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Dentro la Canzone: Dark Globe, tutta la disperazione di Syd Barrett

In questo nuovo episodio di Dentro la Canzone parliamo di un brano atipico, fuori dai canoni usuali di bellezza. Un brano storto, impreciso, urlato e fuori metrica. Ma allo stesso tempo bellissimo, emozionante e sincero. Oggi proviamo infatti ad entrare nella musica di Syd Barrett, e della sua disperata Dark Globe, contenuta nel suo disco di esordio, The Madcap Laughs, registrato nel 1969 e pubblicato un anno dopo.

Parlare della musica nata nel 1969 è sempre difficile. Da un lato, nell’America stanca della guerra in Vietnam, si concretizzavano i movimenti hippie che porteranno alla celebre Summer of Love di Woodstock. Oltremanica invece la più importante band del pianeta, quella composta da quattro ragazzi di Liverpool, era sull’orlo dello scioglimento. In questa centrifuga di avvenimenti destinati a segnare la storia, in un piccolo appartamento di Wetherby Mansions, a Londra, un ragazzo armato di pennello sta ridipingendo il parquet con delle strisce gialle e blu. Si chiama Syd Barrett, e qualche anno prima, a Cambridge, aveva fondato una band chiamata Pink Floyd. Quando i giornalisti gli chiesero il perchè di questo nome rispose “me lo hanno suggerito gli alieni”.

Syd sta ridipingendo a mano quel parquet per scattare una foto per la copertina del suo primo disco solista: The Madcap Laughs, che tradotto vuol dire “le risate del pazzo”. Syd soffre infatti di schizofrenia, condizione aggravata dal costante uso di sostanze non proprio lecite. LSD su tutte. La sua progressiva inaffidabilità aveva costretto i Pink Floyd ad assumere David Gilmour per “doppiare” (letteralmente) le parti suonate e cantate da Barrett, e poi a continuare senza di lui nel 1968. Decisione sofferta, ma che portò alla nascita della seconda era dei Pink Floyd. Ma questa è un’altra storia per un altro episodio.

Le travagliate registrazioni di The Madcap Laughs

Dopo la separazione, la EMI investì tutto sulla band. Al contrario, colui che i Pink Floyd li aveva scoperti, il talent scout Peter Jenner, disse: “io seguo Syd, farà un disco solista”. Vennero così ingaggiati per le registrazioni vari musicisti da varie band affermate (come i Quiver e i The Soft Machine) ma dopo pochi giorni di studio, snervati, abbandonano tutti: “non si può lavorare così”. Syd ha infatti un approccio compositivo atipico: scrive poesie, in versi, e poi ci piazza sopra degli accordi con la chitarra. Il risultato è che la metrica è spesso sfalsata, storta, sbagliata.

Peter Jenner capisce ben presto che per realizzare questo disco c’è bisogno di qualcuno che Syd lo conosce bene, che comprenda il suo approccio musicale atipico. Chiama così proprio David Gilmour e Roger Waters, che nel frattempo con i Pink Floyd stavano lavorando ad un disco che diventerà rivoluzionario: Ummagumma.

Quasi tutto il disco di Barrett è quindi realizzato a 6 mani, tranne una canzone: Dark Globe. Questa viene registrata il pomeriggio del 5 agosto 1969. In una take. Buona la prima. Chitarra acustica e voce. Ricca di accordi presi male, di tempi storti, imprecisioni vocali e tanta disperazione. Ma vi assicuriamo che ha anche dei difetti. Waters e Gilmour non ci mettono le mani: questo è Syd al 100%, niente orpelli, niente abbellimenti: la sua arte allo stato puro. E poco importa se imprecisa.

Dark Globe: il disperato grido di aiuto di Syd Barrett

In Dark Globe la disperazione è palpabile. Due minuti di un ragazzo che parla alla sua ex amante, ma che probabilmente si rivolge proprio ai compagni di band che lo hanno abbandonato. “Non ti mancherò neanche un po’?” grida Barrett nel ritornello, con un’intensità vocale disarmante e commovente. Gli accordi suonati con rabbia, male, con una metrica storta, sulla sua chitarra acustica, non fanno che ampliare questo sentimento di disagio e disperazione. Dark Globe è insomma l’esempio lampante di come un brano non andrebbe suonato e cantanto dal punto di vista tecnico, ma allo stesso tempo è la prova che nella musica la tecnica non serve a nulla, soprattutto se hai qualcosa da urlare al mondo e la capacità di trasmettere quel dolore.

Dark Globe di Syd Barrett è una canzone che fa male. Di quelle che se chiudi gli occhi puoi percepire il dolore di un uomo che è cosciente dei propri problemi mentali, che lo portano lontano dalla realtà, e che chiede aiuto in un momento di lucidità. “Sono solo una persona” grida Barrett nel testo. “La mia testa ha baciato il pavimento, ero solo a metà strada, e ora sono tra la sabbia. Per favore. Per favore”. Due minuti. Solo due minuti di musica pura, slegata da qualsiasi regola o convenzione.

L’eredità di Syd Barrett: il diamante pazzo dei Pink Floyd

Nel 1975, mentre i Pink Floyd erano agli Abbey Roads Studios per completare il disco Wish You Where Here, nella sala di ascolto comparve un uomo calvo e ingrassato. Nessuno seppe mai come fece ad entrare. I membri della band ci misero qualche minuto prima di riconoscerlo: era Syd. Caso volle che per il disco il gruppo in quella sessione avesse appena completato le registrazioni di Shine on you crazy diamond, un brano dedicato proprio a Barrett, che parla di un genio afflitto da problemi mentali. Un diamante pazzo, appunto. Syd ascoltò il brano e disse “suona un po’ vecchiotta”. Poi passò buona parte del tempo in bagno, a lavarsi i denti. Alla domanda “come mai sei ingrassato così tanto?” rispose con una risposta alla Syd: “ho un grande frigorifero a casa”. Dopo pochi minuti nessuno lo vide più, era andato via senza salutare, di nascosto, così come era arrivato. Roger Waters e gli altri si guardarono shockati. Ammisero di aver pianto subito dopo.

Syd Barrett morirà il 7 luglio 2006, a 60 anni, dopo aver influenzato con il suo estro tutta una schiera di artisti incredibili, da Brian Eno a David Bowie. Morirà nell’anonimato, alternando momenti di lucidità ad assenza totale. I suoi ultimi anni li trascorse da solo, dopo la morte della madre, dedicandosi alla pittura e al giardinaggio. Dark Globe verrà omaggiata da numerosi artisti, soprattutto dopo la sua morte. Tra questi citiamo lo stesso David Gilmour, i REM e il compianto e mai dimenticato Chris Cornell.

Wouldn’t you miss me? Si Syd, ci manchi eccome.

The Madcap Laughs
  • Madcap
  • Barrett, Syd
  • Laughs

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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