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L’Ue mette in guardia Twitter: o modera i suoi contenuti o sarà vietato

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Abbiamo di recente visto – in diversi articoli – come i robusti tagli del personale imposti dal nuovo amministratore di Twitter, Elon Musk, abbiano avuto profonde ripercussioni su più livelli.

In primis su chi perde il posto, naturalmente. Ma anche su investitori e inserzionisti, che si fidano sempre meno del social. E sugli utenti, vip o meno che siano, che stanno lasciando dopo alcune controverse mosse di Musk (tra cui, ad esempio, la riattivazione dell’account di Donald Trump).

Ma i tagli del personale, specie dei lavoratori esterni a contratto, hanno ricadute non piccole anche su tutti noi. Meno personale che si occupa della moderazione dei contenuti significa meno filtri su ciò che viene pubblicato.

Significa, addirittura, una clamorosa resa da parte di Twitter. Che ha fatto sapere di aver dovuto rinunciare alla moderazione delle fake news sul Coronavirus.

Ma l’Ue, che già monitorava Twitter da tempo, ha reagito con fermezza a questa pericolosa deriva. Vediamo come.

L’Ue avvisa Twitter

La chiamata, anzi la videochiamata, è arrivata da Bruxelles. E a mettersi in contatto con Elon Musk è stato nientemeno che Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno e i servizi.

Breton è stato fermissimo, e l’Ue ha dato a Twitter quello che l’azienda ha dato ai dipendenti: un ultimatum. Se Musk infatti ha detto ai suoi lavoratori che o avrebbero adottato una “cultura del lavoro hardcore” o sarebbero stati licenziati, l’Unione Europea è stata altrettanto severa e diretta: o la piattaforma social rispetterà le regole europee sulla moderazione dei contenuti, o sarà bannata dall’Europa.

Lo stress test e le probabili multe

Durante la telefonata, Breton e Musk avrebbero pattuito che l’Ue effettuerà su Twitter una sorta di stress test presso la sede centrale all’inizio del 2023. Proprio per verificare quanto il social sia conforme alle nuove norme europee, introdotte nel Digital Markets Act.

In grado di non conformità, Twitter rischia di dover pagare una multa pari al 6% del suo fatturato globale. O addirittura di essere vietata all’interno dell’Unione Europea.

Thierry Breton ha pubblicato (peraltro sul proprio profilo Twitter) una parte della videochiamata con Musk. Specificando che “c’è ancora un enorme lavoro da fare”. E che ciò richiederà un ingente utilizzo di persone e di intelligenze artificiali.

Il Digital Markets Act

Ricordiamo che il Digital Markets Act è stato più volte lodato dallo stesso Musk.

Si tratta di una serie di norme, operative da martedì 2 novembre ma che saranno effettivamente applicate a partire dal 2 maggio 2023, pensate per limitare lo strapotere dei giganti del web. Il Digital Markets Act si occupa anche  del “rilevamento, la segnalazione e la rimozione di contenuti illegali”.

Le preoccupazioni dell’Ue nei confronti di Twitter, o meglio della gestione un po’ troppo disinvolta dell’azienda da parte di Musk, sono sostanzialmente tre.

Twitter lento nel rimuovere contenuti d’odio

I primi dubbi dell’Ue nei confronti di Twitter sono sorti quando la Commissione europea ha pubblicato il monitoraggio periodico di tutte le grandi società tech che hanno accettato il codice di condotta europeo del 2016.

Dal report è emerso che nel 2022 Twitter ha rimosso solo il 45% dei contenuti d’odio segnalati. Risultando così il social più lento e inefficiente in questo ambito.

La chiusura della sede di Bruxelles

Altri timori dell’Unione Europea sono sorti all’indomani della chiusura della sede di Bruxelles di Twitter.

L’ufficio non era di enormi dimensioni, ma lì lavoravano – tra gli altri – Julia Mozer e Dario La Nasa. Ovvero i due responsabili della politica digitale di Twitter in Europa. In sostanza, coloro che avevano conformato le politiche aziendali a quelle del Digital Markets Act.

Senza la sede europea, insomma, la moderazione dei contenuti era già considerata a forte rischio. Come ha dichiarato al Financial Times Věra Jourová, vicepresidente dell’Ue responsabile del codice contro la disinformazione. Jourová ha detto: “Sono preoccupato per la notizia del licenziamento di un numero così elevato di dipendenti di Twitter in Europa. Se si vuole individuare e agire efficacemente contro la disinformazione e la propaganda, ciò richiede risorse.”

Taglio del personale e ripristino degli account sospesi

Infine c’è la clamorosa notizia dei massicci licenziamenti di chi si occupava di moderare i contenuti. Le cui conseguenze, come abbiamo già detto, si sono impietosamente mostrate subito: Twitter non filtrerà più le informazioni sul Coronavirus.

L’Unione Europea vuole anche sapere da Musk quali utenti sospesi sono stati per così dire “amnistiati”, e sono adesso stati riammessi sulla piattaforma.

Insomma: stavolta, a rischiare di essere bannato, sembra proprio lo stesso Twitter.

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