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Le morti più tragiche nelle pellicole cinematografiche

Dai traumi infantili a quelli più "recenti"

Il settore cinematografico è bello perché è vario, troviamo pellicole di ogni genere ma improvvisamente veniamo colti alla sprovvista dalla perdita improvvisa di un personaggio ed è per questo che oggi andremo a scoprire quali sono le morti più tragiche nei film.

Quelle che ci spezzano il cuore e ci lasciano in preda alle lacrime. Uomini, non fate così, so bene che anche voi avete pianto almeno una volta.

Attenzione, all’interno dell’articolo sono presenti spoiler relativi ai film.

Morti tragiche nei film: un trauma infantile

Oltre ad essere tra i primi posti nella sezione “morti tragiche nei film”, è considerata anche uno dei traumi infantili più dolorosi di sempre. La Storia Infinita è una pellicola del 1984 ispirata all’omonimo romanzo di Michael Ende. Nonostante ci siano alcune sostanziali differenze con il romanzo, il film ha ottenuto un enorme successo.

Bastian è un ragazzino che ama i racconti d’avventura, è molto riservato e ama fantasticare. Un giorno, mentre si reca a scuola, si trova davanti alcuni bulli e decide di rifugiarsi in una bottega, lontano da loro. La bottega in questione è una libreria e Bastian che il padrone sta leggendo uno strano libro chiamato La storia infinita.

Approfittando di un attimo di distrazione, il ragazzo ruba il libro e scappa via mentre il proprietario lo guarda allontanarsi, sorridendo. Una volta arrivato a scuola, il ragazzo si rende conto di essere in ritardo. I suoi compagni stanno facendo un compito in classe, quindi decide di nascondersi nella soffitta della scuola e leggere il libro.

La storia è ambientata nel regno di Fantàsia, che è costantemente minacciato da un’oscura entità che sta distruggendo qualsiasi cosa, chiamata Nulla. L’Infanta Imperatrice è la sovrana del regno ma è malata e solo un eroe può salvarla.

Il prescelto è il giovane Atreyu, a cui viene affidato il simbolo dell’Imperatrice, l’Auryn.

La pellicola è iconica ed è stata apprezzata da tutto il mondo, anche se mostra una delle morti più tragiche che si possa trovare nei film. Stiamo parlando di Artax, il cavallo del protagonista Atreyu. Ci sono persone che hanno assistito a questa scena in tenera età, altre come me invece hanno avuto modo di vederla più avanti.

Non importa se siete bambini, adolescenti o adulti, chiunque ha pianto durante questa scena. Chi dice il contrario, sta solo mentendo al mondo intero e sé stesso. Le Paludi della Tristezza non solo hanno buttato giù il povero Artax, che si lascia lentamente andare, ma anche il pubblico.

Si tratta di una scena straziante, dolorosa e difficile da mandare giù. Il film inizia in modo delicato e ci fa sorridere, il pubblico non si aspetta una botta tra capo e collo così massiccia e invece è nascosta lì, dietro l’angolo. Le urla di Atreyu, lo sguardo perso del cavallo e la consapevolezza che non uscirà da quelle sabbie mobili, ci entrano nelle vene.

Noi non possiamo fare altro che stare lì, fermi, evitando di sbattere gli occhi altrimenti un oceano di lacrime rischierebbe di far annegare coloro che sono accanto a noi – i quali inevitabilmente tentano di fare lo stesso: non sbattere gli occhi, trattenere le lacrime.

Un ponte per Terabithia: “a domani”

Ponte-per-Terabithia-morti-tragiche-film-Tech-PrincessSapete quali sono le scene più dolorose nel campo cinematografico? Quelle che non ti aspetti. Tu sei lì, sul divano a guardare un film con due ragazzini come protagonisti: tutto è interessante, colorato e pieno di fantasia. Quindi inizi anche tu a sognare e fantasticare con loro.

All’improvviso però uno dei due ti abbandona e non sai minimamente cosa pensare. Non era prevista la sua morte, dovevano entrambi vivere felici e contenti, ora nulla sarà più lo stesso.

