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Women in Tech: ne abbiamo parlato con Manuela Lavezzari

Al CES 2019 abbiamo parlato di diversity con l'EMEA Marketing Director di Lenovo

LAS VEGAS – Che la diversity sia un tema molto caro alle aziende è ormai chiaro. Tra quelle più attive in questo campo troviamo Lenovo, una vocazione, quella del multinazionale di Hong Kong, testimoniata dal panel Women in Tech, tenutosi a Las Vegas durante il CES 2019, ma anche da tante piccole politiche ed iniziative. Ne abbiamo parlato con Manuela Lavezzari, EMEA Marketing Director dell’azienda.

La diversity secondo Lenovo

Manuela Lavezzari

Con l’acquisizione di IBM da azienda “cinese” Lenovo è diventata un’azienda internazionale presente in ben 169 Paesi. Nel board ci sono persone di 20 nazionalità diverse. Qualsiasi team di qualsiasi dipartimento, marketing, sales, service, sviluppo a qualsiasi livello, dal Country al Worldwide all’Executive è ben bilanciato con la presenza di persone di diversa provenienza e sesso.

Creando un team composto solo da uomini – spiega Manuela Lavezzari – tendenzialmente vengono proposte solo soluzioni ad una fetta del mercato e questo preclude quindi delle possibilità di business. Con team ben bilanciati, tra donne e uomini di diverse nazionalità, questi, insieme, troveranno soluzioni e prodotti che meglio risponderanno alle esigenze delle popolazioni.

Avere dei team bilanciati quindi non è solo un modo per promuovere la diversity, ma una vera strategia, una strategia che consente di fare business, di farlo meglio e di raggiungere prima e meglio risultati importanti, battendo di fatto la concorrenza.

Il rischio, sottolinea Manuela, è però quello di esagerare in una direzione. Tutelare le minoranze, partendo dalle donne, è sicuramente un obiettivo importante, un obiettivo che Lenovo persegue con programmi mirati, come WILL (Women in Lenovo Leadership), ideato per consentire alle donne talentuose di fare carriera e ricoprire un giorno posizioni di management. Il problema è che, ad oggi, non c’è un corrispettivo maschile: “Lo stesso – spiega Lavezzari – non esiste per gli uomini, soprattutto per i più giovani. Nel mio team, per esempio, c’era un ragazzo che secondo me meritava particolarmente e io ho deciso di battermi per fare in modo che avesse qualche opportunità in più.”

Ovviamente tutto questo non significa aver raggiunto e superato la parità. Ci sono ancora tanti, tantissimi ambienti in cui differenze e discriminazione regnano sovrane. Ecco perché bisogna insistere: “Parlarne tanto può solo far bene, questo tema deve diventare un hot topic e deve essere preso in considerazione da tutti. Anche perché non è una moda, è un vero problema”. 

L’Italia non è il terzo mondo

La sensazione generale è che il nostro Paese sia uno dei peggiori in termini di disparità, ma Manuela smentisce: “Il problema in realtà è abbastanza diffuso a livello internazionale. L’Italia non è più indietro rispetto ad altre nazioni. In realtà il fenomeno è più visibile negli Stati in via di sviluppo.

Il Bel Paese quindi è ormai allineato con Germania, Spagna e Russia. Un merito che va attribuito ai già citati programmi sviluppati da Lenovo per aiutare i dipendenti a diversi livelli: “In Lenovo esistono programmi di mentorship dove manager uomini aiutano ragazze talentuose ad entrare nei team per farle crescere e prepararle un domani ad occupare posizioni manageriali – spiega Lavezzari – Un esempio su tutti è quello di Marc Godin, Vice President Global Solutions Sales, che crede fermamente che le donne debbano occupare le posizioni di vertice di un’azienda. Infatti come marketing leader del suo team ha voluto espressamente che fosse una donna”.

Questo naturalmente è solo un esempio, ma, in generale, il board di Lenovo crede molto nel contributo femminile, nel fatto che possa portare dei benefit, delle nuove prospettive, che possa aiutare il business e anche ad avere un ambiente di lavoro è più equilibrato sotto tutti i punti di vista.

Nuove generazioni

La filosofia di questo colosso dell’elettronica però non si basa solo su questi programmi interni. Le risorse dell’azienda infatti vengono utilizzate anche per incoraggiare le ragazze a sposare le materie STEM. Pensate che negli Stati Uniti questo progetto ha coinvolto 17.000 studenti a cui è stato proposto un corso che li ha portati poi a sviluppare una propria app: il 40% di questi giovani erano ragazze.

Per noi è fondamentale dare la motivazione, la fiducia già nelle nuove generazioni – spiega Manuela – perché sono strumenti con cui i giovani possono poi costruire il loro futuro”.

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