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Ecco la nuova procedura di Instagram per la verifica dell’età

Funzionalità disponibile anche in Italia

Per le piattaforme social ci sono, per così dire, due selezioni all’ingresso. Una riguarda l’età minima prima della quale non si potrebbe possedere un proprio profilo, che in quasi tutto il mondo è stata fissata a 13 anni.

E poi c’è la maggiore età, prima della quale – va da sé – non si dovrebbe poter fruire dei contenuti per adulti.

Abbiamo scritto potrebbe e dovrebbe, perché sono molti gli escamotage (complice anche la scarsa vigilanza da parte degli adulti) con cui giovani e giovanissimi violano queste due regole.

Come poter far fronte al problema? Ci ha appena provato Instagram, che per la verifica dell’età ha scelto una procedura propria, valevole (anche in Italia) dal 7 novembre.

Scopriamo di cosa si tratta. Cerchiamo poi di capire quale sia l’autentica efficacia della funzionalità, e se sia davvero questa la strada da percorrere per rendere più sicura la permanenza dei nostri ragazzi sui social.

instagram

Instagram e la verifica dell’età

La duplice procedura di Instagram per la verifica dell’età riguarderà chi dichiara di aver compiuto la maggiore età, e potrà avere quindi libero accesso alla totalità dei contenuti della piattaforma. Procedura che è stata introdotta in tutta Europa (dunque anche nel nostro Paese) lunedì 7 novembre.

La prima possibilità di verifica, semplice e canonica, è quella di effettuare un upload di un proprio documento di identità. Ma la vera novità sta nell’altra possibilità.

Il selfie che dice quanti anni abbiamo

Instagram, come seconda opzione per la verifica dell’età, dà la possibilità di registrare un brevissimo video selfie. L’azione dell’utente finisce lì. Di tutto il resto si occupa una tecnologia che, in base al video, nel giro di 20 minuti sarebbe in grado di stabilire l’età di chi ha registrato il filmato.

Meta ha fatto sapere in una nota (in verità un po’ misteriosa) che per questa tecnologia si è appoggiata a Yoti, uno dei più importanti fornitori di servizi di verifica dell’età al mondo, “approvato dai maggiori esperti di giovani e privacy e dalle autorità di regolamentazione”.

La nota sottolinea la privatezza dell’operazione: “Se si sceglie di registrare un video selfie, l’immagine viene condivisa con Yoti e con nessun altro: Yoti stima l’età dell’utente in base ai tratti del viso e condivide questa stima con Meta”.

L’azienda capeggiata da Mark Zuckerberg fuga poi un dubbio, specificando che “non si tratta di una tecnologia di riconoscimento facciale” e che “Yoti stima l’età di una persona senza identificarla o riconoscerla”. Inoltre “non vengono mai forniti il nome o l’identità di una persona”. E “una volta stimata l’età, tutte le immagini vengono immediatamente cancellate sia da Meta sia da Yoti”.

L’attendibilità del video

Scongiurata l’ipotesi che Yoti adoperi la tanto discussa tecnologia del riconoscimento facciale, non è ben chiaro su cosa altro si possa basare per identificare l’età del soggetto di un video selfie.

Né, soprattutto, sono chiari i margini di esattezza della tecnologia medesima. Va da sé che nessuna caratteristica somatica di un giovane di diciassette anni e trecentosessantaquattro giorni può certificarne senza dubbio la minore età. Così come al compimento esatto del diciottesimo anno, non accade niente di rivoluzionario nel nostro organismo, che una tecnologia possa intercettare al volo. Vale, insomma, la solita regola per cui c’è chi dimostra più e chi meno (beato lui) dell’età che ha.

Il margine di errore della tecnologia in questione può generare due esiti. Il primo, beffardo, riguarda i maggiorenni che verranno identificati per errore come minorenni. Anche se in questo caso sarà per loro sufficiente entrare su Instagram seguendo l’altro metodo di verifica dell’età, cioè facendo convalidare un documento.

Ben più rischioso il caso del minorenne che, per un colpo di fortuna, passasse il vaglio del controllo tramite video selfie, accedendo così a contenuti che gli sarebbero vietati per legge.

Resta soprattutto da capire perché, a una procedura di verifica certa come quella dell’esibizione di un documento d’identità, se ne sia affiancata una più aleatoria.

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E i genitori?

L’accesso ai social per i giovanissimi è un problema spinoso. Ricordiamo che dal 2019 è obbligatorio indicare la propria età prima di poter creare un account su Instagram.

Il social ha spiegato che agli utenti tra i 13 e i 17 anni “forniamo esperienze in linea con la loro età, offrendo account privati di default, impedendo contatti non richiesti con adulti che non conoscono e limitando le opzioni a disposizione degli inserzionisti per raggiungerli”.

Ma aggirare l’ostacolo è semplicissimo, e non sembra che questa nuova prassi possa cambiare di molto le cose.

Sarebbe semmai auspicabile che l’uso delle piattaforme social – sia nel senso dell’età minima di accesso, che della quantità e qualità di utilizzo – fosse normato dai familiari adulti di ogni adolescente. Si tratterebbe della tecnologia più antica ed efficace, anzitutto dal punto di vista psicologico e sociale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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