Una delle principali pellicole che possiede questo elemento a sorpresa e una delle morti più tragiche nei film, è Un Ponte per Terabithia, film ispirato dall’omonimo romanzo di Katherine Paterson pubblicato nel 1976. Il protagonista della storia è il giovane Jess Aarons, un ragazzo di dodici anni amante dell’arte, della natura e delle attività all’aria aperta.

Jess vive con i suoi genitori e quattro sorelle, due più grandi e due più piccole. Purtroppo la famiglia ha gravi difficoltà economiche e per questo motivo i genitori, spesso e volentieri, trascurano il ragazzo. Jess ha difficoltà a fare amicizia a scuola e anche scarsa autostima: frequentare la scuola è diventato un trauma, in particolare a causa di alcuni bulletti che lo prendono di mira.

La sua vita però cambia improvvisamente quando nella sua classe arriva Leslie Burke, una ragazzina con un grande cuore ed una fervida immaginazione. Nonostante non corra buon sangue all’inizio, i due scoprono di essere vicini di casa ed iniziano a frequentarsi.

I ragazzi abitano in aperta campagna e decidono quindi di esplorare i dintorni del luogo fino a che non arrivano nel bosco che sembra essere irraggiungibile a causa di un piccolo torrente. Leslie e Jess però si accorgono della presenza di una corda appesa ad un ramo, vicino alla riva.

Jess non è molto convinto ma alla fine segue la ragazza e i due utilizzano la corda per attraversare il torrente e raggiungere il bosco. I due iniziano a fantasticare ed immaginare che quella corda sia magica e che li condurrà all’interno di un mondo incantato, chiamato Terabithia.

Il mondo è popolato da antiche creature, i terabithiani – ovvero gli abitanti del posto – ma anche da creature malvagie. I due passeranno così le loro giornate, fino a quando una terribile tragedia cambierà per sempre le loro vite.

Adesso vorrei sapere per quale motivo la scrittrice abbia deciso di spezzare così il nostro cuore. Com’è possibile che in un romanzo e in un film in cui si parla di bambini che creano un mondo magico, caratterizzato da creature, magia e tante cose belle, uno dei due debba morire? E quando poi? Giustamente quando i due iniziano a legare ancora di più.

La morte di Leslie è uno dei miei traumi infantili più dolorosi. Uno di quegli avvenimenti in cui, per tutta la durata del film, continuavo a ripetermi che lei non era morta e che alla fine sarebbe comparsa da dietro un albero. Ancora oggi mi viene da pensare: “Hey ma esiste questo film, quasi quasi lo rivedo”, poi ricordo quella scena e il mio viso dice no.

Sinceramente non so nemmeno in che modo descrivere come mi sono sentita o cosa trasmetta la scena in cui viene detto a Jess che Leslie è morta. Sono come lui, incredula e stupita. Come è potuto accadere? Fino a ieri erano insieme, felici sotto la pioggia e un attimo dopo è come udire il rumore di un vetro che si frantuma.

Di certo è stata inaspettata, anche questa ci ha colpiti all’improvviso ed ora che ci penso credo di aver visto questo film solo un paio di volte. Rivivere quel momento è doloroso e il solo ripensare a Jess che corre via di casa per cercare la sua migliore amica, mi fa lacrimare – scusate, vado a prendere un fazzoletto.

Morti tragiche nei film: Dragonheart, anche gli uomini hanno un cuore

Ora mi rivolgo a tutti gli uomini in ascolto, grandi o piccini che siano. Magari per le morti precedenti, o quelle successive, non avete pianto poi così tanto oppure siete riusciti a trattenere le lacrime e fare buon viso a cattivo gioco. Io però so che tutti voi, sì proprio voi, almeno in questa scena avete pianto come bambini.

