Le mestruazioni sono poco tollerate nella nostra società, attorno a questo argomento aleggia un imbarazzo ancora molto evidente. Sono percepite come un segreto, un tabù, relegate a questioni, affari e argomenti di sole donne, di cui non si può parlare apertamente con tutti, men che meno sul luogo di lavoro o in famiglia. Nei rari casi in cui si prova a rimuovere il filtro del silenzio dalla conversazione, il ciclo mestruale diventa qualcosa di perturbante, come se diventassimo l’incarnazione della protagonista del romanzo di Stephen King, Carrie, capaci di distruggere i detrattori con la sola forza del pensiero.
Oppure le mestruazioni diventano uno stigma, sono qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa di sporco, impuro, qualcosa di indicibile, di cui si fatica a pronunciarne il nome, si usano nomignoli imbarazzanti per depotenziarne la rievocazione marcescente, diventando “le mie cose” o “il marchese”. Di recente ha fatto molto discutere – purtroppo – lo scatto di Leandra Medine Cohen su Instagram, l’influencer e imprenditrice newyorkese, che ha posato sui social con un abito bianco macchiato dal ciclo dichiarando quanto amasse essere una donna. Come scriveva Gloria Steinem, se ad avere le mestruazioni fossero gli uomini diventerebbero un evento maschile invidiabile e motivo di orgoglio.
L’assorbente, storia e cambiamento
Parallelamente anche gli assorbenti sono diventati quasi per associazione un oggetto scomodo, che va nascosto, mimetizzato, la pietra dello scandalo, da tenere ben lontano da sguardi indiscreti, come afferma la giornalista Raffaella Malaguti nel suo saggio sulle mestruazioni: “Sono lontani i tempi di Plinio, in cui si credeva che una donna in “quei giorni” facesse inacidire il mosto e rendesse sterili le messi; eppure anche oggi si parla di mestruazioni in senso quasi esclusivamente negativo o patologico”. Eppure l’assorbente è una vera e propria innovazione tecnologica, uno strumento metamorfico, che si è trasformato nel tempo, che da invadente panno fatto di stracci è diventato un tampone interno, una coppetta mestruale o uno slip lavabile.
In questo articolo cercheremo di fare un piccolo excursus sulla storia dell’assorbente e sulla storia delle mestruazioni, cercando di capire qual è stato il primo assorbente mai realizzato, chi l’ha inventato, quanto sia cambiato l’assorbente negli anni e come si è arrivati ai prodotti di oggi e alla loro commercializzazione.
Com’è cambiato: l’assorbente, l’evoluzione dei prodotti mestruali tra passato e presente
La testimonianza più antica che abbiamo dell’assorbente risale all’antico Egitto: nel Papiro Kahun (1850 a.C. circa) che contiene 35 diversi paragrafi sulla salute femminile, viene menzionato il ciclo mestruale e si parla della figura di una lavandaia addetta al lavaggio dei perizomi delle donne mestruate. Quel che si rivela è che le donne egiziane, con ogni probabilità del caso, usassero dei tamponi di lino durante il ciclo o il papiro ammorbidito. Ma le prime testimonianze scritte che parlano di assorbenti risalgono ai tempi di Ipazia, astronoma, matematica e filosofa greca, (vissuta tra il 370 e il 415 d.C.) di cui si narra che, per liberarsi di Idomeneo, un suo indesiderato corteggiatore, gli gettò addosso un panno intriso del suo sangue mestruale.
Le donne greche e romane utilizzavano delle semplici strisce di stoffa, che potevano essere tanto di lana, quanto tamponi rudimentali di garza, o di carta, o di pelli animali, muschio, foglie ed erba. Le donne in Giappone producevano assorbenti interni di carta, che dovevano cambiare più di dodici volte al giorno. Purtroppo a causa dello stigma non possediamo testimonianze precise, ma quel che si sa è che gli antichi romani sperimentarono bende di lana che venivano agganciate a cinture, sotto le vesti, fissate in vita.
