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Lanciato il satellite Ixpe di Nasa e Asi: studierà i fenomeni estremi del cosmo

Tanta tecnologia italiana a bordo

Il satellite Ixpe è stato lanciato il 9 dicembre, e avrà un compito importante: quello di studiare i fenomeni estremi dell’universo.

Il nome del satellite, Ixpe, è un acronimo. E il suo nome per esteso svela già qualcosa in più della missione spaziale americana in collaborazione con l’Italia. Ixpe sta infatti per Imaging X-ray Polarimetry Explorer, una missione congiunta di Nasa e Agenzia Spaziale Italiana (Asi), con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Si tratta di un satellite per l’astronomia lanciato per studiare i fenomeni estremi del cosmo. Vediamo cos’è e come funziona il satellite Ixpe, e scopriamo qualcosa in più sul suo lancio.

Il satellite Ixpe: la missione

La missione Ixpe è stata annunciata nel gennaio 2017 e sviluppata nell’ambito del programma Small Explorer (Smex) della Nasa.

La missione Imaging X-ray Polarimetry Explorer sarà dedicata allo studio della polarizzazione della luce emessa da sorgenti astronomiche estreme, come pulsar, buchi neri e resti di supernove. E permetterà di conoscere meglio le caratteristiche e i meccanismi di emissione di questi corpi celesti.

satellite Ixpe

Il lancio

Il satellite per l’astronomia Ixpe è stato lanciato dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida, alle 7.00 (ora italiana) di giovedì 9 dicembre.

Il lancio è avvenuto con un razzo Falcon 9 di SpaceX, per la quinta volta in orbita.

La strumentazione

Gli strumenti a bordo del satellite Ixpe, come dicevamo, sono progettati per osservare fenomeni violenti e a oggi misteriosi dell’universo, come esplosioni di supernove o buchi neri supermassicci.

L’efficienza della strumentazione della missione Ixpe è di cento volte maggiore rispetto a quella dei telescopi a raggi X usati 50 anni fa. I tre telescopi a bordo del satellite Ixpe, progettati e realizzati in Italia, permetteranno di capire come i raggi X emessi da oggetti cosmici lontanissimi vengono polarizzati, ovvero come vibrano in una particolare direzione. Lo studio della polarizzazione aiuterà a conoscere meglio le sorgenti astronomiche estreme che li generano.

Il satellite IXPE ha tre telescopi a raggi X con lunghezza focale di 4 metri, dotati di rivelatori Gas Pixel Detectors (GPD) capaci di misurare simultaneamente posizione, energia, tempo di arrivo e angolazione di ogni fotone intercettato. Questi telescopi permetteranno di studiare in modo più approfondito le sorgenti dei raggi.

Si tratta di studi rivoluzionari grazie alla polarimetria, che sfrutta la capacità delle stelle compatte di riscaldare i gas circostanti a temperature di milioni di gradi emettendo di conseguenza raggi X, che danno la possibilità di studiarne la polarizzazione.

La risposta (speriamo) a grandi domande

Studiare la polarizzazione della luce significa acquisire nuove conoscenze sulla sua origine.

E può quindi significare, tra l’altro, un aiuto per rispondere ad alcuni grandi domande degli astrofisici. Per esempio: come ruotano i buchi neri? Quali processi fisici ci sono all’origine dell’emissione di raggi X delle pulsar? Da cosa sono alimentati i getti di particelle ad alta energia espulsi dalla zona intorno ai buchi neri supermassicci al centro delle galassie? La via Lattea, il buco nero al centro della nostra galassia, in passato era un buco nero attivo?

Una missione anche italiana

La missione del satellite Ixpe ha un costo complessivo di 180 milioni.

L’Italia ha contribuito con 20 milioni di euro. Alla missione Ixpe hanno partecipato l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), a cui è stato affidato il coordinamento scientifico, e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che con l’Inaf e il supporto dell’Asi ha ideato e sviluppato lo strumento che rappresenta il cuore della missione, il Gas Pixel Detector (Gpd).

L’Asi mette a disposizione della missione Ixpe la sua base di Malindi per la ricezione dei dati, grazie alla collaborazione della Telespazio (Leonardo-Thales). E anche lo Space Science Data Center (Ssdc) per l’analisi dei dati.

Alla missione anno collaborato per l’industria l’azienda Ohb-Italia, e per la parte scientifica l’Università di Roma Tre.

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Le dichiarazioni

Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha detto: “Siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti a consegnare puntualmente l’innovativa strumentazione scientifica di Ixpe, nonostante la sfida della pandemia.

Adesso la parola passa alla scienza, a nuove scoperte rese possibili dall’impegno spaziale del nostro Paese.

La Nasa e l’Agenzia Spaziale Italiana, gli Stati Uniti e l’Italia hanno una lunga tradizione di cooperazione bilaterale su missioni spaziali di successo e la missione Ixpe rappresenta un altro esempio virtuoso della capacità italiana di lavorare con partner internazionali per la crescita delle attività spaziali a livello globale”.

Antonio Zoccoli, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha aggiunto: “Ixpe osserverà l’universo sotto una luce nuova, nel vero senso della parola, e ciò che gli consentirà di farlo è il suo innovativo cuore tecnologico tutto italiano, frutto di un lungo e importante lavoro di ricerca e sviluppo condotto completamente in house nei nostri laboratori delle Sezioni Infn di Pisa e Torino”.

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Autore

  • Claudio Bagnasco

    Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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