5G e Coronavirus: due parole che non avremmo mai pensato di associare. Eppure, è successo e sì, per quanto assurdo è tutto sommato comprensibile. Nonostante ormai molti di noi si siano in qualche modo abituati a questa nuova e (si spera) temporanea quotidianità, gli eventi che stiamo vivendo avranno molto probabilmente una portata storica ed è normale che possano creare ansia, paura e agitazione. Perlopiù, trattandosi di una pandemia causata da un virus, non c’è una figura chiara da incolpare o dei nemici da combattere. La ricerca di una nemesi, in qualche misura naturale e parte dell’animo umano in tempi di crisi, ha però, tra le altre cose, fatto emergere una nuova tesi del complotto secondo cui il coronavirus sarebbe stato causato o almeno aiutato nella sua diffusione dal 5G, la nuova generazione di reti cellulari che dall’anno scorso sta cominciando a comparire in alcune città. Vogliamo subito rassicurarvi dicendo che questo collegamento è falso, ma vogliamo anche aiutarvi a capire perché e scavare un po’ più a fondo sulle origini di questa bufala.
Il 5G, un nemico “antico”
Il 5G è per alcuni il capro espiatorio, l’avversario in senso biblico e la causa di ogni male già da prima dell’arrivo del coronavirus. Come molte innovazioni tecnologiche, la sua anticipazione e poi introduzione hanno generato turbamento in molte persone, alcune preoccupate in buona fede di potenziali effetti sulla salute, altri più maliziosamente interessati a generare paura per poi offrire una soluzione sottoforma di prodotti anti-elettrosmog o per interessi di propaganda.
Abbiamo già parlato estensivamente in questo articolo di quello che effettivamente sappiamo della relazione tra 5G e salute, ma riassumiamo qui i punti salienti.
La connettività 5G viaggia attraverso le cosiddette onde radio, una forma di radiazione elettromagnetica. Non fatevi però spaventare dalla parola ‘radiazione’: lo spettro elettromagnetico, di cui le onde radio sono lo scalino più basso, include cose anche come gli infrarossi e la luce visibile, e ha effetti nocivi noti sull’uomo solo andando ad energie più alte, dove troviamo la cosiddetta ‘radiazione ionizzante’ (luce ultravioletta, raggi X, raggi Gamma).
Nel reame non ionizzante delle onde radio, inoltre, oltre al 5G troviamo altre tecnologie ben più note, come il 4G, il 3G e il Wi-Fi. E se è vero che il 5G, in alcune sue forme, utilizzerà frequenze più alte di quest’ultime, si tratta comunque di frequenze più che incluse all’interno di quelle studiate estensivamente dai ricercatori. Senza contare che, forse contro-intuitivamente, maggiore è la frequenza dell’onda radio minore è la penetrazione, sia attraverso la pelle che attraverso altri ostacoli. È il motivo per cui il Wi-Fi a 5GHz, per quanto più veloce, ha una copertura peggiore di quello a 2.4 GHz, ed è anche il motivo per cui il 5G nella sua forma ad alta frequenza utilizzerà un sacco di piccole antenne a bassa potenza diffuse sul territorio.
Ci sarebbero altri dettagli capaci di screditare la pericolosità del 5G, come la sua direzionalità, ma il concetto da capire prima di affrontare la (presunta) relazione tra 5G e coronavirus è il seguente: il 5G, per quanto tecnologicamente importante e rivoluzionario, non introduce rischi per la salute nuovi rispetto alle precedenti generazioni di reti, per le quali abbiamo già potuto verificarne la sicurezza.
5G e coronavirus: c’è qualcosa di vero?
Ma passiamo ora alla nuova teoria complottista del momento, che collega l’attuale e molto vera emergenza sanitaria a questa tecnologia: una teoria abbastanza credibile per alcune persone tanto da portarle, in Regno Unito, a veri e propri incendi dolosi alle torri 5G di Birmingham, Liverpool e Melling.
