e frontale.

Come? Puntando su un nuovo tipo di radar, i radar con immagini definite via software. Sensori molto più precisi ed affidabili, ma che hanno bisogno di processori e potenze molto maggiori per essere computati. E su questo, Mobileye ed Intel stanno lavorando per la produzione di nuovi SoC e schede madre sempre più performanti.

La battaglia di Mobileye sulla sicurezza: problema anche etico

L’ultimo ma non meno importante punto toccato nell’incontro “Under the Hood” di Mobileye e Intel è quello riguardante la sicurezza. Non solo sulla sicurezza attiva, ma anche su quella… etica. Mobileye infatti sta portando avanti la promozione e la creazione di un modello formale di sicurezza, l’RSS (Responsibility Sensitive Safety). Questo è una sorta di trattato basato sui comportamenti umani alla guida, che regoli cosa le auto autonome possono o non possono fare. L’idea è quella di stilare un “regolamento” tramite una formalizzazione matematica per tutti i veicoli autonomi per permettergli di non causare mai un incidente. In cosa consiste tutto questo? In una serie di regole che partono da 5 principi fondamentali:

  • non colpire qualcuno da dietro.
  • non tagliare la strada impazientemente.
  • la precedenza è data, non si prende.
  • essere prudenti in aree con limitata visibilità.
  • Se è possibile evitare un incidente senza causarne un altro, bisogna assolutamente farlo.

Questi sono i 5 “comandamenti” delle auto autonome, e Mobileye sta cercando con forza di “evangelizzarli“. Per ora sono nati dei programmi presso la IEEE e l’ISO per la creazione di un modello standard intorno alla RSS, oltre che a diverse istituzioni americane e britanniche.

Il CES 2021 è stato per Mobileye il palcoscenico dove fare il punto del suo anno e dal quale far partire i piani per i prossimi anni. L’azienda di Intel sta spingendo molto per riuscire a regalare al mondo una guida autonoma sicura, facile ed etica. Riuscirà a diventare l’azienda da battere? Noi nel frattempo siamo curiosi di provare un’auto con il loro nuovo sistema SuperVision il prima possibile.

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Giulio Verdiraimo

Ho 22 anni, studio Ingegneria e sono malato di auto. Di ogni tipo, forma, dimensione. Basta che abbia quattro ruote e riesce ad emozionarmi, meglio se analogiche! Al contempo, amo molto la tecnologia, la musica rock e i viaggi, soprattutto culinari!

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