Le donne si vestivano spesso con abiti di colore rosso
Durante il Medioevo la situazione cambia, sia dal punto di vista sanitario che sociale. A causa della caccia alle streghe, l’Inquisizione rese impossibile alle donne poter vivere serenamente, men che meno poter parlare di sangue e ciclo mestruale. Eppure non mancava certo l’inventiva: nel Medioevo le donne si cucivano dei pantaloncini in grado di tenere fermi degli assorbenti di cotone; le mutande rudimentali non erano capi d’abbigliamento molto diffusi in questo periodo, e generalmente erano diffusi più tra gli uomini.
Inoltre, per poter mimetizzare le macchie di sangue, le donne si vestivano spesso con abiti di colore rosso. Ma il rimedio che era molto in voga durante il Medioevo era lo Sphagnum palustre, un tipo di muschio con un potere assorbente molto alto, che veniva utilizzato per fermare le emorragie, e con cui si creavano tamponi o strisce di stoffa.
Le prime testimonianze scritte che parlano di assorbenti
Tra il 1600 e il 1700 le condizioni igieniche si fecero complesse: si diffuse l’idea che lavare la biancheria in qualche modo causasse malattie, potesse portare malattie anche nell’ambiente domestico e che favorisse il ciclo mestruale. L’igiene intima non esisteva, pulirsi con l’acqua era considerato pericoloso, e alle donne non era permesso toccare i propri genitali per questione di pudore e di educazione. Per questo, come rimedio all’igiene intima, veniva fatto un largo uso di profumi, forti fragranze, unguenti. Nonostante ciò si continuarono ad adoperare strisce di cotone, pelli di animali, tamponi di lana, ma anche spugne e muschi.
Una svolta sarebbe poi arrivata nell’800: inizialmente gli assorbenti erano semplici panni fatti in casa fatti di flanella o tessuto intrecciato; molto in voga era anche una cintura sanitaria, che consisteva in un dispositivo legato ai fianchi con una corda o una fascia, fatto per sorreggere un cuscinetto, un pezzo di stoffa ripiegato. Eppure, verso la fine del secolo, le preoccupazioni per un’igiene sbagliata e una recrudescenza batterica causata da una pulizia inadeguata di prodotti riutilizzabili hanno posto le basi di un nuovo mercato mestruale. Infatti, tra il 1854 e il 1915, sono stati rilasciati venti brevetti per i prodotti mestruali, comprese le prime coppette mestruali (generalmente in gomma dura), calzoncini o biancheria intima e gli asciugamani di Lister (un precursore dei maxi assorbenti).
Profumi, fragranze, unguenti
Questi ultimi sono stati i primi assorbenti usa e getta, che fecero la loro prima comparsa in Germania e negli Stati Uniti: l’inventore fu un medico, Joseph Lister, che comprese l’importanza di adoperare strumenti sterili per evitare la diffusione di batteri. Inizialmente vennero prodotti da Johnson & Johnson e parallelamente venduti anche attraverso una produzione tedesca, tale Hartman. Mentre i prodotti venivano venduti porta a porta nel 1870, i primi prodotti disponibili per un pubblico mainstream arrivarono negli 1890. Fu tutt’altro che un successo.
Inizialmente nessuna di queste soluzioni ebbe un grande impatto sulle consumatrici: i tabù morali attorno alle mestruazioni portavano le donne a essere ancora riluttanti nel comprarli. La maggior parte delle donne trovava più economico e comodo, e sicuramente meno imbarazzante, adoperare i propri assorbenti con i materiali che avevano a disposizione in casa.
Assorbenti interni e coppette mestruali, lo stigma e i tabù
La vera rivoluzione avvenne poi nel Novecento. Durante la prima guerra mondiale, le infermiere francesi capirono quanto i bendaggi delle ferite dei soldati fossero molto assorbenti, molto più del cotone. Così cominciarono a fabbricarsi per uso personale assorbenti di ovatta avviluppata in una garza. L’azienda Kimberly-Clarke Company, che produceva le bende e i cuscinetti usa e getta per i soldati americani, non perse di vista questa occasione: questi cuscinetti, che nascevano come prodotti di necessità bellica, vennero poi adoperati, secondo l’intuizione di John Williamson, come assorbenti moderni in cellulosa. Questo impiegato inventò il primo tampone, che poi sarebbe divenuto in seguito il celebre Tampax.
