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Dentro la Canzone: Il Gioco del Cavallo a Dondolo è la favola nera di Roberto De Simone

"Per le assurde frecce contro la mia libertà"

Non è mai facile parlare di un personaggio come Roberto De Simone, che si appresta a cominciare questo 2023 nella sua Napoli, alla soglia dei 90 anni. Una leggenda vivente per chi lo conosce. Un anno dopo aver portato in scena la sua Gatta Cenerentola (tratta da una fiaba de Lo Cunto de Li Cunti di Gianbattista Basile), nel 1977 De Simone pubblica un album chiamato Io Narciso Io. Dieci canzoni di cui una, la numero quattro, è un piccolo gioiello. Si chiama Il Gioco del Cavallo a Dondolo, un brano dal significato intenso, nel quale Roberto De Simone ci racconta una favola nera, con tutte le sfumature sognanti delle fiabe principesche.

Il perchè e il per come un album così incredibile sia passato praticamente sotto silenzio resta un mistero per molti. Ad ogni modo se questa nostra rubrica farà scoprire il genio di De Simone anche ad un solo lettore, il senso del nostro lavoro sarà perfettamente ritrovato.

Il significato de Il Gioco del Cavallo a Dondolo di Roberto De Simone

Dal punto di vista musicale la canzone è una vera e propria favola. Il pianoforte saltellante e i fiati fiabeschi sono perfettamente complementari al titolo del brano: un gioco. Le strofe sono tutte praticamente identiche. Non esiste un ritornello e non esiste un interludio.

Ogni strofa è divisa esattamente in due parti. Nella prima il protagonista tenta, ossessivamente, di relazionarsi con noi, e ci riesce. Pone sul tavolo elementi nel quale tutti possiamo rivederci. Elementi innocenti che hanno caratterizzato la vita di tutti. Nella seconda parte invece scatena le sue turbe, le sue manie. Quegli oggetti apparentemente innocenti rappresentano per lui uno strumento di dolore e di rivolta sociale. Il tutto diventa sempre più macabro, man mano che ogni strofa rappresenta una diversa età del protagonista, che cresce come cresce in lui la sua follia. La drammatica fine è inevitabile.

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Anche musicalmente le strofe seguono lo schema di divisione in due, seguendo in modo pedissequo l’incredibile e delirante testo. Nello specifico la prima parte è, appunto, fiabesca. Sembra un sogno, un racconto per bambini. La seconda invece, quando De Simone dà voce alle turbe e ai macabri pensieri del protagonista, subentrano i violini a rovinare quell’atmosfera da sogno e rendere il tutto estremamente frenetico e inquietante. Solo per poco però, perchè con l’inizio di una nuova strofa tutto ricomincia, esattamente come il loop infinito della follia che consuma il protagonista.

Il significato del testo

Da bambino avevo come avevi pure tu
Un cavallo a dondolo che andava su e giù
Cavalcando andavo per lontane praterie
Combattendo contro le disavventure mie

Come detto, l’inizio di ogni strofa comincia con il protagonista che cerca una relazione con noi. Lui aveva un cavallo a dondolo, come forse abbiamo avuto anche noi da bambini. Un gioco assolutamente innocente, che ci permetteva di liberare le nostre fantasie infantili. Il tutto, rigorosamente, in rima baciata.

Poi uccidevo tre banditi
Fermi sulla via
Somiglianti agli insegnanti
Della scuola mia

Ed ecco la seconda parte della strofa: già da piccolo, il nostro protagonista, immaginava di scatenare la sua violenza contro l’autorità.

Da ragazzo ebbi, come avesti pure tu
Una barca a vela sopra il mare tutto blu
Navigando sempre con stragrande fantasia
Combattevo solo contro la pirateria

Si ripete esattamente la stessa dinamica.

E in duello ne uccidevo
Di pirati assai
Con il viso dei padroni
Dove lavorai

Questa volta non sono più gli insegnanti il bersaglio del nostro protagonista, che oramai è presumibilmente un adolescente. Nella Napoli degli anni ’70 non era insolito che si preferisse il lavoro all’istruzione. Ce lo racconta bene il film Io Speriamo che me la cavo di Lina Wertmüller.

La dinamica si ripete per altre due strofe, nelle quali il protagonista fantastica di uccidere agenti di polizia e di investire preti. C’è sempre una qualche forma di autorità nel suo mirino, almeno fino alle due strofe finali, nelle quali i suoi deliri diventano esasperati.

E più tardi ebbi, come in fondo accade poi
L’auto e la patente per andare dove vuoi
Ma talvolta nella guida perdo la realtà
Per le assurde frecce contro la mia libertà

Il protagonista, per la prima volta dall’inizio della canzone, ha smesso di cercare relazioni con noi. Nessun riferimento a “come avesti tu” et similia. Anzi. La seconda parte di questa strofa ci spiega il perchè.

Ed allora accelerando
Corro e sogno poi
Di ammazzare nella corsa
Tutti quanti voi

Siamo diventati noi il suo bersaglio, rei di far parte di un mondo che il protagonista ritiene sbagliato. Del bambino sul cavallo a dondolo non è rimasto nulla. Ora c’è solo un adulto con evidenti squilibri. Un uomo che sogna di vendicarsi dell’intera società.

Ora solamente, come forse non hai tu
Cerco un altro gioco che mi tenta sempre più
Chiusa nel cassetto una colt trentasei
Con la quale punto contro tutti i sogni miei

Se nella strofa precedente aveva smesso di relazionarsi silentemente con noi, in questa ce lo dice apertamente: “come forse non hai tu”. L’uomo si sente fuori dal mondo, si sente diverso dagli altri. Ad attrarlo ora non sono più i giochi, ma le armi: “la colt .36”. Roberto De Simone ci regala un’immagine potentissima: puntare la pistola contro i propri sogni, alla tempia.

Hoplà, mira, punta bene
Conto sino a tre
E chi cade questa volta
Rassomiglia a me

Il finale è inevitabile. L’uomo, di tutte quelle macabre fantasie, non ne ha realizzata nessuna, tranne l’ultima, quando prende la pistola e invece di ammazzare quel mondo nel quale fin da piccolo faticava a trovare il suo posto, ammazza sé stesso.

Il Gioco del Cavallo a Dondolo di Roberto De Simone si apre anche ad un’altra possibile interpretazione. Nell’ultima strofa il protagonista parla di “un gioco che mi tenta sempre più”. Forse non c’era davvero il suicidio nelle sue intenzioni, quanto più una fascinazione per il gioco della roulette russa. Ma il bello delle canzoni, soprattutto dei capolavori come questa, è che ognuno può ritrovarci ciò che vuole.

La cover di Morgan

Nonostante resti un brano di nicchia e poco riconosciuto, Il Gioco del Cavallo a Dondolo è stato omaggiato da Marco Castoldi a.k.a. Morgan, nel suo progetto di cover chiamato Songbook Vol. 1 e Vol. 2. Nella versione di Morgan il brano assume tratti psichedelici, con echi che ricordano i Pink Floyd di Syd Barrett (vedi l’outro di Bike).

Inoltre Morgan introduce elementi elettronici, su tutto la sezione ritmica, caratterizzata da drum machine e pad. A differenza di De Simone, nel quale la struttura era fissa, la produzione di Morgan diventa sempre più esasperata di strofa in strofa, fino al drammatico finale.

Nel corso degli anni Roberto De Simone ha pubblicamente ripudiato questo disco, arrivando a non riconoscerlo come pubblicazione ufficiale. Noi, caro maestro De Simone, ci permettiamo di essere rispettosamente in disaccordo.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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