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L’Antitrust multa Vodafone, WindTre, Telecom e Fastweb per le fatture post recesso

Nei mesi scorsi la nostra Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) era intervenuta in diverse occasione nell’intricata questione delle utenze domestiche.

Come se non bastassero gli aumenti vertiginosi delle bollette di gas e luce, dovuti a una somma di questioni, anche le aziende hanno avuto comportamenti non sempre trasparenti.

E così, una prima volta nel novembre del 2022 AGCM ha sanzionato Enel Energia e aziende partner per “pratiche ingannevoli nella vendita di servizi energetici”. E nel mese di dicembre ha avviato ben sette istruttorie per “presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura.”

Stavolta invece l’Antitrust cambia per così dire comparto. E multa quattro delle maggiori compagnie telefoniche del nostro Paese. Vediamo per quale motivo.

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L’Antitrust multa Vodafone, WindTre, Telecom e Fastweb

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La notizia è apparsa in una nota pubblicata nella giornata di lunedì 3 aprile sul sito ufficiale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Il cui titolo recita: “Sanzionate Vodafone, Wind, Telecom e Fastweb per fatturazioni post-recesso.”

La multa dell’Antitrust prende di mira irregolarità delle quattro compagnie telefoniche nella gestione delle cessazioni delle utenze, sia per quanto riguarda la linea fissa che quella mobile. Anche nei casi di cosiddetta portabilità, ovvero di passaggio ad altro operatore.

Nella nota leggiamo che, “in particolare, sono emerse criticità nella gestione delle procedure interne delle cessazioni delle utenze, che hanno dato origine – a partire almeno da gennaio 2020 – a situazioni di fatturazioni post-recesso o, in caso di migrazione, di doppia fatturazione a carico dell’utente, a cui è stato richiesto illegittimamente di saldare le fatture sia del nuovo sia del precedente operatore.”

Il problema della doppia fatturazione

In pratica, svariati utenti si sono trovati, a partire dal gennaio del 2020, a pagare due fatture. O di utenze già disattivate, o migrate ad altro gestore.

Come è potuto succedere? Secondo AGCM, “la illegittima prosecuzione della fatturazione – dopo la richiesta di cessazione del servizio – è riconducibile ad anomalie e a disallineamenti tecnici tra i sistemi di gestione informatici del processo interno di ciascuna società, rispetto ai quali le stesse, anche se in misura diversa, non hanno adottato efficaci meccanismi di controllo e di intervento tempestivo.”

Dopo di che, sono noti a tutti i tempi di accoglimento dei più che legittimi reclami. Da qui, le sanzioni.

Le multe

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato le quattro società per un totale di 1 milione di euro.

La multa dell’Antitrust è stata così ripartita: 400.000 euro a Vodafone S.p.A., 300.000 euro a Wind Tre S.p.A., 200.000 euro a Telecom S.p.A. e 100.000 euro a Fastweb S.p.A.

Si legge poi che “le quattro compagnie telefoniche sono state diffidate dal continuare ad attuare la pratica scorretta ed entro 90 giorni dovranno comunicare all’Autorità le iniziative adottate a tal fine.”

Sono allegati alla nota i testi dei quattro provvedimenti. Esaminiamone uno più nel dettaglio.

Il caso Vodafone

Nel provvedimento che riguarda Vodafone, la compagnia che ha avuto dall’Antitrust la multa più salata, possiamo leggere alcuni dati.

Ad esempio, che i recessi (con o senza portabilità) sono stati 560.000-610.000 nel 2020 e 520.000-570.000 nel 2021.

I reclami accolti sono stati 2.600-3.100 nel 2020 e 3.300-3.800 nel 2021, pari rispettivamente al 25-32% e al 18-23% rispetto al totale dei reclami ricevuti.

Leggiamo poi nel provvedimento che “le procedure implementate da Vodafone – consistenti nel richiedere un numero elevato di documenti, anche nel caso in cui Vodafone è in grado già da subito di identificare e verificare il cliente, e di rimanifestare la volontà di recedere in più occasioni – hanno l’effetto di ritardare ed ostacolare il recesso dei clienti.”

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Il nodo delle fatture a 28 giorni

Il precedente intervento dell’Antitrust nei confronti degli operatori di telefonia era avvenuto negli ultimi mesi del 2022.

Quando la querelle sulle fatture ogni 28 giorni era stata definitivamente chiusa nel mese di novembre dalla Corte di Cassazione, che aveva respinto il ricorso di Fastweb.

I giudici della Suprema Corte avevano definito “sleale” l’applicazione delle bollette telefoniche ogni 28 giorni. Esse comportavano un aumento di circa l’8,6% dei costi.

La pratica era stata considerata “pregiudizievole per l’utenza, in quanto determinante un aumento tariffario mediante non già libere scelte imprenditoriali degli operatori di Tlc ma particolari modalità della cadenza di fatturazione in un mercato quale quello della telefonia fissa tradizionalmente connotato da periodi di fatturazione ordinaria su base mensile”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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