Il rapporto tra giovani e piattaforme social è una delle questioni più complesse e sfaccettate della rete.
Periodicamente sono le stesse aziende a inserire limitazioni o procedure come, ad esempio, la verifica dell’età. O ad aggiungere strumenti per tutelare gli adolescenti e tenerli alla larga sia dai contenuti per adulti che da una serie di pericoli a cui si va incontro navigando su Internet (dal bullismo alle frodi, per arrivare alla pedopornografia).
Ci sono poi iniziative adottate da genitori o insegnanti, a favore di un uso più accorto e consapevole delle piattaforme.
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Tuttavia, report e studi che periodicamente sono pubblicati mettono in luce una pericolosa dipendenza di giovani e giovanissimi dai social. E soprattutto, una mancanza di controllo da parte dei genitori. Che, ricordiamolo, avrebbero ampie possibilità di monitorare e moderare l’accesso dei propri figli alla rete. Ma, al di là di ciò, potrebbero semplicemente… fare i genitori, e decidere insieme ai figli un utilizzo congruo (per quantità e qualità) di Instagram, TikTok e affini.
Le scuole di Seattle fanno causa ai social
I rischi intrinseci della rete, e la mancata vigilanza delle famiglie, creano talvolta dei cortocircuiti.
È successo più volte in passato, ed è ricapitato nei giorni scorsi. Quando le scuole pubbliche di Seattle hanno fatto causa ai social, accusandoli di danneggiare psicologicamente i ragazzi. Scopriamo cos’è successo.
91 pagine di documento
La notizia è stata pubblicata nella giornata di domenica 8 gennaio da Abc news.
Si tratta di una mega causa intentata dalle scuole pubbliche di Seattle (un centinaio di istituti, frequentati da circa 50.000 studenti) contro i giganti del web che operano nel mondo social. Ovvero Meta (l’azienda di Facebook, Instagram e WhatsApp), Google (YouTube), ByteDance (TikTok) e Snap (SnapChat).
La denuncia è quanto mai circostanziata. Ed è sfociata in un documento di ben 91 pagine depositato al tribunale distrettuale degli Stati Uniti venerdì 6 gennaio.
Le accuse
Le accuse contenute nella causa delle scuole di Seattle contro le piattaforme social sono pesantissime.
Instagram & C. avrebbero minato profondamente la salute mentale dei ragazzi.
Avrebbero cioè generato nei giovani una serie di disturbi comportamentali, tra cui ansia e depressione. Avrebbero poi influito sull’alimentazione, rendendola più disordinata. E avrebbero favorito gli episodi di cyberbullismo.
Inoltre, i ragazzi disattenti e irritabili si sono rivelati più difficili da educare. In conseguenza di ciò, gli istituti di Seattle hanno dovuto ricorrere all’assunzione di diverse figure professionali: ulteriori insegnanti ma anche, leggiamo nell’articolo di Abc news, “professionisti della salute mentale”. Oltre ad aver dovuto sviluppare piani didattici sugli effetti dei social media.
Ragazzi più tristi e privi di speranza
Le accuse sono numerose e dettagliate (d’altronde siamo di fronte a un documento di 91 pagine).
Nella causa delle scuole di Seattle leggiamo tra l’altro che dal 2009 al 2019 sarebbe aumentato del 30% il numero degli studenti delle scuole che hanno detto di sentirsi “tristissimi e senza speranza quasi ogni giorno per due settimane o più di fila”.
Insomma, Big Tech avrebbe “sfruttato con successo i cervelli vulnerabili dei giovani, agganciando decine di milioni di studenti in tutto il Paese attraverso un circuito vizioso di feedback positivi sui social media che porta all’uso eccessivo e all’abuso delle piattaforme. Peggio ancora, il contenuto indirizzato ai giovani è troppo spesso dannoso e li sfrutta.”
Cosa chiedono le scuole di Seattle
Meta e le altre aziende (che finora non hanno commentato) sono chiamate a risarcire i danni psicologici che avrebbero causato, oltre a pagare corsi di prevenzione e le cure necessarie per far guarire i giovani da questo presunto avvelenamento da social media.
Alle aziende è stato anche chiesto di “cessare di creare disturbo alla popolazione” (si ignora in che modo: chiudendo i battenti?).
- Landi, Chiara (Autore)
Caccia alle streghe VS responsabilità
Non è dato di capire come sia possibile istituire un collegamento stringente tra le problematiche elencate nel documento, che sarebbero in forte crescita tra i giovani di Seattle, e l’uso dei social. E questo è solo il primo dei punti su cui occorre riflettere.
Il secondo ci riporta alle righe iniziali di questo articolo: se anche il legame tra le piattaforme e i danni alla salute mentale dei ragazzi fosse solido, è troppo facile (e deresponsabilizzante) scaricare tutte le colpe sulle aziende.
I social, vale sempre l’antico adagio già impeccabile per i mass media tradizionali, non sono buoni o cattivi: dipende dall’uso che se ne fa.
Nel caso di social media nelle mani di giovani e giovanissimi, dipende dalla capacità di famiglie e scuole di fare da punti di riferimento.
Leggi anche: Dipendenza dalla Rete: uno studente su tre è malato di vamping
https://techprincess.it/vamping-un-ragazzo-su-tre-di-notte-sul-web/
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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