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Romantiche: Pilar Fogliati e le sue maschere comiche raccontano una generazione in crisi

Non esiste un attore senza voce. E Pilar Fogliati di voci ne mette insieme quattro nella sua opera prima Romantiche. Un film da lei diretto, scritto e interpretato scandito da quattro personaggi diversi ma accomunati dallo stesso disagio esistenziale.

Pilar Fogliati e il suo Romantiche nella nostra contemporaneità rappresenta un unicum – un’eccezione che non dovrebbe essere eccezione ma la regola – ed è un bene che pellicole di questo tipo facciano da diapositiva del reale, e che suggeriscano la direzione che il cinema deve intraprendere. Pilar Fogliati è una voce chiara, intensa, creativa, è una nuova energia che investe tutto e ci investe, perché in sala non andiamo a guardare solo un bellissimo telo bianco che prende vita ma l’arte che ci investiga.

Romantiche: la recensione del film scritto e diretto da Pilar Fogliati

Leggi anche la recensione su The Last of Us

Romantiche Pilar Fogliati

Un film a episodi. Romantiche di Pilar Fogliati si assume un rischio molto grande e riesce perfettamente a portare a casa un risultato non scontato. Dopo il successo della serie Netflix Odio il Natale, Pilar Fogliati scrive, dirige e interpreta quattro personaggi: Eugenia Praticò, Tazia De Tiberis, Michela Trezza e Uvetta Budini Di Raso. Sono loro le protagoniste di Romantiche, in sala dal 23 febbraio.

Romantiche è un’opera frammentata, recisa nella struttura ma che fa capo a un solo senso, un marcatore ben preciso, l’idea che attraverso l’ironia, una scrittura solida e matura, si può declinare l’archetipo e dissipare lo stereotipo. Questo perché i personaggi scritti, diretti e interpretati da Pilar Fogliati sono complessi, pragmatici, densi, sono sviscerati con sguardo asciutto e una prosa reale, fitta, quasi nociva che fa sorridere quando deve far sorridere, e ti colpisce quando vuole colpire.

Un film a episodi con una scrittura solida e sagace

Il primo personaggio che fa da introduzione al film è Eugenia, sceneggiatrice siciliana che propone il suo scritto Olio su mela con l’ostinazione di chi ha forgiato la sua aspirazione nelle tempeste dialettiche. Non sa cos’è il silenzio ma sa cos’è l’intrattenimento, è quasi un personaggio televisivo, radiofonico, brillante, seduttivo, scaltro, è sicuramente il personaggio di Pilar Fogliati più a fuoco, credibile, che ha un ritmo e una voce spessa. In seguito, a dividere lo schermo, c’è Uvetta, una donna figlia di una nobiltà forse solo apparente, sicuramente un po’ svampita, anche un po’ smarrita, sbadata. In lei convivono i colori più tenui, è un personaggio che ha un foro, come una tavolozza su cui si mescolano i colori prima della stesura, è un personaggio che sembra ostinarsi alla vita ma che non sa come abitarla.

E poi la storia ci porta nelle vite di Michela, commessa di calzature di Guidonia, dritta, dirompente, sagace, e Tazia, pariolina che ha la falcata di Carrie Bradshaw, il cui accessorio migliore non sono le scarpe ma saper stare al mondo con poche ma solide certezze. Ma si sa, un dubbio vale più di qualsiasi certezza, e Tazia lo capirà presto.

Certo è che scegliere di scrivere e interpretare un film a episodi, con personaggi che cambiano e storie che si intrecciano, anche se marginalmente, ha moltissimi pregi, ma significa soprattutto assumersi molti rischi. Uno di questi è perdere l’empatia dello spettatore che deve abituarsi a nuovi scenari, nuovi stili e nuovi temi. Il rischio di perdere l’attenzione e la tensione del pubblico è molto alta, ma questo non è il caso di Romantiche, che si assume il rischio riuscendo a portare il pubblico nel prisma di questa commedia con la sua scrittura solida e sagace.

Romantiche: Pilar Fogliati e le sue maschere comiche raccontano una generazione in crisi

Pilar Fogliati riesce a suggerire anche con un gesto, una sguardo la cifra espressiva di ogni personaggio, ma soprattutto attraverso la sua voce, con cambi di tono, accenti sempre diversi, sempre credibili e incredibilmente divertenti. Tra sguardi in macchina e battute taglienti, Romantiche sembra non perdere un colpo.

L’unica pecca di questa commedia riuscitissima è che oltre i personaggi principali, in questo caso le quattro protagoniste, non c’è spazio per altro. I personaggi secondari, quelli che una volta avremmo chiamato caratteristi, sono evanescenti, non hanno particolare struttura e dopo pochi secondi ci si dimentica di loro. Questo però non determina la resa finale di una commedia che riesce a vincere su tutti i piccoli difetti e a consegnarsi nelle mani del pubblico in maniera brillante e divertente. Soprattutto speriamo che questo porti la regista a continuare a dirigere e a scrivere personaggi impertinenti e autentici.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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