E va bene, non c’è nulla di male. L’ho fatto anche io, lo avrà fatto anche vostro padre e vostra madre, lo abbiamo fatto tutti. Non piangere in una scena simile, significa non avere un cuore – e, tra l’altro, è proprio il nucleo del film.

La pellicola in questione è Dragonheart, diretto da Rob Cohen nel 1996. Corre l’anno 984: durante una battaglia il Re Freyne viene ucciso dalla folla mentre suo figlio, il giovane principe Einon, viene colpito al cuore, Sua madre Eyslin e Bowen, il suo mentore, soccorrono immediatamente il ragazzo.

I due lo conducono in una caverna abitata da un drago, sperando che egli possa salvare la vita del principe. Il drago acconsente a patto che il giovane giuri di governare bene, saggiamente e seguendo ciò che viene detto ne L’antico Codice dei cavalieri di Camelot.

In seguito dona metà del suo cuore al ragazzo, salvandolo da morte certa. Nel corso degli anni però Einon sembra essere più violento del padre e Bowen, credendo che sia colpa del drago, inizia a cercarlo per ucciderlo. Gli anni passano e Bowen diventa un ottimo cacciatore di draghi mentre il Re Einon è un sovrano tirannico e spietato.

Un giorno Bowen incontra il famoso drago che stava cercando ed egli svela al cacciatore di essere l’ultimo della sua specie. Dopo che i due hanno lottato fino allo stremo, decidono di fare pace e diventano amici.

Battaglie violente, onore, forza: diciamo che qui c’era da immaginarselo. Qualcuno sarebbe morto ma perché proprio Draco? Ciò che rende questa morte una delle più tragiche è proprio il fatto che Draco abbia preso questa decisione per il popolo, nonostante non sia mai stato ben visto dagli umani.

Lo ha fatto per il suo migliore amico, per il regno. Abbiamo assistito ad un drago pieno di onore e dubito che qualcuno sia rimasto impassibile dinnanzi a questo gesto eroico.

Diciamo che c’era da aspettarselo, insomma, condivideva il cuore con un violento Re ma sapete, in certe occasioni uno spera sempre che durante il corso della pellicola si trovi una soluzione. Ovviamente parlo di una soluzione meno violenta e drastica.

Ho trovato però estremamente magico il fatto che il corpo di Draco, dopo essere stato colpito, si sia trasformato in puro spirito di luce. Il nostro amico è diventato una stella e veglierà per il resto dei secoli sui suoi amici. Toccante e davvero poetico. Una morte tragica ma che, in un certo senso, ci fa sorridere – ovviamente sotto le lacrime. Milioni di lacrime.

Harry Potter e un elfo libero

Sapete, credo che questa sia una delle mie saghe preferite e non riesco a guardare un solo film senza lacrimare almeno un po’. Se mi conoscete di persona e avete avuto l’opportunità di vedere gli ultimi due capitoli insieme a me, sapete bene che passo l’intera durata dei film a singhiozzare come una bambina.

Ci ho pensato a lungo, prendendo in considerazione anche i libri, e ritengo che tra tutte le morti quella di Dobby sia peggiore in assoluto.

Per chi non lo sapesse, e spero vivamente che nessuno legga questo paragrafo di trama, la saga di Harry Potter è ispirata all’omonima serie di romanzi pubblicati dalla scrittrice inglese J. K. Rowling. I film ci narrano le vicende di Harry, un giovane ragazzo che scopre di essere un mago. Il giovane frequenta la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e qui fa la conoscenza di Ron Weasley e Hermione Granger, i suoi due migliori amici.

Purtroppo però Harry dovrà affrontare, nel corso dei sette libri (e otto film), il famigerato Lord Voldemort, colui che ha ucciso i suoi genitori e ha intenzione di uccidere anche il ragazzo.

Questa terribile scena compare nel settimo e penultimo film, Harry Potter e i Doni della Morte parte 1. I nostri protagonisti si trovano a Villa Malfoy dove Bellatrix Lestrange inizia a torturare la povera Hermione per ottenere informazioni riguardo la spada di Grifondoro.

