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Come è cambiata: la mappa

L'evoluzione della mappa: dalla Preistoria a Google Maps

Più di una volta la nostra rubrica “Come è cambiato” ha affrontato la storia di oggetti di uso quotidiano che hanno visto una vera e propria evoluzione nel corso dei secoli. E su cui nessuno di noi si è mai fermato a riflettere davvero. Ecco perchè oggi abbiamo deciso di avventurarci alla scoperta della storia della mappa, che affonda le sue radici nell’antichità più remota e che ha cambiato molto le sue fattezze nei millenni, pur senza perdere la sua funzionalità. Affrontiamo allora la storia della cartografia. E cerchiamo di capire come siamo riusciti ad arrivare a Google Maps partendo dalle mappe di città su papiri e pergamene.

Cartografia: l’origine di tutto

Forse potrà sembrarvi stupefacente, eppure la mappa ha da sempre fatto parte della vita dell’uomo. Le prime rappresentazioni cartografiche, infatti, si datano addirittura al Paleolitico. Sui muri della Grotta di Lascaux gli studiosi hanno individuato una delle più antiche mappe del cielo, in cui sono tuttora identificabili stelle come Vega, Deneb e Altair. E così per buona parte della Preistoria gli uomini si dilettarono a disegnare su pareti rocciose e muri di grotte le rappresentazioni “topografiche” del cielo o dei territori in cui vivevano. Una tradizione che l’uomo non ha mai abbandonato nel corso dei secoli. Le prime testimonianze della cartografia vera e propria arrivano però dall’Antica Mesopotamia.

Da Babilonia, ad esempio, proviene un frammento della mappa della sacra città di Nippur: una tavoletta d’argilla risalente al 1500 a.C., dove sono rappresentate mura, porte urbane, edifici vari ed il fiume Eufrate. Ogni singolo elemento della mappa è descritto in caratteri cuneiformi, così da renderlo più facilmente comprensibile. Una soluzione adottata anche dagli Antichi Egizi, che erano soliti disegnare le proprie mappe su papiri. Il cosiddetto “Papiro delle miniere d’oro“, infatti, contiene non solo il disegno del sito minerario di Berenice Pancrisia in Nubia, ma anche indicazioni in ieratico riferite alle miniere d’oro e d’argento, alle case dei minatori, ai pozzi, alle strade e persino al Tempio di Amon. Una mappa a tutti gli effetti, che segna ufficialmente l’origine della cartografia.

cartografia Papiro delle miniere d'oro

La sfericità della Terra cambia tutto

La storia della cartografia è indissolubilmente legata all’uomo e alla sua conoscenza della Terra. Non a caso, le popolazioni antiche erano solite rappresentare nelle mappe quello che conoscevano – o avevano avuto occasione di vedere -. In questo senso, i Greci ebbero un ruolo assai importante nell’evoluzione delle rappresentazioni cartografiche. Attorno al 541 a.C. circa, Anassimandro di Mileto rese pubblica una delle primissime carte della Terra. La mappa è piuttosto interessante: a quanto pare, lo studioso era convinto che il nostro pianeta avessa la forma di un cilindro, sulla cui superficie superiore doveva trovarsi la parte abitata, probabilmente a forma di disco.

Una convinzione piuttosto astrusa, che fu ribaltata qualche secolo dopo da Aristotele. La conferma che la Terra fosse sferica arrivò dalla nuova mappa di Dicearco da Messina, che introdusse le indicazioni di meridiani e paralleli per rendere l’idea della forma del pianeta. Da questo momento in poi fu un susseguirsi di rappresentazioni cartografiche di ogni genere, tutte volte a rappresentare il mondo allora conosciuto. Una delle opere maggiori si attribuisce a Claudio Tolomeo, autore della “Geografia”. Si tratta di una gigantesca raccolta delle carte dell’Impero Romano, dell’Impero Persiano e delle zone limitrofe, che gli studiosi di cartografia utilizzarono per secoli interi. Almeno fino a quando non furono introdotti planisferi e atlanti nel 1500, un’epoca in cui la conoscenza del mondo era già molto avanzata.

