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Astro Bot: Rescue Mission, un must have per PSVR | Recensione

La creazione di Japan Studio ha tutte le carte in regola per essere considerata la killer application di PlayStation VR.

Nonostante l’elevato interesse per la virtual reality, mi sono avvicinato a PlayStation VR solo di recente e con qualche timore di troppo. In primis c’è un parco titoli povero di quell’originalità che spingerebbe i giocatori all’acquisto; in secundis c’è la tecnologia stessa che – soprattutto su console – personalmente ritengo ancora piuttosto acerba, almeno per quanto concerne l’ambito videoludico. Ebbene, non pensavo che un gioco come Astro Bot: Rescue Mission potesse farmi cambiare idea così facilmente.

Non esagero nell’affermare che l’opera di Japan Studio è in grado di intrattenere anche il più grande profano del genere platform e di stupire chi non avrebbe scommesso neanche un penny sulla VR. Astro Bot è un elettrizzante concentrato di divertimento e genialità, ma lasciate che vi spieghi i motivi.

Astro Bot alla riscossa!

Il caso vuole che, a distanza di pochi giorni dall’incontro con Rescue Mission, il sottoscritto abbia provato per la prima volta PlayRoom VR, collezione gratuita di minigiochi in cui figura anche il prototipo dell’avventura di cui andremo a parlarvi. Esatto, il robottino col mantello aveva fatto la sua prima comparsa due anni fa, quando era già riuscito a conquistarci con meccaniche a dir poco sorprendenti.

L’avventura interamente dedicata ad Astro Bot ha visto finalmente la luce e ci ha tenuto incollati alla PlayStation 4 per circa 5 ore, il tempo necessario per portare a termine i suoi 26 livelli di gioco. Sono ben cinque i mondi che potremo esplorare in Rescue Mission e sui quali ritroveremo i robot che facevano parte dell’equipaggio della nostra navicella, ormai distrutta in seguito all’incontro con un malefico alieno. L’unico membro ad essersi salvato dallo scontro è proprio il capitano Astro Bot e toccherà a lui soccorrere i suoi sottoposti, minacciati da creature mostruose e alquanto bizzarre.

A proposito dei pianeti che visiteremo, questi ci hanno sorpreso per la loro incredibile eterogeneità. Siamo partiti dagli ambienti urbani dei primi livelli di gioco per passare rapidamente ad un mondo dominato dalla natura, arrivando ad esplorare anche i fondali marini e… il ventre di una balena. Ciascun ‘globo’ si distinguerà così per un determinato stile estetico, ma anche per un differente approccio in chiave gameplay che dona un ulteriore pizzico di varietà all’intera formula. A fare da contorno ci sarà un eccellente accompagnamento musicale, composto da brani calzanti e mai deludenti.

Alla fine di ciascun mondo il nostro eroe dovrà affrontare un nemico di dimensioni colossali, le cui boss fight prevederanno soluzioni del tutto inaspettate e un utilizzo sapiente degli strumenti a nostra disposizione – come vedremo tra poco. Superati i cinque principali ostacoli giungeremo allo scontro finale, quello in cui potremo vendicare il nostro povero equipaggio.

Basterà un minuto per familiarizzare con l’elementare sistema di controllo: con la levetta analogica potremo assumere il controllo di Astro Bot, mentre muovendo la testa visioneremo il mondo di gioco a 360 gradi. Quest’ultima opzione non sarà solo un piacevole pretesto per dare uno sguardo ravvicinato ai dettagli che caratterizzano i colorati livelli – e godersi la sensazione d’immersione – ma sarà anche una meccanica essenziale per l’individuazione di tutti i robot sparsi nell’ambiente circostante.

