C’era da aspettarselo: è successo prima con il Covid, poi con la guerra in Ucraina.
E ora che siamo in piena campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, da qualche giorno è questo l’argomento preferito dai dispensatori di bufale. Almeno nel nostro Paese.
Tre settimane fa, in questa rubrica, ve ne abbiamo proposta una che ha preso di mira la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, accusata di aver riso di una legge contro l’omofobia. Poi, la scorsa settimana è toccato più genericamente al Partito Democratico, che secondo una incommentabile bufala vorrebbe – giusto per usare un lessico caro ai politici – sdoganare la pedofilia.
Oggi rimaniamo sempre in casa PD, ma stavolta la fake news ritorna personalizzata e riguarda Monica Cirinnà. Secondo la quale la famiglia non sarebbe altro che un concetto fascista da superare il prima possibile.
Vediamo come è stata creata questa frottola mediatica, e perché è stata cucita addosso a Cirinnà.
Scopriremo quindi come, per l’ennesima volta, cambiano i destinatari e i contenuti ma la matrice delle fake news è quasi sempre la medesima.
Cirinnà: la famiglia è un concetto fascista
Con un tatto che potrebbe valerle il Nobel per la diplomazia, in piena campagna elettorale Monica Cirinnà avrebbe detto che la famiglia altro non è se non un vecchio concetto fascista.
Su svariati profili social, soprattutto in Facebook, sono apparse queste pseudodichiarazioni sconcertanti della senatrice del PD: “Il concetto di famiglia è fascista, rieducheremo i figli degli oscurantisti.”
Dove non si sa bene se sia più pericolosa l’accusa alla famiglia o l’accenno alla rieducazione dei figli.
Dopo di che, la dinamica di diffusione è arcinota. Guai a prendersi la briga di verificare la veridicità dell’affermazione. Molto più semplice condividerla, arricchendola magari di commenti sconsolati o insultanti. O domande su dove andremo a finire se lasceremo il Paese in mano ai “comunisti”.
La fake news
Per sbugiardare la fake news su Monica Cirinnà e la famiglia basterebbe applicare lo stesso minimo buon senso richiesto la scorsa settimana, quando abbiamo sconfessato la frottola per cui il Partito Democratico avrebbe visto di buon occhio la pedofilia.
Sarebbe sufficiente porsi una domanda: quanto dovrebbero essere stolti i vertici di quello che i sondaggi danno come secondo partito in Italia, per rilasciare certe pericolosissime affermazioni?
Cirinnà, naturalmente, non ha mai detto quella frase. Ma come spesso accade con le bufale, alla base di tutto c’è un dato di verità, poi manipolato (in modo grossolano). Vediamo di cosa si tratta.
Cirinnà contro il concetto “Dio, patria, famiglia”
È l’8 marzo 2019. Monica Cirinnà sta partecipando a un corteo per la Giornata internazionale della donna. Prende in mano un cartello su cui è scritto: “Dio, patria, famiglia. Che vita di m…”
Apriti cielo. Già tre anni fa Cirinnà era stata bersagliata per aver rinnegato tre valori così fondamentali. Su Facebook circola ancora un video in cui la giornalista Barbara Palombelli si dichiara a favore di tutt’e tre i concetti attaccati dalla senatrice.
Peccato, però, che né Palombelli né gli altri accusatori sanno (o, se sanno, hanno fatto finta di non sapere) che “Dio”, “patria” e “famiglia” sono tre termini con un chiaro significato autonomo. Ma che se inseriti in un’unica frase, “Dio, patria, famiglia”, sono né più né meno un motto di derivazione fascista. Ed è esattamente contro quel motto che Cirinnà si è scagliata.
Anche Giorgia Meloni, in un tweet, aveva abilmente smontato lo slogan, per poter accusare Cirinnà. Così aveva scritto Meloni: “Senza commento. Giudicate voi se sia più triste credere in Dio, nella Patria e nella famiglia o dover fare foto del genere.”
Quando invece non accettare la frase “Dio, patria, famiglia” equivale a rifiutare (ad esempio) un altro motto del Ventennio, “Chi si ferma è perduto”. Che non significa automaticamente stare dalla parte dei vigliacchi, ma solo smarcarsi da una certa moda linguistica, e dai suoi sottintesi (neppure troppo, sottintesi) ideologici.
La parola a Monica Cirinnà
A distanza di 4 mesi, il 25 luglio 2019, in una lettera al quotidiano Avvenire Monica Cirinnà è tornata sulla fake news. Sottolineando anche la distorsione della seconda parte della frase, quella sulla presunta rieducazione dei figli.
Queste le parole di Cirinnà: “Non ho mai detto che la famiglia tradizionale è «fascista»: ho detto semmai, e lo ribadisco perché è storia, che il fascismo strumentalizzò l’istituzione familiare tentando di farne la prima cellula del partito e del regime.
Soprattutto, non ho mai parlato di «rieducazione» dei figli. La frase da me realmente pronunciata, con la fisiologica passione propria di un comizio, è la seguente: «La scuola pubblica ti deve salvare se hai avuto la sfiga di nascere in una di quelle famiglie; se hai avuto la sfiga di nascere con genitori oscurantisti, almeno la scuola pubblica ti deve aiutare».
Un concetto inserito all’interno di un ragionamento sulla difesa della scuola pubblica, bene costituzionale protetto dagli artt. 33 e 34 della Costituzione, che le affidano il compito di formare cittadini sensibili e dotati di una solida coscienza civica, aperta all’inclusione e al rispetto delle differenze, anche fornendo a studentesse e studenti gli strumenti per rielaborare criticamente gli insegnamenti ricevuti in famiglia: nessuna rieducazione, dunque, ma solo la formazione di coscienze critiche, di donne e uomini liberi.
La frase riportata è falsa e intende volutamente distorcere il mio pensiero a fini politici e ideologici.”
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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