Non serve soffermarci troppo a lungo sull’alluvione che da inizio maggio ha imperversato sull’Emilia-Romagna.
A oggi si contano 14 morti e quasi 40.000 sfollati. Come abbiamo scritto in un articolo, in pochi giorni è caduta una quantità di acqua che di solito si distribuisce in sei mesi.
Sono stati per fortuna pochi, al cospetto di questa tragedia, a smarcarsi dall’analisi condivisa da tutti i climatologi e meteorologi, secondo cui la causa principale di questo e altri eventi eccezionali è il cambiamento climatico (o meglio, l’emergenza climatica). Con un’eccezione, di cui parleremo.
Come sempre accade in casi simili, c’è stata una grande mobilitazione di volontari – soprattutto giovani – che hanno dato una mano a rimettere in piedi le zone più dissestate.
Ma purtroppo, i disastri naturali mostrano il meglio e il peggio delle reazioni umane. E accanto ai cosiddetti angeli del fango non sono mancati gli episodi di sciacallaggio.
Piazza Maggiore allagata (e altre fake news)
Lo sciacallaggio oggi ha due declinazioni.
Non solo quella concreta e abominevole, per cui c’è chi si intrufola nelle case abbandonate per depredarle di oggetti. Ma anche quella virtuale, in nome della quale vengono diffuse in Rete notizie assolutamente infondate.
Qui è davvero difficile presumere quale possa essere il tornaconto dei dispensatori di fake news, che in questo modo non fanno che ingenerare ulteriore panico in una popolazione già duramente colpita. A meno che non ci sia la volontà di affossare le amministrazioni locali.
Ma vediamo cos’è successo.
Le bufale circolate
Le fake news circolate in queste ore sui social si sprecano.
In un elenco non esaustivo, possiamo citare Piazza Maggiore a Bologna allagata, così come il sottopassaggio della stazione centrale della città felsinea. E poi la Futa chiusa, la tangenziale di Modena invasa dall’acqua e Forlì senza acqua potabile.
Come si producono queste fake news
La tecnica di produzione e diffusione di queste fake news è nota. Si prende un’immagine o un video risalente ad altro periodo storico o raffigurante un altro luogo, e lo si abbina a una didascalia allarmistica.
In questi giorni più che mai, gli utenti del web (specie gli abitanti delle zone alluvionate) sono preda dell’emotività, e quindi facili bersagli di chi propaga fake news.
È successo con Piazza Maggiore allagata, e in maniera ancor più metodica col sottopasso della stazione bolognese. In questo caso, a guardare con attenzione il video che ha fatto il giro dei social, si nota come i sottopassaggi mostrati siano troppo stretti per essere quelli della stazione di Bologna.
L’appello dei sindaci
In queste ore convulse, non serve davvero aggiungere ansia e confusione a chi abita nelle zone colpite dall’alluvione.
Lo ricordano alcuni sindaci. Come Barbara Panzacchi, prima cittadina di Monghidoro. Che parlando della Futa, strada di collegamento tra Bologna e Firenze, ha detto: “La Futa è aperta al momento, non è stata chiusa. Vi chiedo di non diffondere notizie non veritiere senza chiedere alle fonti ufficiali ma anzi se vedete situazioni da segnalare sulla Futa fatelo, con foto e noi le giriamo ai sorveglianti e ai cantonieri che stanno presidiando”.
E Matteo Lepore, sindaco di Bologna, ha dichiarato: “Piazza Maggiore non è allagata. Le immagini che sono state diffuse si riferiscono alla grandinata di alcuni giorni fa. Un evento molto intenso ma durato poco tempo e che si è risolto immediatamente.”
Le scie chimiche, naturalmente
Al di là della diffusione di queste false notizie, c’è chi ha avuto il coraggio di propinare tesi complottistiche sui motivi alla base delle precipitazioni eccezionalmente intense sull’Emilia-Romagna.
Sforzandoci di non commentare l’atteggiamento allo stesso tempo antiscientifico e moralmente riprovevole, limitiamoci ai fatti.
Alcuni personaggi più o meno noti – tra cui Red Ronnie, ormai votato a dispensare teorie cospirazioniste – hanno messo in allarme i loro follower.
Sostenendo che domenica 14 maggio l’aereo teoricamente destinato a riprendere una tappa del Giro d’Italia avrebbe in realtà fatto cloud seeding (inseminazione delle nuvole). E avrebbe dunque causato l’alluvione su alcune zone dell’Emilia-Romagna.
L’aereo in questione era equipaggiato con le apparecchiature elettroniche necessarie alle riprese aeree, e dal tracciato si evince inequivocabilmente come abbia seguito la tappa del Giro.
Ricordiamo infine, se mai ce ne fosse bisogno, che il cloud seeding – che pure esiste – è tecnica inefficace anche a far piovere in aree di minima estensione.
Impensabile (oltre che goffo, dal momento che lo hanno visto tutti) un uso perverso per provocare un’alluvione.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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