A tre anni dall’inizio della pandemia, e a ridosso di un’estate in cui ci auguriamo di poterci muovere con più libertà, è doveroso fare un bilancio della situazione del business dei viaggi in relazione al Covid-19. Come sapete, la diffusione del virus ha bloccato tutti i nostri spostamenti, sia dentro sia fuori i confini nazionali. E questo vale non solo per i viaggi di piacere ma anche – e soprattutto – per quelli di lavoro. Andiamo allora a capire come si è evoluta la situazione negli ultimi anni, cercando di immaginare un futuro per i nostri viaggi. Ammesso che ne esista uno.
Covid-19 e viaggi d’affari: cosa è cambiato negli anni della pandemia?
Nel corso degli ultimi anni abbiamo sofferto molto l’impossibilità di muoverci da un Paese all’altro per il solo gusto di viaggiare e scoprire posti mai visti prima. Eppure, il settore dei viaggi di piacere non è stato il solo ad essere stato influenzato negativamente dalla pandemia da Covid-19. Anche il business dei viaggi d’affari, infatti, ha subito un duro contraccolpo. Nonostante Zoom abbia salvato la vita degli uomini d’affari, permettendogli comunque di incontrare i manager internazionali, seppur virtualmente. Anzi, le videoconferenze sembrano essersi affermate come valida alternativa ai viaggi stessi. Secondo i dati di Morning Consult, la percentuale di viaggiatori d’affari che affermano che non torneranno mai in viaggio è aumentata dal 39% dell’Ottobre 2021 al 42% di Febbraio 2022.
Non a caso, nel Novembre 2020 Bill Gates aveva previsto questa situazione, annunciando che oltre il 50% dei viaggi di lavoro e oltre il 30% dei giorni di lavoro in ufficio sarebbero scomparsi dalle vite degli uomini d’affari. Una previsione drammatica, seppur veritiera, che costerebbe agli Stati Uniti la perdita di almeno 167 miliardi di dollari all’anno a causa della pandemia. Sfortunatamente, ancora una volta Gates ha avuto ragione. “La pandemia ha portato a un ampio uso di videoconferenze e riunioni virtuali, e molte aziende si aspettano che il lavoro virtuale persista a lungo termine“. Così il Bureau of Labor Statistics ha chiosato in un rapporto pubblicato a Febbraio 2022. La situazione è evidente, quindi: in futuro i viaggi d’affari tenderanno a sparire dalle agende dei manager. Soprattutto se si tratta di viaggi brevi.
“Più grande è l’azienda, più difficili saranno i viaggi di un giorno“, riferisce Matthew Parsons di Skift, società di informazioni di viaggio. “Il lato della gestione dei viaggi si sta spostando più verso il CFO che verso chiunque altro. Negli ultimi due anni, le persone hanno dimostrato di poter lavorare abbastanza bene senza viaggiare molto. Quindi il dipartimento finanziario guarderà davvero il tempo dell’azienda sui viaggi in futuro“. Eppure, nonostante questo, il business dei viaggi d’affari non scomparirà. Piuttosto, si trasformerà. Vediamo come, allora.
Il “New Normal” dei viaggi d’affari
Il Covid-19 ha cambiato per sempre il business dei viaggi d’affari, ma come sarà il futuro del settore? A rispondere a questa domanda per primo è stato Brian Chesky, CEO di Airbnb, che ha notato come il periodo di permanenza degli utenti si sia allungato notevolmente durante la pandemia. Il motivo? La pandemia ha ridotto notevolmente – fino a sparire – i confini tra vita privata e professionale. “Con la fine del lockdown, molte persone si sono trovate ancora in grado di lavorare da casa, seppur non legate a un ufficio o a un luogo specifico. Hanno quindi cercato diverse case, quelle dove poter portare le loro famiglie, i loro animali domestici e dove poter continuare a lavorare da remoto. E sono rimasti lì per settimane. Crediamo che questi soggiorni più lunghi e una vita flessibile rimarranno tali in futuro“. Così ha commentato Catherine Powell, responsabile globale dell’hosting di Airbnb.
Questo dimostra come Airbnb abbia intuito sin da subito quale sarebbe stata la nuova normalità del mondo del lavoro. Nel 2022, quindi, cambia totalmente il concetto di viaggio d’affari. I lavoratori si spostano, sì, ma per andare a lavorare altrove, e non tanto per incontrare i manager delle sedi internazionali. D’altronde, il lavoro flessibile è una delle tendenze degli ultimi anni, ed ha permesso ad Airbnb di registrare un record di 1.5 miliardi di dollari negli utili del quarto trimestre 2021. “Quasi due anni dopo l’inizio della pandemia, è chiaro che stiamo vivendo il più grande cambiamento del modo di viaggiare dall’avvento del volo commerciale. Il lavoro a distanza ha svincolato molte persone dalla necessità di stare in ufficio. E di conseguenza, le persone si stanno spargendo in migliaia di Paesi e città, rimanendo per settimane, mesi o anche intere stagioni“.
Ben diversa, invece, la situazione degli alberghi. L’American Hotel and Lodging Association, ad esempio, ha visto diminuire la quota dei viaggi d’affari sulle entrate delle camere durante la pandemia, dal 53% del 2019 al 44% previsto per quest’anno. D’altronde, secondo le previsioni di AHLA, “mentre i viaggi di piacere torneranno probabilmente completamente nel 2022, si prevede che i viaggi d’affari rimarranno significativamente al di sotto dei livelli pre-pandemia“. Pertanto, non c’è da stupirsi che moltissime catene alberghiere in tutto il mondo stiano indirizzando la propria proposta verso i turisti, piuttosto che verso gli uomini d’affari. Voglia di viaggiare, infatti, le persone la avranno sempre – e ora più che mai -. Mentre le aziende faticheranno sempre di più a sovvenzionare i viaggi dei propri manager.
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