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Carlo Vichi, morto a 98 anni il re delle TV Mivar

Aveva fondato la sua azienda di televisori made in Italy ad Abbiategrasso nel 1945

Oggi ci lascia Carlo Vichi, il re delle TV made in Italy di Mivar, morto a 98 anni dopo un passato da grande imprenditore. Aveva fondato la sua azienda nel 1945 ad Abbiategrasso, costruendo televisori fino al 2013 a una competizione davvero inarrestabile. Per poi reinventarsi e lanciare un’altra attività. Una storia di imprenditoria italiana davvero unica.

Morto Carlo Vichi, il re dei televisori Mivar

Finisce la Seconda Guerra Mondiale e nasce la Mivar, una delle primissime aziende italiane nel nostro Paese in piena ricostruzione. Un’azienda che ha seguito la parabola dell’industria tecnologica italiana per quasi settant’anni, con Carlo Vichi sempre pronto a lavorare e dirigere. L’azienda di Abbiategrasso (Vichi nasce a Grosseto ma cresce a Milano) arriva a quasi mille dipendenti negli anni ’60, quando il boom industriale del nostro Paese sembra irrefrenabile.

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Dagli anni ’70 fino al 1998, Vichi è il primo produttore di televisori in Italia. Tanto che sogna di costruire la sua “Fabbrica ideale” con la sua enorme esperienza. Sogno coronato nel 2001, quando apre lo stabilimento progettato interamente da lui. Ma la produzione non si sposta perché Vichi non vuole che “oltre ai lavoratori ci entrino anche i sindacati”. Con le antipatie per i movimento operai e le simpatie per Mussolini, si spiega il suo atteggiamento autocratico in azienda. Diceva “In fabbrica si dice sissignore, come nell’Esercito, nessuno può venire a comandare in casa mia”. Ma il mercato comanda in casa di tutti e sebbene con il nuovo millennio punti sulle smart TV con il sistema operativo Android, nel 2013 deve spegnere le linee dopo quasi settant’anni, quando erano rimasti ormai solo 60 operai.

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Nel 2018 aveva festeggiato i 75 anni di matrimonio con la moglie Annamaria Fabbri, brindando in azienda. In quello stesso anno ha rilanciato il suo marchio Mivar (cambiando la ragione sociale) per costruire arredi razionali: tavoli con sedie estraibili e molto altro.

Una figura controversa per molti punti di vista ma un lavoratore instancabile, rappresentante egregio della “Milano che non si ferma mai”. Qualche tempo fa aveva detto al Corriere che per il funerale avrebbe voluto “una bella festa all’interno della nuova Mivar“. Un’azienda che non lascerà mai, neanche adesso.

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Source
Corriere della Sera

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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