I post sui social media e le catene di Whatsapp che provavano a collegare il 5G al coronavirus sono cominciate fin dall’inizio dell’epidemia in Cina. A giustificare questa correlazione era il fatto che Wuhan, come però molte altre città cinesi, era stata protagonista della sperimentazione del 5G.
Science needs to demonstrate & explain cause & effect. However science first observes correlations: phenomena that are apparently associated. Let's apply science logic. Which was the 1st city in the world blanketed in 5G? Wuhan! Which is the 1st European 5G Region? Northern Italy pic.twitter.com/BTSDHrFwvV
— Gunter Pauli (@MyBlueEconomy) March 22, 2020
Questo dettaglio è stato utilizzato anche da esperti vicini alla politica: Gunter Paul, da marzo consigliere economico del premier Giuseppe Conte ha infatti fatto un tweet con il seguente messaggio: “La scienza deve dimostrare e spiegare [la connessione tra] causa e effetto. Tuttavia la scienza prima osserva delle correlazioni: fenomeni che apparentemente sono associati. Applichiamo quindi la logica scientifica. Qual è stata la prima città nel mondo tappezzata dal 5G? Wuahn! Qual è stata la prima regione in Europa con il 5G? Il Nord Italia.”
Un’affermazione che, oltre molto lontana dalla dichiarata ‘logica scientifica’, è sbagliata anche nella correlazione osservata. Il famoso sito di debunking BUTAC (Bufale Un Tanto Al Chilo) ha provato a confrontare la copertura del 5G con la diffusione del coronavirus in Italia, senza riscontrare alcuna correlazione tra le due cose. Diventa ancora più palese la falsità di questa teoria se pensiamo come il coronavirus stia colpendo anche nazioni come l’Iran e l’India dove il 5G non è ancora in uso.
Ma volendo dare corda a questa ‘osservazione’, quale sarebbe il meccanismo che permette al 5G di infettarci con il coronavirus o che comunque aiuterebbe il virus? Tra le prime teorie a riguardo, confezionata in modo da suonare in qualche modo ‘plausibile’, è quella per cui il 5G ridurrebbe le difese del sistema immunitario, rendendolo più vulnerabile al virus e aumentando i rischi di contagio per le persone esposte ai ripetitori. Un’altra suggerisce che in qualche modo sia lo stesso 5G a trasmette, in qualche modo, il coronavirus.
Entrambe le teorie sono, secondo gli scienziati, “totale spazzatura“. Se infatti è vero che il sistema immunitario può risultare più o meno indebolito da varie fonti ambientali di stress, il 5G ( o qualunque altra fonte di onde radio utilizzata per le telecomunicazioni) non è tra queste, come dimostrato dai vari studi a riguardo. Non parliamo, poi, di come il 5G dovrebbe essere in grado causare una malattia, il COVID-19, la cui causa è un virus identificato e studiato ormai da laboratori in tutto il mondo.
Non temete il 5G e state a casa
In conclusione, la paura e i complotti che legano 5G e coronavirus derivano da due fattori: uno riguarda il fatto che il 5G è già una fonte di preoccupazione e fake news, ed essendo difficile capirne il funzionamento fisico e tecnologico è facile attribuirgli, come un’etichetta, qualsiasi male. L’altro fattore riguarda la correlazione, molto vaga, tra il crescente numero di antenne 5G, soprattutto in città e in regioni con molti utenti, e l’arrivo del coronavirus, che ovviamente colpisce di più le aree densamente popolate. Una correlazione che però è smentita appena si prova ad approfondirla con le mappe di copertura o anche solo guardando degli esempi stranieri.
Questo periodo, caratterizzato da eventi tragici e da una crisi che ci porteremo dietro nei prossimi anni, ha generato incertezza e paura, ed è perfettamente normale. Ma proprio perché siamo in un momento di crisi è importante ora più che mai seguire le indicazioni delle autorità ufficiale competenti, come l’Istituto Superiore di Sanità, il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Insieme, rispettando le norme igenico-sanitarie e le regole di distanziamento sociale, ce la possiamo fare. E ricordate: gli unici virus che il 5G può trasmettere sono quelli informatici.
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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