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Dentro la Canzone: il significato di Sono il tuo Sogno Eretico, tre personaggi in cerca di cantautore

"Mi bruci per ciò che predico, è una fine che non mi merito"

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Con l’intelligenza, l’ironia e la sagacia a cui già ci aveva abituato nei lavori precedenti, nel 2011 Michele Salvemini a.k.a. Caparezza ci regala un album tagliente e provocatorio: Il Sogno Eretico. Un disco che potremmo definire un’opera storica, in quanto affronta diversi temi decisamente attuali utilizzando eventi storici, come La Rivoluzione Francese (in La Ghigliottina) o la psicosi per l’imminente fine del mondo profetizzata dai Maya di cui si parlava tanto in quel 2011 (La Fine di Gaia). Ci sono anche numerosi riferimenti all’Inquisizione Cattolica, argomento chiave per comprendere il significato de Il Dito Medio di Galileo e Sono il tuo Sogno Eretico. Ed è proprio di quest’ultimo brano che oggi vorremmo parlarvi.

La canzone, infatti, ha diverse particolarità, soprattutto nello stile narrativo utilizzato. Pur senza rinunciare ai suoi giochi di parole e alle mitragliate di citazionismo, Caparezza ci regala tre strofe separate tra loro che raccontano tre vicende realmente vissute. Parliamo di Giovanna D’Arco, Girolamo Savonarola e Giordano Bruno. Tutti e tre, come sappiamo, sono finiti sul rogo in epoche storiche diverse, accusati di eresia dalla Chiesa Cattolica. Oltre al tragico destino, i tre personaggi hanno un altro elemento in comune: non hanno mai rinnegato le proprie convinzioni, accettando il patibolo di una morte orrenda pur di rimanere fedeli ai propri ideali. Questa di Caparezza è, in definitiva, una canzone d’amore verso il pensiero libero e contro ogni forma di imposizione.

Potremmo quasi dire, volendo parafrasare Luigi Pirandello, che si tratta di tre personaggi in cerca di cantautore.

Il significato di Sono Il Tuo Sogno Eretico di Caparezza

Cominciamo dal titolo, che è un chiaro gioco di parole – nella poetica di Caparezza ce ne sono infiniti – tra l’espressione “sogno erotico” e l’assonanza con la parola “eretico”, caratteristiche che accomuna i tre personaggi narrati. Tre strofe separate dicevamo, intervallate da un pre-ritornello più o meno vago seguito da un ritornello comune assolutamente irriverente che recita: “Mi bruci per ciò che predico: è una fine che non mi merito. Mandi in cenere la verità perché sono il tuo sogno eretico”.

Un aspetto interessante è che nelle singole strofe Caparezza non nomina mai direttamente i personaggi raccontati, che anzi parlano di sé stessi in prima persona. Ci fornisce tuttavia sempre indizi chiari e precisi che rendono comprensibile il significato di Sono il tuo Sogno Eretico.

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Strofa 1: Giovanna D’Arco

Sono una donna e sono una santa
Sono una santa donna e basta
Sono stata una casta vincente
Prima che fosse vincente la casta

Accusata di eresia perchè affermava di sentire la voce di Dio, Giovanna D’Arco fu una valorosa condottiera francese, eroina di mille battaglie, che fece voto di castità. Un aspetto che Caparezza sottolinea con uno dei suoi irresistibili giochi di parole: “sono stata una casta vincente prima che fosse vincente la casta”, intesa ovviamente come casta politica, l’elité intoccabile.

Dalla Francia la Francia difendo
Se l’attacchi la lancia ti fendo
Estraggo la spada dal cuoio
Polvere ingoio ma non mi arrendo

Il riferimento è alla storica Guerra dei Cent’Anni tra Inghilterra e Francia. In particolare si fa riferimento ad una battaglia svoltasi a Montépilloy il 15 agosto 1429, quando l’esercito Inglese fu costretto alla ritirata proprio da Giovanna D’Arco, dopo una battaglia combattuta tra vento e polvere (“polvere ingoio ma non mi arrendo”).

Gli inglesi da mesi vorrebbero la mia capoccia in un nodo scorsoio, oio
Sono un angelo ma, con loro mi cambierò in avvoltoio, oio
Vinco una guerra contro l’Inghilterra non è che ‘ndo cojo cojo
Perché sento le voci che non sono voci di corridoio, oio

Da temibile nemico quale era, Giovanna D’Arco era ovviamente il primo dei bersagli inglesi. La donna, ritenuta al pari di una santa in Francia (concetto che le provocherà non pochi problemi), era un vero avvoltoio sul campo di battaglia. Ella affermava di essere guidata nella lotta dalla voce di Dio. E qui c’è l’ennesimo tocco di classe di Caparezza: “sento le voci che non sono voci di corridoio”. Proprio per la sua pretesa di essere in contatto con Dio, l’Inquisizione la condannerà a morte sul rogo.

