Il mondo di una principessa non è solo rose e fiori, letteralmente. La Principessa del Regno dei Funghi, che ormai ben più di trent’anni fa era stata stereotipicamente concepita come la classica “damsel in distress” che deve essere salvata dall’eroe (o meglio, dall’idraulico) di turno, ci ha impiegato davvero parecchio tempo a smarcarsi da questo ruolo. Ruolo che, come ben sappiamo, è toccato a parecchie altre donzelle, e che in maniera altrettanto prolungata ha dovuto attendere a lungo prima di essere rivalutato in maniera autonoma. Ma questa è un’altra storia. Se nel 2005 usciva in sordina, ed è rimasto in un angolo, il primo titolo dedicato a Peach, ora arriva Princess Peach: Showtime!, il platform chiaramente made in Nintendo che abbiamo testato sulla sua console portatile e ci ha accompagnato in un’avventura morbida e colorata.
Princess Peach: Showtime!, riflettori puntati sulla principessa
Questo gioco sancisce il ritorno di Peach come protagonista di un videogioco dopo quasi vent’anni, proponendo una trama molto semplice. La Principessa Peach va al Teatro Splendente per uno spettacolo, ma l’intera struttura viene conquistata e alterata dalla malvagia Uva Spina e dai suoi sottoposti della Compagnia del Mosto. Con l’aiuto di Stella e dei suoi poteri, Peach è l’unica speranza per opporsi al destino del Teatro.
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Con questo titolo, si cerca dunque di creare un universo inedito e parallelo a quello del Regno dei Funghi, eliminando di conseguenza i nemici classici di Super Mario e riducendo la presenza dei Toad. Un intento riuscito? Solo a metà. La realizzazione del nuovo immaginario è graficamente ben riuscita, non che avessimo dei dubbi in merito, ma la contestualizzazione degli abitanti del Teatro e i nemici li rende piuttosto anonimi e non troppo distinguibili dai precedenti lavori dell’universo di Super Mario.
Ad esempio, il Teatro Splendente e la sua struttura richiamano parecchio il castello di Peach in Super Mario 64, aiutandoci a passare da uno stage all’altro (quattro per piano).
Fedelmente al tema del gioco, ogni scenario propone uno spettacolo diverso e una conseguentemente diversa rappresentazione della Principessa, oltre che offrire un genere videoludico altrettanto differente. Una soluzione interessante e coinvolgente, che ci consente di mettere alla prova Peach in situazioni mai monotone.
Cinquanta sfumature di Peach
Entrando nel merito del gameplay, siamo di fronte alla stessa situazione del contesto: semplicità quasi estrema nei controlli. Esclusi alcuni sporadici step dove servono i pulsanti dorsali per mettere in posa Peach sotto i riflettori (e ottenendo oggetti e passaggi segreti), l’azione si fonda solo su due tasti.
Saltare e agire. Nient’altro. Non ci sono nemmeno eccessivi cambi di ritmo e azione interni all’opera: il movimento della Principessa è continuo nel ritmo, mentre il salto è modulabile nell’intensità. Inoltre, il tipo di azione varia la propria funzione a seconda della trasformazione subita da Peach. Quando veste i suoi abiti classici ad esempio, possiamo liberare i poteri di Stella, utili per risvegliare un abitante del Teatro, stordire un nemico, attivare un pulsante e altro ancora.
Da queste evidenze, notiamo come il gioco si basi molto sulla semplicità, che qui fa rima con accessibilità per qualsivoglia tipologia ed esperienza di giocatore. A volte però questa semplicità risulta eccessiva, in quanto, al contrario, la sola “complessità”, se così possiamo definirla, di Princess Peach: Showtime! si evince in particolare dall’attenzione riposta nella definizione di un mondo nuovo e di tante diverse versioni della principessa.
Performance estetiche e tecniche (quasi) al top
Non possiamo certo lamentarci troppo delle performance del motore di gioco, sia in termini di grafica che di risposta dello stesso. Le animazioni sono ottimamente curate nel dettaglio e la grafica è come sempre coloratissima e morbida, oltre ad alcune inquadrature che variano da scenario a scenario. Anche all’interno degli stessi, la regia offre zoom e angolazioni sempre diversi per cercare di restituirci un risultato quasi cinematografico. Scelte che a volte però incontrano i limiti imposti dalla console.
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Come spesso accade, anche in questo frangente il framerate della nostra Nintendo Switch si è dimostrato tutt’altro che stabile, unica grande pecca a fronte di un lavoro quasi certosino di questo livello. Niente da dire nemmeno sulla colonna sonora, dove le tracce sono sia ascoltabili nuovamente dal menu principale, sia ci sono sembrate piacevoli e diverse tra loro, sempre adatte e ben contestualizzate. Peccato che il tutto si consumi nel giro di una manciata di ore, rivelandosi comunque un gioco poco longevo e decisamente per nulla impegnativo. Ci servirà poco di più invece se vorremo metterci a caccia di tutti i collezionabili. E senza poter skippare i dialoghi che abbiamo già ascoltato nei vari stage).
Princess Peach: Showtime!, la nostra recensione del platform su Nintendo Switch
Princess Peach: Showtime! è una nuova IP del mondo di Super Mario che punta parecchio sulla scenografia, con parecchi dialoghi e guida a questo nuovo spaccato dell’universo Nintendo. Peccato per la longevità risicata e per quel framerate ballerino che non ci consente di godere appieno degli sforzi estetici del team. In buona sostanza, se Nintendo voleva regalarci un titolo particolarmente mainstream e fin troppo accessibile, ci è riuscito di sicuro. Chiudiamo con una provocazione finale. Un titolo poco corposo, con una Peach che spesso si mette in mostra come una diva sotto i riflettori, diverso dagli altri lavori del mondo di Mario. Una scelta casuale, quella di usare un linguaggio “leggero”, per una protagonista femminile che non aveva un suo titolo da vent’anni? Non si meritava qualcosa di più di un platform dove, di fatto, cambia abiti, e ha poche azioni da compiere? Stentiamo a credere che Mario, Luigi e Toad, per citarne alcuni, vedrebbero lo stesso tipo di contenuto, ma magari avremo modo di ricrederci. Intanto, dobbiamo assistere allo “showtime” di Peach e a null’altro.
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