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Sinead O’Connor: fight the real enemy. Una voce potente, un’anima in fiamme

"Fight the real enemy"

Testa rasata e una potenza vocale stupefacente. Quella stessa potenza vocale che nel 1990 si impose nelle classifiche di mezzo mondo con Nothing Compares 2 U, che in realtà fu scritta da un altro grande artista che ci ha lasciato troppo presto, Prince. Poco importa, a renderla immortale fu lei, Sinead O’Connor, morta ieri all’età di 56 anni.

La notizia, condivisa dal quotidiano The Irish Times, getta il mondo musicale nell’ennesimo lutto, a meno di una settimana dalla scomparsa di Tony Bennett. Questa di Sinead però ha un impatto diverso. E non solo per la giovane età, ma anche e soprattutto per la sua storia, caratterizzata da fragilità emotive e canzoni potentissime. Un ossimoro potrebbe pensare qualcuno, e invece le due cose sono più legate di quanto si pensi.

Sinead O’Connor: non solo Nothing Compares 2 U

Una storia di intensità quella della cantautrice irlandese. Intensa come il video della già citata Nothing Compares 2 U, con quel primo piano disarmante e le lacrime che le rigano il volto. E ancora la voce, tagliente eppure a tratti sconfinante col falsetto. Ma non è certamente questo il momento per digressioni tecniche.

Sarebbe tuttavia un errore ricordarla solo per quella canzone. No: Sinead O’Connor non era quella che gli inglesi chiamano one-hit-wonder, un fenomeno da una canzone sola. Certo l’apice internazionale è avvenuto con l’album I Do Not Want What I Haven’t Got, quello di Nothing Compares 2 U, un disco da 7 milioni di copie vendute. Vale la pena ricordare Mandinka, il primo singolo di successo nel 1988. E poi partire per un viaggio negli arrangiamenti quasi jazz di Am I Not Your Girl?. Indimenticabile anche l’intensa Universal Mother (che contiene anche una struggente cover di All Apologies dei Nirvana), che nel 1994 affrontava tematiche a sfondo femminista.

E ancora le collaborazioni, come quella con Peter Gabriel (Blood Of Eden e non solo). Quando Roger Waters, abdica al trono dei Pink Floyd, e porta The Wall da solista a Berlino nel 1990, a meno di un anno dalla caduta del muro (quello vero), la vuole sul palco per cantare Mother. L’ennesima riprova di come il talento puro possa manifestarsi anche sulle macerie.

Il leggendario strappo alla foto di Papa Giovanni Paolo II

Poi qualcosa si rompe. La ragazza prodigio entra in rottura con l’establishment, alla quale a dire il vero non era mai stata veramente allineata. Sangue irlandese non mente. La rottura avviene in diretta televisiva. È il 1992 e Sinead O’ Connor canta War di Bob Marley al Saturday Night Live della NBC. Lo studio è tutto buio, solo luci di candele a illuminare lei in abito da sposa. 

Ispirata al vero e controverso discorso all’ONU tenuto dell’imperatore dell’Etiopia Hailé Selassié nel 1963, il brano termina con la frase “crediamo nella vittoria del bene sul male”. Sinead esegue il brano a cappella, lei e la sua voce. Al termine dell’esibizione tira fuori una foto di Papa Giovanni Paolo II e la strappa, lasciando sgomenti persino gli operatori in studio.

Poi afferma “fight the real enemy”: combattete il vero nemico, riferendosi proprio al Papa. 

Il gesto, che crea ovviamente incredibili polemiche, è una forma di provocazione contro gli abusi sui minori taciuti dalla Chiesa cattolica. Se ne parlerà molto anche dopo, ma il gesto di strappare la foto del Papa le costerà non pochi problemi (tra cui il marchio di persona non grata in tutti i programmi NBC). Sinead O’Connor si troverà letteralmente ostracizzata per i 25 anni successivi, nei quali comunque continuerà a fasi alterne a scrivere, comporre e pubblicare.

Sinead O’Connor: made in Dublin

Il carattere deciso in realtà lo aveva già dimostrato in precedenza, quando dopo aver registrato il primo album (The Lion and the Cobra, 1987), insoddisfatta della produzione, fa eliminare tutte le tracce già registrate e licenzia il produttore. Nello stesso anno si impone contro la sua stessa label discografica, che le aveva proposto di abortire il suo primo figlio per concentrarsi sulla carriera. Porterà avanti la gravidanza noncurante delle pressioni.

Fortemente determinata a portare avanti le sue battaglie contro le guerre e il razzismo, ai Grammy Awards del 1989 si presenta sul palco con il logo dei Public Enemy tinto sul lato sinistro della testa. A quel tempo la musica rap era ostracizzata dai premi istituzionali, in quanto ritenuta non all’altezza. 

L’anno seguente, quello del successo globale, entra nel mirino di The Voice Frank Sinatra. O’Connor si rifiuta di avere l’inno nazionale statunitense suonato prima dei suoi spettacoli americani. Orgoglio irlandese, come dicevamo prima, oltre che protesta verso un patriottismo fanatico e malsopportato dalla cantante. Frank Sinatra? Beh da buon tradizionalista americano arriverà ad affermare che “l’avrebbe presa a calci nel c*lo”.

I problemi personali e gli ultimi anni

Gli ultimi 25 anni di vita, dalla metà degli anni ‘90 in poi, non sono stati per nulla semplici. Un’overdose in tour con Peter Gabriel, spacciata dai media come tentativo di suicidio, alimentano l’immagine di O’Connor di artista tormentata. E in seguito quattro divorzi (con relative battaglie legali per la custodia dei figli) una diagnosi di PTD, disturbo borderline della personalità. Nel 2022 perde suo figlio Shane, a soli 17 anni, per suicidio. 

Nel corso della sua carriera Sinead O’Connor è stata una delle più imponenti e intense voci di protesta. Una voce che ora si è spenta per sempre, ma che in fondo non si spegnerà mai.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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