Mentre alcuni membri dell’equipaggio potranno essere scovati facilmente, molti altri saranno infatti nascosti dietro pareti, piante e altri ostacoli che potremmo non inquadrare all’istante; sarà allora fondamentale sporgersi con la testa per spulciare meticolosamente il mondo in cui siamo immersi. Non vi celiamo che siamo stati colti alla sprovvista quando abbiamo sorpreso alcuni robottini mentre si concedevano una tintarella su una lontana isola tropicale, con altri esserini che nel frattempo si dedicavano ad attività ben più produttive, tra cui il giardinaggio. Già, è andata proprio così.

Eppure quella appena descritta rappresenta solo una delle tante possibili interazioni che coinvolgeranno l’utente che indossa il visore di PlayStation VR. In molti livelli ci troveremo a sfondare dei muri a suon di testate – senza compiere movimenti eccessivi, naturalmente – o a eliminare dei fastidiosi nemici svolazzanti, facilitando il lavoro del nostro valoroso Astro Bot.

E mentre cercheremo di evitare un torcicollo, avanzando nella campagna sbloccheremo una serie di gadget e accessori per il nostro più fedele compagno, il DualShock. È qui che il talentuoso team di Japan Studio sembra aver dato libero sfogo alla propria creatività: con il semplice sfioramento del trackpad il nostro controller potrà tramutarsi magicamente in una fionda, in un rampino, in un cannone ad acqua e chi più ne ha più ne metta; questi ci consentiranno di superare determinati ostacoli e di rallentare i nemici più fastidiosi. Inutile dire che abbiamo passato più tempo a sparare acqua contro i robot ostili che a perseguire il vero obiettivo della missione.

Tornando sul comparto tecnico e impugnando la lente d’ingrandimento abbiamo avuto solo riscontri positivi. Astro Bot: Rescue Mission è uno dei titoli più belli da vedere indossando il visore di PlayStation VR, complice un effetto blur ridotto – almeno da quanto visto su PS4 Pro, con la giusta calibrazione – ed un’ottima pulizia generale. Applausi anche per il lavoro svolto su modelli e animazioni, grazie ad una realizzazione estremamente realistica dei materiali e degli oggetti con cui entreremo in contatto e alla fluidità che animeranno Astro Bot e gli altri protagonisti di quest’avventura spaziale.

Cattive notizie, invece, per chi tende a soffrire di motion sickness, ‘effetto collaterale’ di molti giochi in VR che purtroppo non mancherà nemmeno in questa esperienza, anche se in forma minore.

Il sonoro, come anticipatovi, vi allieterà con la strepitosa soundtrack di cui sopra, ma anche con effetti ambientali che trarranno grande vantaggio dal supporto all’audio 3D: questo ci consentirà di rintracciare più facilmente i robot nascosti nei livelli di gioco, anche utilizzando i più semplici auricolari presenti in dotazione con PSVR – meglio ancora, però, se avrete a disposizione un headset.

Che dire dunque di questo Astro Bot: Rescue Mission? Semplice: se possedete un PlayStation VR sarebbe un crimine ignorare l’originale creazione di SCE Japan Studio. Ben pochi sono stati i giochi che hanno saputo sfruttare in maniera intelligente la periferica VR e che, allo stesso tempo, sono riusciti a conquistarci con tanto, sano divertimento – e con un comparto visivo quantomeno accettabile. Peccato solo per il prezzo (39,99€), ancora leggermente alto per la mole complessiva di contenuti.

Il super-robottino ha superato ogni nostra aspettativa e, a dirla tutta, ne sentiamo già la mancanza.

Pro Pros Icon
  • Tanta varietà nei livelli
  • Gameplay originale e divertente
  • Uso intelligente di visore e controller
  • Ottimo comparto tecnico
Contro Cons Icon
  • 5 ore non accontenteranno tutti
  • Prezzo un po' elevato

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Pasquale Fusco

A metà strada tra un nerd e un geek, appassionato di videogiochi, cinema, serie TV e hi-tech. Scrivo di questo e molto altro ancora, cercando di dare un senso alla mia laurea in Scienze della Comunicazione e alla mia collezione di Funko Pop.

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