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Come l’UE regolerà l’intelligenza artificiale generativa

L’intelligenza artificiale generativa può fare tantissime cose – fra tutte, la più evidente è la capacità di restare al centro della conversazione. ChatGPT e simili riescono a ottenere questa attenzione mediatica e culturale perché toccano diversi temi, dai possibili lavori che potrebbero sostenere o sostituire fino alla questione privacy e sicurezza. Ed è proprio ragionando di privacy e sicurezza che l’Unione Europea sta scrivendo nuove norme per regolamentare l’AI generativa – ma finché non ci saranno nuove regole, dovremo gestire questo fenomeno con le regole esistenti. Anche quelle non pensate per l’intelligenza artificiale.

AI generativa, l’Unione Europea lavora a nuove norme

La crescita fenomenale di ChatGPT ha sollevato questioni di privacy e sicurezza che richiedono una regolamentazione adeguata. Lo stesso CEO di OpenAI, la società che ha creato il chatbot intelligente, ha chiesto al Congresso americano norme chiare su questa tecnologia. L’Unione Europea ci sta già lavorando e le norme sull’AI generativa che delibererà potrebbero diventare il riferimento globale per affrontare questi problemi. Ma ci vorrà del tempo prima che queste norme entrino in vigore.

“Finché non ci saranno regole specifiche, i governi devono fare affidamento sulle leggi esistenti”, ha detto Massimiliano Cimnaghi, l’esperto intervistato da Reuters. “Se si tratta di tutelare i dati personali, [gli Stati] usano le leggi sulla privacy, se si tratta di proteggere la sicurezza delle persone, ci sono norme che non sono state pensate per l’IA, ma sono comunque valide”.

A maggio, le autorità nazionali per la protezione dei dati in Europa hanno creato un gruppo di lavoro per esaminare i problemi con ChatGPT. Soprattutto dopo che il Garante italiano aveva bloccato il servizio, accusando OpenAI di violare il GDPR dell’UE, un insieme di regole sulla privacy introdotte nel 2018.

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Dopo aver introdotto misure di controllo dell’età e di protezione dei dati degli utenti europei, ChatGPT è tornato a funzionare in Italia. Un primo esempio di come le regole attuali possano già limitare il raggio d’azione dell’AI generativa, aspettando le norme ad hoc.Questi strumenti sono noti per produrre errori, o “allucinazioni”, che diffondono informazioni false con grande convinzione.

AI Generativa e la necessità di norme flessibili

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Nei primi mesi di utilizzo, tutti noi abbiamo potuto apprezzare l’enorme potenziale di questo tipo di tecnologia. Soprattutto negli ambiti di ricerca online e nella composizione di testo. Se avessi utilizzato ChatGPT per creare uno dei paragrafi di questo articolo, magari con qualche modifica per renderlo coerente, difficilmente potreste dire quale è nato dall’AI (non perdete tempo a cercarlo, non c’è). Ma l’AI non è esente da errori, anche molto evidenti.

Questi errori possono avere conseguenze gravi. Se un’istituzione bancaria o un ente pubblico usasse l’intelligenza artificiale per velocizzare le decisioni, potrebbe negare ingiustamente crediti o sussidi alle persone. Il settore sanitario, quello finanziario e diversi altri ambiti avrebbero bisogno di regole precise sull’uso dell’AI, per evitare rischi enormi.

Oltre a regolamentare l’utilizzo per evitare conseguenze preoccupanti, c’è la questione del diritto d’autore e alla privacy. I dati usati per addestrare i modelli e il contenuto che generano potrebbero violare il copyright di autori umani. E utilizzare dati ottenibili in rete, ma personali (come quelli dei social network).

Cosa prevede l’AI Act

Le nuove norme sull’Intelligenza Artificiale saranno raccolte in quello che l’Unione Europea chiama AI Act. Fra le proposte al vaglio dell’UE, ci sono norme che imporranno a società come OpenAI di rivelare qualsiasi opera protetta da diritto d’autore – come libri o fotografie – usata per allenare i loro modelli. Questo potrebbe esporli a possibili azioni legali.

Dimostrare la violazione del diritto d’autore, tuttavia, sarà complicato. A meno che l’AI non produca qualche frase o concetto identico a quello creato da un autore umano, non si tratterà di plagio. Ma dichiarare quali materiali l’AI utilizza per i modelli potrebbe permettere a chi ha creato i contenuti di avere una compensazione per il lavoro svolto dalle società dell’AI. Come gli autori che scrivono un libro pagano i romanzi di altri autori che li hanno ispirati.

Norme sull’AI generative in tutta Europa – ma le aziende chiedono maggiore velocità

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Aspettando l’AI Act, diverse nazioni stanno regolando l’AI generativa con norme statali. Per esempio, il regolatore francese dei dati CNIL ha iniziato a “pensare in modo creativo” a come le leggi esistenti possano applicarsi all’IA, secondo Bertrand Pailhes, il suo responsabile tecnologico, intervistato da Reuters.

Per esempio, il Defenseur des Droits (Difensore dei diritti) gestisce le questioni di discriminazione, ma non ha esperienza nel pregiudizio dell’IA. Quindi il CNIL sta valutando di implementare alcune norme del GDPR che proteggano gli utenti da processi decisionali automatizzati – per esempio nelle assunzioni. Anche se il regolatore francese ammette che ci vorrà tempo per farlo.

Nel Regno Unito, la Financial Conduct Authority si sta confrontando con l’Alan Turing Institute di Londra e altre entità legali e accademiche, per capire come gestire i bot in ambito finanziario.

Ma vista la rapida evoluzione tecnologica, diverse aziende ed esperti lamentano una lentezza da parte dei regolatori e degli Stati. Bilanciare la tutela dei consumatori con l’innovazione richiede tempo, ma la tecnologia dell’AI generativa evolve molto più velocemente delle norme. Il quadro europeo dell’AI Act potrebbe dare norme chiare e cambiare l’ecosistema economico dell’intelligenza artificiale – così come il GDPR ha cambiato la gestione dei dati pubblicitari. Ma decidere le misure da mettere in campo per poi applicarle sarà un compito complesso – e forse non abbastanza rapido.

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Source
Reuters

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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