Sono passati ben 10 anni dall’11 aprile 2012, giorno in cui nella suggestiva cornice dell’El Capitan Theatre di Hollywood è stato svelato al mondo The Avengers, primo film corale del Marvel Cinematic Universe. Un periodo di tempo relativamente esiguo se paragonato all’intera storia del cinema, ma lungo abbastanza da permetterci di osservare il lavoro di Joss Whedon da un’ottica diversa, consci dei radicali mutamenti che l’industria dell’intrattenimento ha vissuto negli anni seguenti, grazie anche a questa particolare concezione del blockbuster.
Visto dalla prospettiva odierna, il 2012 è un anno pieno di meravigliose contraddizioni. Netflix non è presente in Italia e non ha ancora prodotto la sua prima serie televisiva, che arriverà solo l’anno successivo (House of Cards). Gli Oscar sono stati appena sbancati da The Artist, film francese muto e in bianco e nero che ha conquistato ben 5 statuette, incluse quelle per miglior film, migliore regia e migliore attore protagonista (Jean Dujardin). Christopher Nolan sta per concludere la sua trilogia su Batman con Il cavaliere oscuro – Il ritorno, mentre Sony è in procinto di lanciare The Amazing Spider-Man, nuovo adattamento delle avventure del’Uomo Ragno con protagonista Andrew Garfield, che si concluderà già al capitolo successivo, salvo poi vivere un’inaspettata seconda giovinezza con Spider-Man: No Way Home. James Bond è ancora vivo e vegeto in Skyfall, Peter Jackson torna al cinema con Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato.
Nel frattempo, sottotraccia ribolle un rinnovato interesse per la serialità, sospinto dalla nuova golden age delle serie TV americane, e per la cultura pop, grazie anche al successo di show come The Big Bang Theory e a una crescente fascinazione nei confronti del panorama geek e nerd.
La dichiarazione d’intenti di un intero franchise
In questo contesto vitale e guizzante, foraggiato da cinecomic incentrati su uno specifico supereroe ma già attraversato da opere corali più (X-Men) o meno (I Fantastici 4) riuscite, si inseriscono al momento giusto i Marvel Studios, dal 2009 di proprietà Disney. L’intento è tanto semplice quanto rivoluzionario: fondere cultura pop, serialità e cinecomic sul grande schermo, dando vita al più imponente crossover cinematografico mai realizzato. In pochi anni, sotto la sapiente guida del deus ex machina Kevin Feige arrivano così al cinema i primi due Iron Man, con un redivivo e istrionico Robert Downey Jr., L’incredibile Hulk con Edward Norton (poi rimpiazzato da Mark Ruffalo), Thor con Chris Hemsworth e Captain America – Il primo Vendicatore con Chris Evans, tutti accompagnati da strizzate d’occhio e immancabili scene post-credit (vero e proprio marchio di fabbrica del Marvel Cinematic Universe) che preannunciano l’arrivo di un roboante raduno di questi supereroi.
The Avengers esplicita il meccanismo su cui si baserà il franchise degli anni successi, composto da tanti film intrecciati fra loro ma con campo più ristretto, equivalenti agli episodi ordinari di una serie televisiva, e da alcuni giganteschi eventi corali, che corrispondono invece al finale di stagione. Un ingranaggio capace di autoalimentarsi e rinnovarsi continuamente, grazie a una gestione editoriale ambiziosa e rigorosa e a un universo praticamente infinito da cui attingere, cioè l’intera produzione fumettistica Marvel. Tanti i tentativi di imitazione, come quelli traballanti dei rivali della DC, il fallimentare Dark Universe nato e morto con La mummia e il discreto The Conjuring Universe basato sugli horror di James Wan. Marvel rimane però un passo avanti, e mentre la concorrenza ingrana coi propri franchise allarga il proprio campo d’azione su Disney+, ritornando alle serie televisive da cui tutto è partito. Ma questa è un’altra storia.
The Avengers: un memorabile film corale
È proprio un pioniere della serialità come Joss Whedon (autore di Buffy l’ammazzavampiri e del cult Firefly) ad aprire le danze con The Avengers, film che riunisce tutti i personaggi presentati in precedenza per un maestoso e adrenalinico giro di giostra. Il nemico da combattere in questo caso è Loki, mefistofelico fratello di Thor che, contando sull’esercito di Chitauri che gli è stato fornito, ha il compito di mettere le mani sul prezioso Tesseract, artefatto in grado di dare energia pressoché limitata al suo proprietario. Il direttore dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury, sempre interpretato da un sontuoso Samuel L. Jackson, risponde mettendo insieme una squadra speciale di persone dalle diverse qualità, disseminata in ogni angolo del globo: i cosiddetti Vendicatori. Fra tentennamenti e vanità, sull’avveniristico Helicarrier della compagnia nascono gli Avengers, protagonisti insieme a Loki della spettacolare Battaglia di New York, i cui echi arrivano fino ad Avengers: Endgame.