Mentre la strega è infuriata con i ragazzi, il piccolo elfo Dobby corre in loro aiuto. L’elfo riesce a far smaterializzare il gruppo e portarlo in salvo a casa di Bill, il fratello di Ron, a Villa Conchiglia. Purtroppo Dobby, nello smaterializzarsi, rimane ferito a morte da un pugnale lanciato da Bellatrix.

Alcuni di noi lo avranno sopportato poco nel secondo capitolo, altri invece lo hanno adorato fin da subito. Sono molte le morti tragiche presenti nei film di Harry Potter ma questa credo sia una delle più dolorose in assoluto. Sarà per il gesto eroico, per le dolci parole dette a Harry poco prima di chiudere gli occhi ma questo piccolo elfo rimarrà certamente nel cuore di tutti.

Un personaggio che si è fatto valere e che mi sta facendo lacrimare anche in questo momento.

Morti tragiche nei film: uno strappo alla regola

So bene che stiamo parlando di pellicole e, a conti fatti, direi che anche questa è una pellicola cinematografica. Sì, d’animazione ma pur sempre un film. Nel corso della mia carriera ho visto parecchi film e in molti di essi, in un modo o nell’altro, c’era un personaggio che veniva ucciso.

La maggior parte però, guardandoli da un punto di vista oggettivo, non erano poi così tragici. Sì okay, mi hanno fatto piangere ma niente di che – credo abbiate intuito che sono un pochino sensibile.

Ripensando però a pellicole tipo Un Ponte per Terabithia, che ho visto solo una o due volte nella mia vita, non potevo di certo mettere la parte la pellicola che mi ha letteralmente strappato il cuore dal petto. Non fatevi ingannare dal fatto che si tratti di un film d’animazione, solitamente sono i peggiori – in senso positivo.

Sto parlando di Una Tomba per le Lucciole del 1988 diretto e sceneggiato da Isao Takahata, cofondatore insieme a Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli.

Ci troviamo nel 1945, precisamente il 21 settembre all’interno della stazione ferroviaria di Kobe. Qui un giovane ragazzo muore di fame in mezzo ai passanti che non si curano minimamente della sua presenza. Il giovane possiede solamente una scatola di latta contenente piccoli pezzi di ossa.

La scatola verrà poi gettata via da un inserviente ed improvvisamente si vede il fantasma di una bambina. La piccola raccoglie la scatola e viene subito raggiunta dal ragazzo morto poco prima: così inizia il flashback che ci racconta la triste storia di Seita e la piccola Setsuko, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Io sono stata ingannata palesemente dal titolo, anche se la presenza della parola tomba non mi faceva sorridere più di tanto. C’erano però le lucciole e mio fratello, quella piccola canaglia, mi disse che mi sarebbe piaciuto. Avevo già visto molti film dello Studio Ghibli e le animazioni e le storie mi piacevano davvero molto.

Quindi ho detto, perché no? Ecco, la prossima volta amici giuro che mi faccio gli affari miei. Sono solita guardare serie tv e film almeno una decina di volte, ma credetemi: questo qui ho addirittura fatto fatica a terminarlo. Un dolore immane per tutta la durata del film.

La morte della piccola Setsuko, il modo in cui siamo costretti a vedere la bambina spegnersi giorno dopo giorno, ti lacera dall’interno.

Lacrime fin dall’inizio, voce strozzata nel chiedere a mio fratello quanto mancasse alla fine e poi un enorme vuoto interiore nel finale. Una Tomba per le Lucciole è una di quelle pellicole così dannatamente belle e dolorose, che solo chi è dotato di un coraggio infinito è in grado di rivedere più e più volte.

A me è bastata la prima visione per dire poi: “No, basta, non lo vedrò mai più.” Nonostante il dolore, riconosco che sia uno dei film d’animazione migliori che abbia mai visto.

 

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Veronica Ronnie Lorenzini

Videogiochi, serie tv ad ogni ora del giorno, film e una tazza di thé caldo: ripetere, se necessario.

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