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Oggi, 30 giugno, si celebra il Social media day

Ricorrenza istituita nel 2010

Non resistiamo alla battuta: se sollevate per un istante il naso dai social media, cari lettori, vi sveliamo un segreto. Oggi, 30 giugno, è il quattordicesimo Social media day.

Sembra un paradosso, istituire la celebrazione di strumenti così capillarmente diffusi e così compulsivamente utilizzati. Eppure, una ricorrenza che ormai ci appare ridondante, quando è stata istituita era una scommessa piuttosto coraggiosa.

Sì, perché il Social media day è nato nel 2010. Anno tutto sommato vicino a noi, ma lontanissimo se si pensa agli sviluppi della tecnologia, del Web e dei social, da allora a oggi.

Addentriamoci dunque nel Social media day, scoprendo anzitutto perché questa giornata è stata istituita. Soffermiamoci poi su alcune cifre che indicano come quella da molti trascorsa ogni giorno sui social sia davvero una sorta di vita nella vita.

Gen Z social media

Il Social media day

Chi avrebbe giurato, nel 2010, sul radioso futuro dei social media?

Sicuramente Mashable, blog d’attualità statunitense fondato nel 2005. Che ha istituito la ricorrenza auspicando e prevedendo il fortissimo impatto che le piattaforme social avrebbero avuto nelle nostre vite.

Attualmente il Social media day ha perso il suo carattere di buon auspicio: ai social non serve davvero alcuna promozione. Ma ha assunto la funzione di momento di riflessione sui social, per fornire qualche numero e richiamare ad alcune buone norme di utilizzo.

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I numeri dei social media

Inutile soffermarci sulla popolarità dei social media. Che sono utilizzati da più della metà della popolazione globale (per la precisione, dal 58,4%).

E il tempo di utilizzo medio per persona è di circa 2 ore e mezzo al giorno. Ma nemmeno dati così imponenti rendono giustizia alla rivoluzione culturale, linguistica, addirittura sociale e antropologica che i social media hanno portato nelle nostre vite.

I social sono buoni o cattivi?

Purtroppo, nei confronti delle nuove tecnologie (pensiamo al recentissimo caso dell’intelligenza artificiale generativa) si fatica a discostarsi dalle estremizzazioni: se per alcuni i social media sono un’indispensabile scrigno di possibilità, per altri sono la causa della degenerazione morale, specie delle nuove generazioni.

Inutile aggiungere come la verità stia nel mezzo: i social sono strumenti potenzialmente preziosissimi e, allo stesso tempo, pericolosissimi. Dipende dall’uso che se ne fa.

Ed è qui che il Social media day stimola almeno due ragionamenti. Uno sull’utilizzo consapevole della piattaforme, appunto. E l’altro sulla sicurezza.

L’utilizzo consapevole dei social

Se è vero che i social non sono né buoni né cattivi, ma dipende dall’uso che se ne fa, è allora indispensabile… farne un uso ragionevole.

Cioè servirsene e non venirne inghiottiti. Occorre però che anzitutto la popolazione adulta sia alfabetizzata in questo senso, conosca i pericoli della sovraesposizione alla Rete, i rischi psicologici del sostiture la socializzazione vera e propria con quella online, eccetera.

Solo così le nuove generazioni possono essere indirizzate a un rapporto corretto con i social. Proibire a priori, o disinteressarsi di quanto e come i nostri figli bazzichino le piattaforme, sono due atteggiamenti opposti e ugualmente sbagliati. Così come è troppo comodo, e assolutorio, istituire periodiche cacce alle streghe chiedendo la chiusura dei social perché potenziali corruttori di anime.

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La sicurezza

Non demonizzare i social non deve però farci ignorare i tanti problemi di sicurezza a essi legati.

Al di là di tutti gli atteggiamenti prudenziali che vanno generalmente applicati nel nostro rapporto quotidiano con i device, ce ne sono alcuni specifici da seguire nei confronti dei social.

Per quanto riguarda l’impostazione delle password, dovremmo anzitutto sceglierle sicure, modificarle periodicamente e, dove possibile, usare l’autenticazione a due fattori. Va inoltre prestata la massima attenzione a mail in cui ci viene richiesto di modificare le nostre credenziali.

C’è poi il delicato discorso della reputazione in rete. Occorre essere molto guardinghi non solo nel fornire le nostre informazioni personali. Ma badiamo anche a conservare integra la nostra reputazione online. In altre parole, consideriamo anzitutto che ogni nostra affermazione, ogni nostra preferenza esibita eccetera, viene captata a fini commerciali. Noi, insomma, diventiamo uno specifico target a seconda di chi mostriamo di essere.

E poi ogni commento, ogni presa di posizione, restano a lungo sui social. Evitiamo di rispondere a caldo a una provocazione, ad esempio, perché potremmo correre il rischio che una nostra frase sopra le righe ci si ritorca contro.

E buon Social media day a tutti.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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