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Skull & Bones: la nostra prova del nuovo free roaming di Ubisoft

Skull & Bones, ovvero la pirateria secondo Ubisoft Singapore, si è mostrato per la seconda volta all’E3 di Los Angeles, dopo un primo assaggio avvenuto durante la passata edizione. Rispetto all’anno scorso il titolo ha fatto notevoli progressi e prende sempre più forma un’esperienza che potrebbe essere addirittura sorprendente.

Un oceano di free roaming

Prima di tutto, va chiarita una cosa: nonostante il trailer narrativo mostrato durante la conferenza Ubisoft, Skull & Bones continua ad avere un’anima spiccatamente multiplayer.

Dal punto di vista della tipologia di gioco, la nuova IP Ubisoft è, in un certo senso, uno spin-off di Assassin’s Creed IV Black Flag, o meglio, della sua parte militare marittima, sia dal punto di vista dell’ambientazione (benché il gioco sposti l’attenzione verso l’Oceano Indiano), sia da quello di gestione della nave e dei combattimenti. Sulla base di una struttura evidentemente collaudata e solida, lo studio di Singapore ha lavorato egregiamente per aggiornare il comparto tecnico, ora davvero sontuoso, e rendere più raffinate le manovre dell’imbarcazione.

Rispetto al quarto capitolo della saga del Credo, infatti, abbiamo differenti tipi di navi tra cui scegliere (al momento ce ne sono tre), ognuna delle quali con particolari caratteristiche riguardo maneggevolezza, potenza di fuoco e velocità. Una volta a bordo è importante gestire al meglio il vento e le vele, spiegandole al momento giusto, andando di bolina quando bisogna risalire il vento, e sfruttare al meglio le correnti per virare con il corretto tempismo per ritrovarsi con i cannoni a dritta e sparare ai nemici. Sì, perché le acque di Skull & Bones pullulano di nemici, sia comandati dall’IA, sia, ovviamente, da avversari umani. Per farsi largo tra le fregate nemiche bisognerà avere tutto sotto controllo e gestire bene soprattutto lo sguardo. Con la levetta destra infatti possiamo comandare la visuale del comandate, che attiva di fatto le armi e l’equipaggio sulle due murate, a poppa o a prua. Proprio come accadeva in Black Flag bisogna poi prendere la mira facendo attenzione a stimare bene la traiettoria della nave nemica, e utilizzare al meglio mortai e cannoni. È rimasta anche la possibilità di chiedere all’equipaggio di schivare le palle di cannone nemiche schiacciando un tasto al momento giusto, un comando fondamentale per sopravvivere a lungo.

Territori di caccia

Se l’anno scorso Skull & Bones aveva lasciato un po’ interdetti con la sua classica modalità 5vs5 in stile World of Tanks con le navi, quest’anno la prova di Territori di caccia ha mostrato un potenziale ben più intrigante, risultando originale sia dal punto di vista delle meccaniche che della struttura. Prima di iniziare la partita vengono estratte delle “wild card”, che determinano obiettivi e insidie dello scenario. A questo punto, in base al proprio stile di gioco e allo scopo della mappa, i giocatori potranno allearsi tra di loro o combattersi senza quartiere, facendo attenzione a conquistare i tesori più preziosi. Per farlo non sarà necessario scendere dalla nave (non è mai possibile farlo, e ogni giocatore ha controllo solo la sua imbarcazione), ma si può mandare la propria fedele ciurma attraccando in porti specifici. Tutte queste operazioni, infatti, sono gestite in automatico, e ogni mappa è abbastanza grande da permettere una pianificazione attenta dell’azione. L’obiettivo è chiaramente terminare prima e meglio il compito assegnato, ma per farlo ci sono davvero tante strade diverse. Concentrarsi sulle navi dell’IA per accumulare tesori, stringere un’alleanza per far fuori la nave avversaria meglio corazzata o semplicemente evitare di finire malissimo per poi scagliare i propri attacchi alla fine sono tutte strategie valide e il contesto può cambiare di partita in partita. Completando obiettivi e missioni è poi possibile accumulare monete d’oro da spendere per potenziare e personalizzare la propria imbarcazione.

Skull & Bones, in questa sua seconda presenza californiana, ci ha convinti decisamente di più e, anche grazie alla sua splendida cornice audiovisiva, (sono tornati anche i canti pirateschi di Black Flag!) ha davvero lasciato il segno. Non resta di salire sull’albero maestro e attendere che la nave arrivi in porto nel corso del 2019.

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