The Avengers è la prima e perentoria prova che è veramente possibile realizzare quanto auspicato da Feige e dagli altri creativi del Marvel Cinematic Universe, ovvero dare vita a un film corale che con coerenza e coesione porti avanti tutte le sottotrame precedentemente avviate e riesca a fare coesistere un gruppo di personaggi importanti e di star altrettanto popolari. Intento che, anche se consapevoli del successo di opere ben più affollate di storie e personaggi come Avengers: Infinity War e il già citato Avengers: Endgame, non dobbiamo affatto dare per scontato, in quanto frutto di un formidabile lavoro di scrittura e immaginazione. Fra azione e riflessione, CGI di notevole qualità e il caratteristico umorismo Marvel (qui molto marcato), nasce un nuovo modo di intendere il blockbuster come appuntamento collettivo per lo snodo chiave di una storia portata avanti per anni, su svariati media.
L’irresistibile Tony Stark
Lo scetticismo generale verso questa operazione lascia ben presto spazio a un impianto narrativo solido e ben congegnato, in cui i diversi personaggi del franchise e le atmosfere a essi correlati si fondo con encomiabile naturalezza. In un importante confronto fra Steve Rogers e Loki in The Avengers, con chiari riferimenti al nazismo, emerge per esempio la componente politica che alimenterà tutti i successivi film incentrati su Capitan America, mentre il personaggio di Hulk e la sua dualità, in perenne bilico fra pacato scienziato e temibile mostro da battaglia, pone le basi per le sfumature più drammatiche che saranno esplorate nel proseguimento del franchise. Dualità che è alla base anche della Black Widow di Scarlett Johansson, spregiudicato mix di sensualità, furbizia e letalità, e dell’Hawkeye di Jeremy Renner, che prima vediamo sotto scacco di Loki e poi abbracciamo negli Avengers, in un anticipo della sua evoluzione successiva.
Il lavoro di Joss Whedon si concentra anche sugli echi shakespeariani che sono alla base della storia di Thor e Loki, ma al tempo stesso si permette anche di rigettarli attraverso le battute di Tony Stark. Il Robert Downey Jr. funge da vero e proprio grillo parlante umoristico dello spettatore: il racconto è letteralmente farcito di spassose provocazioni di Iron Man, che spaziano dalla cultura pop (come quando chiama “Legolas” Clint Barton) allo scontro generazionale e culturale con Steve Rogers, figlio di un’epoca lontana, passando per la dimensione divina che contraddistingue Thor. Tensione comica su cui si fonderanno anche le successive schermaglie fra questi personaggi, nonché il contrasto con Loki. È proprio Tony Stark a rispondere per le rime all’asgardiano nella battuta più memorabile di The Avengers («Ho un esercito», dice Loki, con Tony che gli risponde seccamente «Noi abbiamo un Hulk»).
The Avengers: I collegamenti del film con la realtà
L’umorismo che attraversa The Avengers rischia di farci dimenticare che questo film è frutto di un’America ancora ferita nell’animo e nell’orgoglio dall’11 settembre. È proprio il Loki di un ottimo Tom Hiddleston a incarnare un terrorismo subdolo e strisciante, che arriva letteralmente da un mondo estraneo come Asgard a minare la pace e la sicurezza degli Stati Uniti, infiltrandosi nella società e portando avanti il proprio esecrabile piano, con aggressività e arroganza. La risposta americana è affidata non a caso a un gruppo di eccellenze militari, paramilitari, scientifiche, economiche e religiose, che rappresentano il meglio (e talvolta il peggio) della società statunitense.
I due blocchi collidono inevitabilmente sulla città di New York che, seppur in un mondo di fantasia come quello del Marvel Cinematic Universe, può beneficiare di un piccolo riscatto, con gli Avengers che respingono gli invasori e concludono la loro avventura in un fast food, fra le macerie di una metropoli danneggiata ma ancora viva. Sullo sfondo si staglia però una minaccia ancora più grande, rappresentata da Thanos e dal suo folle piano per fronteggiare il declino di un mondo malato e irrecuperabile, che come ben sappiamo troverà un appoggio altrettanto concreto e azzeccato nella crisi ambientale e climatica.
The Avengers non è solo un film (e un franchise) di supereroi
Nonostante la sua anima ancora troppo giocosa e l’approccio ancora rigido ai vendicatori, che anche per esigenze narrative sono ancora più un gruppo di individualità che una vera squadra, The Avengers è ancora oggi un film fondamentale per comprendere un franchise che ha scosso dalle fondamenta l’industria dell’intrattenimento. La definitiva affermazione di un progetto che nel corso del tempo ha saputo ribaltare le convenzioni di Hollywood, intercettare i mutamenti del gusto degli spettatori, raccontare i cambiamenti della società e trasformarsi in un universo molto più profondo di quanto in molti sono disposti ad ammettere, dimostrando una volta di più che la leggerezza non coincide con la superficialità.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API