Nel 1921 divenne celebre Kotex, la prima marca di assorbenti in assoluto, il primo assorbente igienico commercializzato con successo in massa. L’inizio della diffusione e della commercializzazione dei prodotti mestruali significava che le donne erano riuscite ad ottenere un maggiore controllo della propria vita, una propria autonomia, che permetteva loro di lavorare e partecipare ad attività fuori casa.
La rivoluzione del Novecento
Mentre le stoffe mestruali fatte in casa erano ancora in uso in tutta Europa, fino agli anni ’40, nel 1933 furono brevettati i moderni tamponi usa e getta e nel 1937 un medico americano, Earle Cleveland Haas, inventò quello che sarebbe diventato il primo tampone interno, chiamato Tampax. Negli stessi anni venne brevettata anche la cosiddetta coppetta mestruale, ideata da Leona W. Chalmers. Nel 1937 l’inventrice Chalmers depositò il brevetto che pose la base delle moderne coppette, ma non riscosse particolare successo: il fallimento era dovuto a causa dei tabù sulla sessualità. Questo prodotto era troppo all’avanguardia per l’epoca.
Molte comunità erano riluttanti nell’uso degli assorbenti interni, a causa delle preoccupazioni morali sulla verginità, la masturbazione e la contraccezione. Proprio a causa di queste titubanze sugli assorbenti interni, le innovazioni hanno continuato a fiorire. Nel 1956, Mary Beatrice Davidson, un’inventrice afroamericana, brevettò la cintura sanitaria, la sanitary belt, il primo prodotto dotato di un adesivo per mantenere il tampone in posizione.
Assorbenti lavabili e slip mestruali, una scelta ecologica
Negli anni ’60 e ’70 l’atteggiamento nei confronti del sesso iniziò a cambiare e le donne si sentirono più a loro agio nell’usare gli assorbenti interni, soprattutto le donne più giovani. In seguito, gli assorbenti divennero per lo più lavabili in cotone e assunsero la forma che va per la maggiore anche nella nostra contemporaneità. Mentre tra gli anni ’80 e gli anni ’90 ha fatto la sua comparsa l’assorbente usa e getta, con una striscia adesiva posta al di sotto, ed è ricomparsa anche la coppetta alla fine degli anni ’80, diventando uno strumento igienico riutilizzabile in gomma naturale, in lattice lavabile, che finalmente ha ottenuto il meritato successo.
Oggi la vera rivoluzione dei prodotti mestruali è dettata dagli slip mestruali e dagli assorbenti lavabili: una maggiore attenzione e sensibilizzazione per le questioni ambientali ha generato una preoccupazione per l’abuso dei prodotti usa e getta, soprattutto in plastica. Per questo, oltre agli slip, una delle alternative più ecologiche usate in questi ultimi anni sono gli assorbenti lavabili, tamponi di stoffa e le coppette in silicone chirurgico o in lattice. Inoltre, nel 2019, è stata presentata, durante il CES Unveild, la Loon Cup, la prima coppetta mestruale smart con sensore bluetooth integrato, capace di misurare il flusso e avvisare quando è arrivato il momento di cambiarsi. Una vera rivoluzione per le donne.
Stigma e tabù
Sebbene lo stigma sia diminuito nei paesi sviluppati, grazie all’educazione sessuale e alla filosofia femminista, esiste ancora una significativa stigmatizzazione quando si parla di mestruazioni e assorbenti. Le donne oggi hanno molte opzioni e alternative circa i prodotti mestruali. Nonostante questo alcuni tabù permangono, come l’idea che gli assorbenti siano un bene di lusso e non un bene primario. L’Iva al 22% è il segno che il tabù sulle mestruazioni è ancora molto presente nella nostra società. Quel che è necessario fare a questo punto è creare una rappresentazione sempre più libera e veritiera sul ciclo mestruale, che possa mettere in crisi la cultura tossica ricevuta sino ad ora.
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