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Oggi, 6 maggio, si celebra il Disconnect day: abbandonare gli smartphone per un giorno

Contro le dipendenze dal Web

Due luoghi comuni, se vogliamo opposti, collidono tra loro da qualche tempo.

Il primo, in auge negli ultimi anni, vuole che la Rete, e soprattutto i social, siano strumenti che per loro stessa natura ipnotizzino, creino dipendenza e abbrutiscano gli utenti. L’altro adagio, vecchio come il mondo (e ben applicabile anche alle nuove tecnologie), vuole che nessuno strumento sia buono o cattivo, ma dipende dall’uso che se ne fa.

Se di certo quest’ultimo concetto è sacrosanto, è altrettanto vero che – vista anche la fragilità e la permeabilità psicologica dei maggiori fruitori della Rete, cioè giovani e giovanissimi – occorre prestare la massima attenzione nei confronti non dell’uso, ma dell’abuso, di siti e piattaforme.

Gli esempi degli effetti negativi sono numerosissimi. Basti pensare al cosiddetto vamping, ovvero l’inclinazione dei giovani a trascorrere le notti a tu per tu col proprio device.

Quindi, che fare?

social giovani

Il Disconnect day

Non serve certo adottare posizioni dettate da frettolosità e superficialità, atteggiamenti per cui vengono incolpati i social network stessi, liberando familiari e istituzioni dalle rispettive responsabilità.

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Come è accaduto a Seattle, dove alcuni istituti scolastici hanno fatto causa alle aziende produttrici dei social perché “danneggiano i ragazzi”.

Molto più centrate e costruttive giornate come quella organizzata oggi, sabato 6 maggio, nel nostro Paese.

Stiamo parlando del Disconnect day, che prevede anche un evento fisico a Fabriano. Vediamo di cosa si tratta.

24 ore senza smartphone

Il Disconnect day è organizzato dall’Associazione Nazionale Di. Te. (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo), il Comune di Fabriano, la Regione Marche e il Consiglio Regionale.

L’obiettivo che si prefigge l’evento, giunto alla seconda edizione, è già dichiarato dal nome stesso.

Che di per sé è una piccola provocazione, ma contiene un alto valore simbolico. I partecipanti alla giornata dovranno consegnare i propri device negli infopoint sparsi per la città. Niente cellulari a partire dalle 9 di mattina, insomma.

Durante il giorno ci saranno diversi eventi (dibattiti, laboratori, attività, giochi e proiezioni), che coinvolgeranno anche le scuole di Fabriano. E ai quali chiunque potrà assistere e partecipare. Ma, sacrilegio, senza la possibilità di mandare messaggini su WhatsApp o affini, né controllare le news dal mondo o le previsioni meteo.

Gli ospiti

Tra gli ospiti del Disconnect day l’attore Paolo Ruffini, la criminologa Roberta Bruzzone, lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia (esperto di cyberbullismo e presidente dell’Associazione Nazionale Di. Te.), l’ingegnere Emanuele Frontoni e l’assessore alla Cultura della Regione Marche, Chiara Biondi.

Siamo sempre connessi

Il Disconnect day è un piccolo grande esperimento.

Tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle quale senso di disagio si prova se, malauguratamente, dimentichiamo per qualche ora lo smartphone a casa o altrove.

Solo allora ci rendiamo davvero conto di quanto siamo legati a filo doppio (per non dire dipendenti) dalla Rete, sia per motivi professionali che ricreativi.

In media, per essere meno vaghi, guardiamo il cellulare 150 volte al giorno.

Qualche numero

Proprio Lavenia, presidente di Di. Te., spiega che “siamo online 8 ore al giorno. E passiamo quasi 4 ore ogni giorno davanti ai social. Sono 28 ore a settimana, 120 ore al mese, 2 interi mesi all’anno.

Il primo Disconnect Day dopo il Covid sarà un’occasione per staccare la spina, mettersi offline e prendersi cura delle nostre autentiche relazioni”.

C’è poi il problema dei bambini, anche giovanissimi.

L’Associazione Nazionale di Pediatria fa sapere che quasi la metà di genitori tende a calmare il proprio figlio mettendolo davanti a uno schermo. È d’altronde un’immagine tristemente comune quella di una famiglia al ristorante, con gli adulti che chiacchierano da loro (o consultano lo smartphone) mentre i figli guardano video o giocano con i giochini elettronici.

Esseri sociali, non social

L’obiettivo del Disconnect day non è certo quello di osteggiare l’utilizzo dei device, ma di renderlo più coerente con una vita che dovrebbe essere più… sociale e meno social.

Come ribadisce Lavenia: “Disconnettersi è importante: avere una giornata che lo ricordi è fondamentale perché crea nell’opinione pubblica la convinzione della necessità di momenti di detox.

La disconnessione è importante in generale perché ti permette di riappropriarti di quello che è intorno a te: delle persone care, dei tuoi momenti di libertà, del tuo diritto alla disconnessione.”

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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