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Amazon acquisisce iRobot: perchè? E cosa cambia?

Amazon acquisisce iRobot? Beh, non esattamente.
La formula corretta sarebbe “Amazon vorrebbe acquisire iRobot“. Sì perché al momento c’è l’accordo finale tra le due società – da 1,7 miliardi di dollari – ma, come di consueto, manca l’approvazione da parte degli enti regolatori americani.
Un iter che abbiamo già imparato a conoscere con la travagliata vicenda tra Twitter e Elon Musk. E, sempre come ci insegnano il social di micro-blogging e uno dei miliardiari più famosi del mondo, non è detto che l’acquisizione vada a buon fine.
Lo scenario però è molto diverso rispetto all’altra grande manovra economica del 2022. Qui difficilmente uno dei due protagonisti si tirerà indietro. A far saltare l’acquisizione infatti potrebbero essere proprio gli enti regolatori. Il motivo? I vostri – e nostri – dati.

Perché Amazon acquisisce iRobot?

amazon acquisisce irobot perché?

“Sappiamo che risparmiare tempo è importante, e le faccende domestiche portano via tempo prezioso che potrebbe essere speso facendo qualcosa che amiamo. Negli anni, il team di iRobot ha dimostrato la sua abilità nel reinventare il mondo in cui le persone puliscono la propria casa con prodotti che sono increndibilmente pratici e innovativi, capaci di pulire quando e dove vogliono i consumatori evitando gli ostacoli e di svuotare automaticamente il proprio serbatoio. I clienti adorano i prodotti iRobot, e siamo estremamente entusiasti di lavorare con il team di iRobot con l’intento di semplificare le vite dei consumatori e renderle più piacevoli”, ha commentato Dave Limp, SVP di Amazon Devices.

Insomma, sulla carta l’intento è quello di offrire ai propri clienti prodotti ancora più utili e smart.
Questo però non è l’unico motivo.

L’acquisizione di iRobot permetterebbe infatti al colosso dell’e-commerce di ampliare la propria offerta nel settore smart home, una strada che Amazon ha intrapreso già da tempo. Vi ricordiamo infatti nel 2018 l’azienda di Seattle ha inglobato Ring, che produce videocitofoni, allarmi e videocamere di sicurezza, mentre nel 2019 è arrivata l’acquisizione di Eero, che invece sviluppa dispositivi di rete come router, extender e sistemi mesh.
L’intendo quindi è quello di allargare l’ecosistema, tenendo come filo conduttore la compatibilità con Alexa.

C’è poi un ulteriore elemento da considerare: i robot aspirapolvere raccolgono dati. Costantemente. Dati che potrebbero aiutare Amazon a potenziare l’ecosistema già esistente e a sviluppare nuovi prodotti.

Cosa cambierà per iRobot?

La cifra astronomica prevista per l’acquisizione non è l’unico beneficio per iRobot.
Prima di tutto l’azienda potrà contare sulla competenza di Amazon nel settore della robotica.
Sia chiaro, la società guidata da Colin Angle non è composta da sprovveduti. Anzi, vi ricordiamo che iRobot ha oltre 30 anni di esperienza alle spalle, e un certo numero di brevetti ad uso militare che le hanno permesso di crescere e adattare tecnologie super-avanzate a prodotti di uso comune come i robot aspirapolvere.
Il colosso di Seattle però può fare affidamento su Amazon Robotics, la divisione nata dopo l’acquisizione di Kiva Systems e dedicata all’automazione dei magazzini e dei centri di distribuzione della società americana.
L’unione del team di iRobot con quello di Amazon Robotics potrebbe quindi aiutare entrambi i gruppi a migliorare i propri prodotti.

Migliorare” non significa necessariamente aumentare i costi, sia chiaro.
Oggi i Roomba non sono esattamente i robot aspirapolvere più economici del mercato. Ed è naturale pensare che l’ulteriore sviluppo di questi dispositivi potrebbe alzare ancora i prezzi.
In realtà non è così scontato.
Avendo alle spalle un colosso finanziariamente solido come Amazon, iRobot potrebbe addirittura permettersi di abbassare il costo dei Roomba, rendendoli quindi più convenienti e accessibili.

Non dimentichiamo infine l’integrazione con Alexa.
È vero, già esiste, ma attualmente richiede l’attivazione di una skill specifica. L’acquisizione potrebbe rendere i comandi vocali attivi di default, ampliandone magari lo spettro.
Senza contare che l’app iRobot potrebbe sparire ed essere completamente integrata nell’applicazione Alexa, come succede oggi con i dispositivi Ring e Echo.

Il problema dei dati

iRobot Romba j7 recensione fotocamera

Tutto questo potrebbe avvenire nel prossimo futuro SE le due società riusciranno a convincere gli enti regolatori che non c’è alcun rischio per la privacy degli utenti.

In che senso?

Amazon oggi possiede già una marea di dati su ciascuno di noi. Comprensibilmente.
Io, ad esempio, mi affido ad Amazon per comprare qualsiasi cosa, dai trucchi ai prodotti tech; Amazon sa cosa guardo su Prime Video, cosa ascolto su Audible, quanti Echo ho in casa, quanti device smart home controllo con Alexa. Insomma, 2 o 3 cose su di me le sa o le può dedurre.
E, sia chiaro, per me non è un problema. Sono consapevole dei dati che cedo al colosso americano, e altrettanto consapevole del fatto che questi dati possono essere utilizzati per migliorare i servizi offerti.

Amazon però possiede anche Ring e Eero, il che aumenta il numero di informazioni che possono essere raccolte e usate.
iRobot farà lo stesso? E sì, quali dati condividerà e come? Ecco, questo è un nodo che le due società dovranno sciogliere.
Perché è vero che oggi i Roomba si focalizzano sull’acquisizione di dati che servono a creare una mappa della casa e ad evitare ostacoli ma è anche vero che queste informazioni permettono di ricostruire l’ambiente domestico in cui viviamo.
Senza contare che oggi i competitor di iRobot hanno iniziato ad integrare vere e proprie videocamere all’interno dei loro prodotti, videocamere accessibili tramite app e in grado di diventare strumenti di sorveglianza e comunicazione. In futuro la società di Bedford potrebbe fare lo stesso, e quindi all’acquisizione dei dati andrebbe ad aggiungersi anche quella di immagini vere e proprie.

Sommati a tutti gli altri, questi dati potrebbero mettere Amazon in una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza e allo stesso tempo minare la privacy degli utenti. Quello che le due aziende dovranno quindi fare è dimostrare che non c’è questo pericolo.

Abbiamo lavorato duramente per guadagnare la fiducia dei consumatori, e continuiamo a lavorare duramente per mantenerla, ogni giorno“, ha dichiarato Alexandra Miller, portavoce di Amazon, a Wired.com.

Un messaggio breve ma piuttosto chiaro: la privacy degli utenti rimarrà sempre al primo posto.
Ma basterà per chiudere l’acquisizione di iRobot?

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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