Negli ultimi mesi si sta facendo sempre più forte il dominio di Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft nella Silicon Valley. Il monopolio delle cinque Big Tech è oramai un dato di fatto, e si sta lentamente ampliando anche a nuovi settori – diversi da quello da tecnologico – grazie all’acquisizione di start-up dalle idee all’avanguardia. Competere con le grandi compagnie è pressochè impossibile. E così le piccole società nascenti non posso fare a meno che essere inglobate dai colossi che dominano il mercato.
Ma il monopolio delle Big Tech potrebbe a breve volgere al termine. La scorsa settimana il senatore Josh Hawley ha presentato un disegno di legge che punta a “far fallire le grandi compagnie e ristabilire la concorrenza“. Si tratta, infatti, di misure piuttosto severe pensate per frenare il potere delle società della Silicon Valley, incluso il blocco totale di fusioni e acquisizioni. Una proposta che potrebbe davvero riaprire il mercato ai competitor del settore, ma anche far innervosire non poco i colossi dell’economia globale.
Big Tech: il senatore Hawley propone lo stop ad acquisizioni e fusioni
Per chi non lo conoscesse, Josh Hawley è un Senatore del Missouri, noto soprattutto per essere un sostenitore di Donald Trump. Ma al di là di questo dettaglio, in questi giorni il politico ha fatto parlare di sè soprattutto per il “Trust-Busting for the Twenty-First Century Act“, una proposta di legge che mira a minare il monopolio delle Big Tech nella Silicon Valley.
“Un piccolo gruppo di grandi compagnie controlla i prodotti che gli americani possono comprare, le informazioni che possiamo ricevere e i discorsi che possiamo fare. Sono poteri monopolistici che dominano la nostra economia e il nostro paese, con una forza cresciuta grazie all’aiuto e ai favori ricevuti dal governo statunitense“, così il Senatore ha commentato la situazione economica statunitense al momento della presentazione delle proposta. La bozza, infatti, vieterebbe l’acquisizione – incluse le fusioni verticali – da parte di società con una capitalizzazione di mercato superiore ai 100 miliardi di dollari. E non è tutto.
Il disegno di legge aumenterebbe drasticamente il costo finanziario per le compagnie sorprese ad intraprendere comportamenti anticoncorrenziali, costringendo chiunque perda una causa antitrust a rinunciare ai profitti commerciali ottenuti con questo atteggiamento scorretto. In sostanza, la proposta di Hawley snellisce la burocrazia per l’applicazione delle norme antitrust modificando lo Sherman Act, che rende illegali i monopoli, e il Clayton Act, che amplia la portata del comportamento anticoncorrenziale illegale. In questo modo sarà più semplice per la FTC e gli altri regolatori ritenere il comportamento di una compagnia anticoncorrenziale.
Cosa succederà ai colossi della Silicon Valley?
Per ora il Trust-Busting for the Twenty-First Century Act è soltanto una proposta di legge, e potrebbe anche rimanere tale. Difficilmente, infatti, un Senato Democratico potrebbe davvero approvare un’idea di questo tipo. Eppure, la necessità di limitare il potere delle Big Tech si fa sempre più forte nella Silicon Valley. Ma cosa succederebbe se il disegno di Hawley diventasse realtà? Quali sarebbero le conseguenze per le grandi compagnie? Google, ad esempio, non potrebbe acquistare Waze ed integrarlo nella sua App Maps.
E Facebook non potrebbe più inglobare le start-up che cercano continuamente di proporre agli utenti un’alternativa nel mondo dei social media. Inoltre, considerando che la proposta di legge vieta alle aziende di “privilegiare i propri risultati di ricerca rispetto a quelli dei concorrenti senza divulgazione esplicita“, Google non potrebbe più promuovere le proprie recensioni rispetto a quelle di Yelp senza rivelare l’affiliazione. E Amazon non potrebbe acquisire altre società all’interno della sua Supply Chain. Insomma, sarebbe un vero e proprio “disastro” per le Big Tech.
E nonostante la proposta di Hawley risulti piuttosto estrema, anche i Democratici sentono la necessità di sbrogliare la situazione del monopolio delle grandi compagnie, che rischia di diventare pericolosa anche per i consumatori. David Nicola Cicilline, ad esempio, ha in mente di attaccare le società della Silicon Valley con una serie di progetti di legge che ne vadano lentamente a mirare il potere. In questo modo sarebbe più facile trovare un punto di incontro con i Repubblicani, e mettere in difficoltà Apple, Facebook e le altre società, che dovrebbero affrontare non una riforma ma dieci diverse tra loro.
“Le grandi aziende del settore tecnologico si sbagliano se pensano che la pandemia abbia concesso loro una tregua. Anzi, la pandemia ha evidenziato il loro predominio nel mercato e amplificato il loro monopolio“. Forti di questa consapevolezza, le autorità si stanno muovendo per ridimensionare la situazione. Cosa dovremmo aspettarci in futuro allora? Sarà davvero possibile la fine delle Big Tech e l’avvio di un mercato competitivo?
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