Gli Antichi Romani, maestri nell’uso delle mappe

Per quanto possa sembrarvi strano, l’uso che oggi facciamo delle mappe si deve soprattutto agli Antichi Romani. Questi si dimostrarono, infatti, degli esperti topografi, abili soprattutto nel tracciare le mappe di città e territori. Tra queste è impossibile non citare la “Forma Urbis Romae“, una pianta di Roma incisa su lastre di marmo, che rappresenta alla perfezione la forma della città ai tempi di Settimio Severo. Ma non è tutto. Ai Romani, infatti, si deve anche la creazione delle carte itinerarie, ossia mappe pensate per soddisfare le esigenze dei viaggiatori attraverso l’indicazione di itinerari e distanze.

cartografia Tabula Peutingeriana

In tal caso, non venivano affatto rispettate le forme dei luoghi rappresentati, perchè gli elementi importanti era chiaramente altri. Ne è un perfetto esempio la Tabula Peutingeriana, una rappresentazione cartografica dell’Impero Romano, del Vicino Oriente e dell’India, a cui si aggiungono indicazioni su Gange, Sri Lanka e Cina. Per quanto il disegno possa non essere del tutto preciso, la Tabula rappresenta ben 200mila chilometri di strade, oltre 500 città e 3500 dettagli tra santuari, fari, fiume, foreste e quant’altro. Insomma, una mappa vera e propria. Come quelle che utilizziamo al giorno d’oggi, o quasi. In fondo, queste mappe sembrano essere le dirette antenate di Google Maps. Certo, ci vorrà qualche secolo, l’avvento della tecnologia e molto altro ancora, ma l’idea di una carta itineraria è senza dubbio il principio dietro Maps.

La cartografia nell’era informatica e l’arrivo di Google Maps

Una delle vere grandi rivoluzioni della cartografia è rappresentata senza dubbio dall’introduzione della fotografia aerea prima, e dei satelliti per il telerilevamento poi. Quest’ultimi, in particolare, hanno permesso di informatizzare le rappresentazioni cartografiche, grazie anche all’introduzione di appositi strumenti informatici. Siamo nei primi decenni del Novecento quando vengono introdotti i GIS – Geographic Information System -, che consentono di digitalizzare praticamente qualunque dato geografico. Un’evoluzione incredibile nel settore cartografico, che vede non solo un enorme risparmio di carta per la rappresentazione di mappe, ma anche un’accessibilità pressochè incredibile.

Come potete immaginare, la più grande rivoluzione delle mappe interattive è rappresentata dall’avvento di Google Maps, rilasciato dal colosso tecnologico nel 2005 con l’intento di fornire agli utenti una mappa completa e facilmente fruibile. Inizialmente il servizio permette di visionare esclusivamente le mappe del Giappone, ma in breve tempo furono aggiunte anche le strade di Stati Uniti, Puerto Rico, Canada, Regno Unito e alcune città dell’Irlanda. Negli anni a seguire si aggiunsero Torino, Marte ed altre tantissime zone della Terra. E come se non bastasse, il colosso ha poi aggiunto le indicazioni di fiumi, fermate delle metropolitane, imprese, ristoranti e molto altro ancora.

Insomma, tutto quello che può servire a chi deve muoversi in città a piedi, in automobile, con i mezzi pubblici o in bicicletta – ultima vera frontiera di Google Maps -. Esattamente come le vecchie mappe romane, seppur migliorate nella fruibilità. In fondo, il tempo passa e l’interfacce per gli utenti anche, ma quello che non cambia davvero è l’intenzione con cui strumenti di questo tipo vengono prodotti. Non trovate anche voi?

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Chiara Crescenzi

Editor compulsiva, amante delle serie tv e del cibo spazzatura. Condivido la mia vita con un Bulldog Inglese, fonte di ispirazione delle cose che scrivo.

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