Strofa 2: Girolamo Savonarola

“Invece io sono domenicano
Ma non chiedermi come mi chiamo
Qua è sicuro che non me la cavo
Mi mettono a fuoco non come la Canon

Il frate domenicano Girolamo Savonarola fu condannato a rogo per eresia dopo diversi screzi con Papa Alessandro VI. Anche in questo caso il protagonista ci fornisce un dato chiaro per sapere di chi stiamo parlando “io sono domenicano”. Allo stesso modo è presente l’ennesimo gioco di parole: “mi mettono a fuoco non come la Canon”. Inquadro, clic, scatto. Tutto perfetto.

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“Detesto i potenti della città
Detesto Sua Santità
Un uomo carico d’avidità
Che vende cariche come babbà

Ciò che valse a Savonarola la scomunica prima e la condanna al rogo poi, furono i suoi continui attacchi verso la Chiesa di Roma, in particolare nei confronti di Papa Alessandro VI, accusato di vendere cariche e indulgenze. Parliamo, del resto, del Papa con numerosi figli, non tutti riconosciuti.

“La tratta dei bimbi come geishe
Cresce in tutto il clero
Ma nessuno ne parla e il millequattro non è Anno Zero

Nonostante la corruzione dilagante, nel 1400 non vi erano assolutamente i mezzi d’inchiesta per contestare l’operato degli alti prelati. Fossimo stati nel 2011, quando questo disco usciva, ci saremmo almeno potuti rivolgere ad Annozero, programma d’inchiesta politica condotto da Michele Santoro su Rai 2. Anche in questo caso il gioco di parole è gratis.

Ed ora mi impiccano, mi appiccano
Come un bengala a capodanno
Di me rimarrà un pugno di cenere da gettare in Arno

Prima di essere bruciato, Savonarola venne impiccato. Le sue ceneri furono gettate in Arno direttamente da Ponte Vecchio, per evitare che venissero sottratte e fatte oggetto di venerazione da parte dei numerosi seguaci di Savonarola.

Strofa 3: Giordano Bruno

“Infine mi chiamo come il fiume che battezzò colui
Nel cui nome fui posto in posti bui
Mica arredati col feng shui

Per farci comprendere il significato e il protagonista di quest’ultima strofa di Sono il tuo Sogno Eretico, Caparezza ricorre ad un puzzle linguistico. Il personaggio parlante porta il nome del fiume nel quale è stato battezzato colui nel nome del quale egli è perseguitato. Sembra un gioco di parole, lo è, ma ha il suo senso. Accusato di eresia, il protagonista è stato condannato nel nome di Cristo, il quale secondo i testi sacri è stato battezzato nel fiume Giordano. Il protagonista dell’ultima strofa si chiama quindi Giordano (Bruno). Il Feng shui è un’antichissima arte geomantica taoista, ridivenuta popolare negli anni 2000 per la sua applicazione in ambito architettonico e interior design. Roba cool, niente a che vedere con le celle nelle quali Giordano Bruno scontava gli ultimi giorni di vita.

Nella cella reietto perché tra fede e intelletto
Ho scelto il suddetto
Dio mi ha dato un cervello
Se non lo usassi gli mancherei di rispetto

Bruno venne condannato nel 1600 per eresiam in quanto non volle abiurare le sue teorie filosofiche considerate antireligiose.

“E tutto crolla come in borsa
La favella nella morsa
La mia pelle bella arsa
Il processo? bella farsa

Prima di essere condotto al patibolo, la lingua (“la favella”) di Giordano Bruno venne bloccata in una morsa, per impedirgli di parlare, enunciare le sue teorie ritenute eretiche e persino di urlare dal dolore. Potendo lui dar voce al personaggio nella canzone, Caparezza gli permette di esprimersi sul processo. L’opinione di Giordano Bruno è lapidaria.

“Adesso mi tocca tappare la bocca nel disincanto lì fuori
Lasciatemi in vita invece di farmi una statua in Campo de’ Fiori

Dopo aver fatto riferimento ancora una volta all’impossibilità anche di pronunciare le ultime parole, la canzone riflette sulla memoria di Giordano Bruno, oggi omaggiato con un monumento a Campo de’ Fiori, a Roma.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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