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La radiazione cosmica di fondo dà una nuova stima dell’età dell’universo

I dati arrivati da un array di telescopi hanno fornito un nuovo valore più accurato

L’elaborazione di nuovi dati riguardanti la radiazione cosmica di fondo ha portato ad una stima più precisa dell’età dell’universo. Questo nuovo numero, oltre ad avere un valore di per sé, tocca anche un’altra questione aperta in astrofisica, ovvero: quanto velocemente si sta espandendo l’universo?

La radiazione cosmica di fondo racconta l’età dell’universo

La stima, ottenuta tramite i dati dell’array di telescopi nel deserto cileno di Atacama, pone l’età dell’universo a 13,77 miliardi di anni, più o meno 40 milioni di anni. I ricercatori hanno calcolato questo numero osservando la radiazione cosmica di fondo, ovvero le microonde residue delle fasi iniziali di nascita dell’universo.

Sia queste onde elettromagnetiche che l’osservazione dell’allontanamento delle galassie vicine sono i due strumenti più utilizzati dai ricercatori per calcolare la velocità di espansione del nostro universo. È infatti noto che, per motivi ancora ignoti riassunti nel concetto di energia oscura, il nostro universo si stia espandendo. Il problema, però, è che questi due metodi, a livello teorico entrambi validi per calcolare questo valore, danno due risultati differenti.

La nuova scoperta, che concorda con la stima ottenuta grazie ai dati del 2018 del satellite Planck Surveyor, rafforza i “tifosi” della radiazione cosmica di fondo, almeno in parte. Se infatti non smentisce la stima ottenuta osservando le galassie, permette almeno di escludere errori di misura, essendo stati usati due set di dati completamente diversi per giungere alla stessa conclusione.

Come dichiarato anche dall’astrofisico Steve Choi dell’Università di Cornell: “Questo [risultato] ci dà più fiducia nelle misurazioni fatte sulla luce più antica dell’universo [ovvero la radiazione cosmica di fondo]”.

Il dibattito continua

I paper responsabili per questa scoperta, per quanto provenienti già largamente diffusi nella comunità scientifica, sono comunque stati pubblicati in formato pre-print e devono ancora passare per la peer review formale (ovvero la validazione ufficiale da parte di altri ricercatori del settore). Siamo quindi sicuri che i “fan” dell’allontanamento galattico non mancheranno di farsi sentire se saranno trovate delle irregolarità o degli errori.

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Autore

  • Giovanni Natalini

    Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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