Nella giornata di mercoledì 6 ottobre è stato presentato il diciassettesimo rapporto Censis sulla comunicazione.
L’emblematico titolo del report, I media dopo la pandemia, rende ancora più interessanti i dati. La ricerca ci aiuta cioè a scoprire quali sono le abitudini degli italiani ora che ci siamo lasciati alle spalle i mesi di più severo lockdown e ci stiamo riavvicinando alla normalità.
Vediamo sezione per sezione gli esiti del rapporto Censis sulla comunicazione giunto al suo diciassettesimo anno. Ricordando che il Censis (Centro studi investimenti sociali) è un istituto di ricerca socio-economica attivo dal 1964. E proprio l’andamento socio-economico del nostro Paese è puntualmente monitorato dalle pubblicazioni annuali dell’istituto.
I consumi mediatici degli italiani
Il rapporto Censis sulla comunicazione si apre con un’indagine sui consumi mediatici degli italiani nel 2021.
Se l’utenza della TV tradizionale si mantiene costante, quella della televisione via Internet ha fatto addirittura segnare un +41,9%.
La mobile TV, che nel 2007 catturava l’1% di spettatori, oggi è balzata al 33,4%.
La radio continua ad avere un gradimento alto, stabile intorno al 79,6% degli italiani. Scende del 21,% la percentuale di chi ascolta la radio in casa e del 3,6 chi fruisce dell’autoradio (possibile che in quest’ultimo caso si siano scontate le conseguenze delle limitazioni alla mobilità). Tuttavia sale del 2,9% l’ascolto via Internet, che ora coinvolge il 20,2% dei nostri concittadini.
Capitolo Internet: nel biennio 2019-2021 cresce del 4,2% la percentuale dei fruitori, che si attesta all’83,5%. Nello stesso periodo si segnala addirittura un +7,6 degli utilizzatori di smartphone, oggi all’83,3%.
Volano anche i social: + 6,7% per un totale del 76,6% degli italiani.
La fruizione dei media sembra tutta a vantaggio del digitale, perché la stampa è sempre più in crisi. L’esempio lampante è dato dai quotidiani, che nel 2007 venivano letti dal 67% degli italiani contro l’attuale 29,1. Il calo nell’ultimo biennio è del -8,2%, appena superiore a quello dei mensili (-7,8) e dei settimanali (-6,5).
Buone notizie dal mercato librario: legge il 43,6% della popolazione, +1,7% rispetto al 2019. Anche se siamo ancora lontani dal 59,4 del 2007. Il 25,2% ha letto almeno tre libri durante l’anno, e cresce anche del 2,6% (11,1% totale) la percentuale dei lettori di e-book.
Il focus sui social
Il boom di Internet significa, in larga parte, boom dei social.
Per questo il rapporto del Censis sulla comunicazione dedica una finestra alle varie piattaforme, e al loro utilizzo da parte dei giovani dai 14 ai 29 anni.
Quali i social e le piattaforme online più utilizzati dai ragazzi? Al primo posto c’è WhatsApp (92,3%), seguito da YouTube (82,7), Instagram (76,5), Facebook (65,7), Amazon (53,5), Spotify (36,8), TikTok (34,5), Telegram (32,9) e Twitter (24,2).
Anche la fascia più anziana della popolazione guarda con sempre crescente curiosità il Web: basti pensare che la percentuale degli over 65 che usa Internet è passata in due anni dal 42 al 51,4%, e gli utenti social della stessa età dal 36,5 al 47,7%.
La spesa per i dispositivi digitali
La spesa delle famiglie per i consumi mediatici, considerata nell’arco di tempo dal 2007 al 2020, è stata oscillante.
Da un lato abbiamo un impressionante incremento del dato riguardante “telefoni ed equipaggiamento telefonico” (+450,7% nell’intero periodo, per una spesa di 7,2 miliardi di euro solo nell’ultimo anno), e un’ottima impennata dell’acquisto di computer, audiovisivi e accessori (+89,7%).
Dall’altra, in questi tredici anni si riscontra un crollo della spesa per libri e giornali (-45,9%), a cui va aggiunto un -21,1% per i servizi di telefonia.
In totale, la spesa delle famiglie per i consumi mediatici è calata, dal 2007 al 2020, del 13%.
Come ci si informa oggi
Illuminante la sezione del rapporto Censis sulla comunicazione dedicato ai mezzi tramite cui gli italiani si informano.
Canali privilegiati restano i telegiornali (60,1% della popolazione complessiva, che sale al 73,2 per i 65-80enni) e il più popolare social, Facebook (30,1%, ma 39,5 nella fascia dai 30 ai 44 anni).
I quotidiani cartacei hanno perso il 5,8% di lettori dal 2019, e vengono sfogliati da appena il 5,9% dei giovani (-2,3 rispetto al 2019).
Gli italiani seguono soprattutto la politica (39,7%) ma balza agli occhi l’inevitabile incremento dell’interesse per le notizie scientifiche, ingenerata dalla pandemia: dal 27,7% del 2019 si è passati al 33,4% del 2021.
Il boom della Rete
Nel report leggiamo che “la pandemia ha costituito uno straordinario, imprevisto, potentissimo fattore di accelerazione del paradigma biomediatico, prefigurando l’alba di una nuova transizione digitale, che adesso coinvolge anche coloro che finora ne erano rimasti ai margini.”
Il 64,9% ha utilizzato il Web per trovare informazioni su aziende, prodotti e servizi, e il 54% per trovare località. Ma i due maggiori incrementi rispetto al 2019 riguardano i corsi scolastici, universitari o di formazione (+8,9%), la prenotazione di visite mediche (+4,8%) e l’e-commerce (+3,5%).
Uno sguardo a domani
In futuro, per il 39,4% degli italiani non si dovrebbe più rinunciare alle serate in famiglia davanti alla TV. Per il 38,1% è ormai indispensabile la possibilità di ottenere certificati e documenti online, e per il 29,9 fare acquisti da remoto. Lo smart working è ormai irrinunciabile per il 20,2% della popolazione.
Ancora molto da fare sul digital divide: il 48,7% ha già attivato lo Spid. Ma ad averlo fatto sono soprattutto i residenti nelle grandi aree metropolitane (59,5%) e chi possiede titoli di studio più alti (tra i diplomati e i laureati la percentuale sale al 61,6%). Al contrario, la percentuale di chi ha attivato lo Spid al Sud scende al 40,2%, e al 32,1% tra gli anziani.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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