Negli ultimi anni il dibattito sulla morte assistita è stato abbastanza discusso, ma mai quando il dottor Philip Nitschke ha presentato “Sarco” (diminuitivo di Sarcofago), la macchina per i suicidi.
Che cos’è Sarco, quanto costa e come funziona
Philip NitschkeSarco è, come detto poc’anzi, una macchina per il suicidio assistito e costa 1000 dollari. Il suo ideatore, Philip Nitshke, è un medico che in passato ha fatto parlare molto di sé per la sua posizione favorevole al suicidio assistito. Difatti è stato il primo medico ad effettuare, in Australia, l’eutanasia su di un paziente nel 1996.
Con Sarco la “dolce morte” avviene nel giro di pochi minuti. La macchina, riempiendosi di azoto, fa calare drasticamente l’ossigeno presente al suo interno, lasciando che il soggetto perda completamente i sensi. Subito dopo subentra la morte.
“Nessuno dovrebbe essere soggetto a regole sul fatto che una persona sia malata abbastanza da scegliere di morire“,ha detto Nitschke, soprannominato anche “dottor Morte”. Con Sarco, quindi, si vuole lasciare libertà di scelta. Ma come si accede a questa macchina per la morte?
Tramite un test psicologico online. Se il soggetto risulterà psicologicamente idoneo, quindi in grado di intendere e volere, allora potrà porre fine alla propria vita. Inoltre Sarco permette anche la conservazione della salma nell’apposita capsula, che può essere rilevata, lasciando la macchina libera per chiunque sia risultato idoneo al suo utilizzo.
“Sarco”, la macchina per suicidiUna volta superato il test, verrà reso disponibile un codice dalla durata di 24 ore da inserire nella macchina, che, a sua volta, attiverà l’azoto e da lì, in pochi minuti, Sarco porrà dolcemente fine alla fine del soggetto.
Quello che più conta per Sarco è che “non usa droghe e non richiede alcuna esperienza speciale come l’inserimento di un ago endovenoso”. Inoltre la sua costruzione è anche ecofriendly, tramite l’uso di stampanti 3D e di legno biodegradabile.
Una macchina destinata a far parlare di sé per parecchio tempo, sia negli ambienti favorevoli all’eutanasia sia a quelli contrari. Quel che ci si augura, comunque, è che la libertà di scelta venga sempre posta al primo posto, consentendo così a chiunque voglia ricorrere alla “dolce morte” di poterlo fare nel modo più dignitoso e meno indolore possibile.
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